Fabio Tranchina, fermato martedì dalla Dia all'aeroporto di Palermo, ha cercato di togliersi la vita in carcere. E' considerato un collaboratore della strage di via D'Amelio
Il gip palermitano
Piergiorgio Morosini doveva interrogarlo stamattina al carcere Pagliarelli di
Palermo. Ma l'audizione di
Fabio Tranchina è stata posticipata di almeno due ore. Stamattina infatti il picciotto di Brancaccio ha tentato per ben due volte il suicidio. A rivelarlo è stato il suo avvocato
Giovanni Castronovo, che ha appreso il fatto dallo stesso Morosini. Fermato martedì dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo all'aeroporto Falcone Borsellino, Tranchina è indicato come collaboratore della strage di Via D'Amelio. Il percorso di Tranchina nelle ultime settimane è abbastanza intricato. Il 16 aprile scorso infatti era stato sentito dai pm di Firenze che indagano sulle stragi del 1993.
Per tre ore Tranchina aveva mostrato di voler collaborare con la giustizia: "Ho deciso di parlare con voi - aveva detto ai magistrati fiorentini - volontariamente. Ho deciso di collaborare per tutto quello che vi può servire. Penso sia normale avere paura, io sono qui e la mia famiglia a Palermo". Tranchina, che era già stato in galera dal 1995 al 1999, è cognato di Cesare Lupo, fedelissimo dei fratelli
Giuseppe e
Filippo Graviano, boss del quartiere palermitano di Brancaccio. Fabio Tranchina, nelle tre ore d'interrogatorio a Firenze, ha ammesso di essere stato vicinissimo ai fratelli Graviano anche per l'organizzazione della strage di via D'Amelio. "Prima della strage accompagniai più volte Giuseppe Graviano in via d'Amelio. Poi mi disse di cercargli un appartamento in zona". Ma dopo l'arrivo della moglie e Firenze le dichiarazioni di Tranchina si sono esaurite. Il "
pentito per una sera" ha detto di essersi "confuso" ed è ritornato a Palermo, dove è stato fermato dagli agenti della Dia.
Giuseppe Pipitone (I Quaderni de L'Ora, 21 aprile 2011)
ARTICOLI CORRELATI
Strage di via d'Amelio:arrestato Tranchina