"E' come un ritorno nella loro casa, dove hanno lottato e sofferto tanto, ma dove hanno portato avanti anche tante indagini che hanno risollevato la lotta alla mafia".
Maria Falcone commenta così l'installazione nell'atrio del palazzo di Giustizia di Palermo delle due statue a grandezza naturale di
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi dalla mafia nel 1992.
Le sculture, realizzate dall'artista
Tommaso Domina, erano state collocate in via Libertà ma lo scorso luglio furono danneggiate proprio alla vigilia della commemorazione dell'anniversario della strage di via D'Amelio. Sul sito di
Rita Borsellino è stata così aperta la sottoscrizione "Rimettiamole in piedi" per raccogliere i fondi necessari per fonderle nel bronzo.
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"Le statue non entrano al Palazzo di Giustizia, ma 'ritornano'", ha detto l'europarlamentare. "Qualcuno aveva pensato di distruggere un progetto di giustizia, come aveva fatto con Paolo, prendendo a calci due simulacri - ha continuato Rita Borsellino -, invece la testardaggine li ha riportati a casa, in un luogo in cui si amministra la giustizia. Passando, la gente si dovrà ispirare a loro".
"Oggi è stato dato un segnale che non è soltanto formale ma di contenuto - ha osservato il procuratore aggiunto
Antonio Ingroia -, di un palazzo di giustizia che spesso ha ospitato veleni proprio contro quei magistrati. A quel tempo i veleni erano dentro e fuori il Palazzo, oggi invece sono prevalentemente fuori e questo palazzo ospita il loro ricordo come testimonianza di una giustizia che cerca di andare avanti nella loro lezione".
Per il procuratore
Francesco Messineo, si tratta del "luogo più adatto per ricordare le loro battaglie", "siamo lieti e commossi che le loro statue siano custodite dove hanno svolto la loro attività".
Alla manifestazione hanno partecipato anche i magistrati
Domenico Gozzo,
Maurizio De Lucia, Leonardo Guarnotta e Vittorio Teresi, segretario della sezione palermitana dell'Associazione nazionale magistrati.
Da
palermo.repubblica.it