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Ass. Georgofili: 'Basta attacchi ai collaboratori di giustizia' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Giovanna Maggiani Chelli   
Domenica 24 Aprile 2011 10:26

23 aprile 2011. Massimo Ciancimino non è un collaboratore di giustizia, è un testimone che per ragioni che  riguardano da vicino solo lui, ha deciso di parlare con i Magistrati che hanno il compito di ascoltarlo e vagliare tutto ciò che dice.
Non comprendiamo quindi come esponenti del PDL possano attaccare i collaboratori di giustizia che nulla hanno a che fare con i testimoni come Massimo Ciancimino.
Infatti i collaboratori di giustizia, diventano tali quando denunciano alla magistratura  tutti  i loro possedimenti illeciti di loro spontanea volontà, si accusano dei delitti commessi, e denunciano quanto è a loro conoscenza circa le azioni illecite della cosca di appartenenza.
La difficoltà dell’accertamento della verità  intorno al caso strage di via dei Georgofili del 27 Maggio 1993, ha raggiunto un livello tale, che noi per primi poche ore fa abbiamo chiesto che uomini dello Stato facciano il loro dovere e dicano quello che sanno per mettere fine alla pantomina in atto.
Ciononostante difendiamo e difenderemo con tutte le nostre forze l’opera dei collaboratori di giustizia.

Non può quello che sta avvenendo in queste ore intorno a Massimo Ciancimino, danneggiare in alcun modo l’opera dei collaboratori di giustizia, pena ritornare a quando i mafiosi organizzavano stragi terroristiche eversive per conto dei poteri politici economici ed ecclesiastici di turno, come è avvenuto tranquillamente in via dei Georgofili.
Basta attacchi ai collaboratori di giustizia, piuttosto si provveda a cambiare la norma scandalosa che consente loro di dire tutto ciò che sanno in soli 180 giorni, evitando altresì di fare confusione fra collaboratori di giustizia e testimoni a belle e posta, tanto per intorpidire le acque più di quello che sono già’.
Nelle acque torbide oltre i pesci cani pescano anche i pesci piccoli.

 

Cordiali saluti

Giovanna Maggiani Chelli

Presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili





Ciancimino, il Pdl va all'attacco. "Commissione d'inchiesta sui pentiti"

Il gip convalida il fermo. Ma esplode lo scontro politico

PALERMO - Massimo Ciancimino resta in cella. Così ha deciso il gip di Parma, che ha convalidato il fermo per calunnia disposto giovedì dai pm di Palermo e ha anche emesso un'ordinanza di custodia in carcere. Ma al presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, non basta: "Non possono indagare su Ciancimino coloro che ne hanno fatto un oracolo", dice. E lancia un appello che è destinato ad agitare i già burrascosi rapporti fra le Procure di Palermo e Caltanissetta, che indagano entrambe sulla trattativa e adesso anche sulle calunnie di Ciancimino. "Bisogna lasciar lavorare i pm di Caltanissetta", dice Gasparri, che annuncia per mercoledì una riunione dei senatori del Pdl per quella che chiama "un'offensiva di verità, in commissione antimafia e nel Paese". Il senatore Luigi Compagna anticipa la proposta più forte: una commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dei pentiti.

Partirà dunque già la settimana prossima l'offensiva del Pdl contro la Procura di Palermo. Il centrodestra vuole bruciare i tempi: il timore è che le ultime indagini su mafia e politica possano far riemergere presto il nome di Silvio Berlusconi. Proprio nelle scorse settimane, il pentito Giovanni Brusca è tornato a parlare con i pm di Palermo degli investimenti di mafia nella Milano degli anni Settanta.

Già ieri mattina, Compagna, Gasparri e il vice presidente vicario del gruppo, Quagliarello, hanno fatto un primo incontro per rendere al più presto operativa la proposta della commissione sui pentiti.
È un fuoco di fila di dichiarazioni da parte del Pdl sul caso Ciancimino. Ma non è Ciancimino il principale oggetto della polemica. Piuttosto, ancora una volta, i pm di Palermo, che da due anni raccolgono le sue dichiarazioni e adesso hanno disposto il fermo per calunnia dopo aver scoperto che uno dei biglietti consegnati, quello che faceva riferimento all'ex capo della polizia De Gennaro, era contraffatto. Il vice presidente del deputati Pdl, Osvaldo Napoli, chiede addirittura un intervento del Csm sul procuratore aggiunto Antonio Ingroia.

Vittorio Sgarbi rincara: "I pm di Palermo continuano a tutelare Ciancimino, icona dell'antimafia". Il sindaco di Salemi chiede che il supertestimone venga indagato anche per quei 13 candelotti di dinamite trovati nel giardino di casa sua, venerdì. Era stato lo stesso Ciancimino a farli scoprire, spiegando di averli ricevuti nei giorni scorsi assieme a una lettera di minacce: "Non ho denunciato perché avevo paura che si pensasse che sono un mitomane". Sgarbi non usa mezzi termini: "E cosa avrebbe detto se fosse esploso il palazzo?".

Anche la Procura di Palermo sta vagliando la posizione di Ciancimino a proposito di quei candelotti. Dice Ingroia: "Se l'esplosivo fosse stato innescato, sarebbe potuto saltare in aria l'intero palazzo. Ma non era innescato. Sembra però che vi fosse il pericolo di un autoinnesco accidentale". Ingroia tiene soprattutto a ribadire: "Ci siamo sempre mossi con cautela e prudenza. I documenti in fotocopia, proprio perché manipolabili, non li abbiamo mai ritenuti del tutto attendibili. E poi, Ciancimino non è mai stato ritenuto un collaboratore di giustizia".


Salvo Palazzolo (La Repubblica, 24 aprile 2011)













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