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Caso Ciancimino: il Csm si muove contro i magistrati PDF Stampa E-mail
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Scritto da Aaron Pettinari   
Sabato 30 Aprile 2011 12:45
29 aprile 2011. Ha colto tutti di sorpresa l'azione del Consiglio Superiore della Magistratura che, con una nota, ieri ha deliberato “di investire la Prima commissione e il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione per le valutazioni di rispettiva competenza in ordine alla vicenda del fermo del signor Massimo Ciancimino”. Un'azione che suona come una risposta alle numerose pressioni subite dalla politica in coincidenza con il pesantissimo attacco contro il Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, da parte del direttore del “Foglio” Giuliano Ferrara attraverso le pagine de “Il Giornale” e la trasmissione televisiva “Qui Radio Londra” di Rai Uno.
La decisione, a quanto pare, è stata presa dal vicepresidente Michele Vietti, dal procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito e dal primo presidente della Suprema Corte Ernesto Lupo. E se da una parte la prima commissione sarà chiamata ad occuparsi di verificare le eventuali «incompatibilità ambientali», dall'altra c'è il procuratore generale della Corte di Cassazione che è invece il titolare di eventuali «azioni disciplinari» nei confronti dei pm palermitani che hanno portato avanti l'indagine ovvero Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo e Paolo Guido. Le “voci del Premier” hanno immediatamente preso la palla al balzo per chiedere un “repulisti della Procura palermitana”.
Un'azione, quella del Csm, che appare inutile a seguito dell'incontro avvenuto proprio ieri negli uffici romani della Dna tra le Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze, in cui i magistrati hanno chiarito ogni aspetto della “vicenda Ciancimino”, concordando di andare avanti con le rispettive inchieste in maniera separata ma in coordinazione. «La riunione di coordinamento ha raggiunto il risultato sperato – ha commentato ieri il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso - non ci sono contrapposizioni tra gli uffici giudiziari e il lavoro della magistratura procederà con scambio e reciproca collaborazione, in un clima sereno». E poi ha aggiunto: «Non ci sono motivi per sollevare contrasto di competenza, tra la procura di Caltanissetta e quella di Palermo, né riguardo i procedimenti per calunnia nei confronti di Massimo Ciancimino, né per quanto riguarda la trattativa Stato-mafia. Nella riunione si sono chiarite le diverse posizioni e ognuno ha avuto modo di esporre le proprie ragioni ma adesso è stata messa una pietra sul passato e si pensa solo a costruire il futuro delle indagini nel quale tutti si sono impegnati ad una scambio reciproco e spontaneo di tutti gli atti compiuti e da compiere».
Per quanto riguarda le indagini su Ciancimino il procutaore nazionale ha spiegato che «I prossimi atti verranno compiuti congiuntamente dalle procure di Caltanissetta e Palermo. Solo il prossimo interrogatorio, che riguarda il fermo di Ciancimino, verrà compiuto solo dai magistrati palermitani». Grasso ha spiegato che Ciancimino, attualmente, «ha solo la veste di imputato in quattro procedimenti: per calunnia dichiarativa, per calunnia documentale, per associazione mafiosa e per detenzione di esplosivi. A Palermo risultano le indagini sulla detenzione di esplosivi e, per quanto riguarda i procedimenti per calunnia «il punto, tra le procure di Palermo e Caltanissetta, si farà a conclusione delle rispettive indagini al termine delle quali si potrebbe anche decidere per due separati rinvii a giudizio per Ciancimino, per i fatti rispettivamente accertati dalle due procure».
Proprio in virtù dell'accordo raggiunto tra le Procure appare inspiegabile l'azione del Csm.
Ieri Ingroia, a caldo, ha preferito astenersi da ogni commento. «Non conosciamo le ragioni dell'iniziativa - ha precisato - ma siamo tranquilli. Ogni cosa è stata chiarita oggi nell'incontro di Roma. Allo stato  non c’è motivo di preoccupazione da parte nostra su un’ipotesi di trasferimento d’ufficio. Per giunta, quei momenti di divergenze di vedute con la procura di Caltanissetta sono stati superati». Tranquillità espressa anche dal procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo: «Quella di oggi (ieri per i lettori) era una delle normali riunioni di lavoro che gli uffici giudiziari organizzano tutte le volte che sorge la necessità di un confronto». E sui presunti contrasti ha aggiunto «Escludo che si possano definire contrasti. Possono esserci state visioni diverse su qualche aspetto particolare. Ma tutto si è chiarito. Il confronto si è svolto in un clima sereno e costruttivo».
Un dialogo, quello tra le Procure, sicuramente importante e beneagurante, in particolare in questi tempi in cui la magistratura si trova presa d'assalto sotto il fuoco incrociato della politica. Come ai tempi di Falcone e Borsellino. Una volta, da vivi, erano loro i magistrati osteggiati. Oggi ad essere colpiti sono giudici come Ingroia, Di Matteo, Lari ed altri, contro cui si sta azionando la stessa pericolosa macchina nella speranza che non si arrivi allo stesso tragico finale.


Aaron Pettinari (antimafiaduemila.com, 29 aprile 2011)












 

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