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Inchiesta G8/ Achille Toro chiede il patteggiamento per il reato di rivelazione di segreto d'ufficio PDF Stampa E-mail
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Scritto da AGI   
Giovedì 05 Maggio 2011 21:27
(AGI) - Perugia, 5 mag. - La Procura di Perugia ha chiesto l'archiviazione del reato di corruzione per l'ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro e per il figlio, Camillo, nell'ambito dell'indagine sugli appalti per i 'Grandi eventi' che li vede imputati. Secondo la iniziale versione accusatoria Achille Toro aveva ricevuto da Angelo Balducci e da Edgardo Azzopardi "utilita' non dovute" per i figli, al fine di "compiere atti contrari ai suoi doveri d'ufficio" e di "favorire Diego Anemone e Angelo Balducci". Elemento che aveva portato la Procura di Perugia a contestare all'ex procuratore aggiunto di Roma il reato di corruzione, accusa per la quale, invece, e' stata ora chiesta l'archiviazione.
Achille Toro e il figlio Camillo, invece, hanno chiesto il patteggiamento, rispettivamente a otto e sei mesi di reclusione, per il reato di rivelazione di segreto di ufficio. Secondo la versione accusatoria, infatti, Achille Toro, in qualita' di Procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Roma, avrebbe violato il segreto di ufficio, direttamente o indirettamente anche tramite il figlio Camillo, fornendo informazioni su un procedimento iscritto alla Procura di Roma e su quello iscritto alla Procura di Firenze. "Notizie delle quali il magistrato Achille Toro - scrivono i pm nell'avviso di conclusione delle indagini - era a conoscenza, sia per la sua funzione di coordinatore del gruppo di lavoro, sia per l'attivita' di coordinamento investigativo instaurata tra la Procura di Roma e quella di Firenze, con riferimento ai procedimenti penali in esame".

AGI
 



Si dimette dalla magistratura Achille Toro. "Voglio difendere l'onore mio e di mio figlio"

(La Repubblica, 17 febbraio 2010)


L'ex procuratore aggiunto ha abbandonato l'incarico dopo il suo coinvolgimento nell'inchiesta sui lavori per il G8. Dovrebbe decadere il procedimento disciplinare di fronte al Csm. Resterà aperta a Perugia l'inchiesta penale

 

ROMA - "Volendo essere libero di difendere l'onorabilità mia e di mio figlio in ogni sede e nel contempo desiderando eliminare ogni ragione di imbarazzo nell'ambito del lavoro, con grande rammarico, ma con animo sereno dichiaro di volermi dimettere dall'ordine giudiziario con effetto immediato". Questo il testo della lettera con cui il procuratore aggiunto Achille Toro ha rassegnato le sue dimissioni al procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara dopo il suo coinvolgimento nell'inchiesta sui lavori per il G8 1. Una settimana fa, in lacrime, aveva detto di voler resistere: "Dovrò provare che io non ho fatto nulla  - aveva detto - e così anche mio figlio sarà assolto".

Le accuse. Toro è indagato per rivelazione del segreto d'ufficio in concorso con il figlio Camillo (indagato anche per favoreggiamento) nell'ambito dell'inchiesta della procura di Firenze sui presunti illeciti legati ai cosiddetti "Grandi eventi" (Mondiali di nuoto 2009, G8 alla Maddalena, celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia), che vede coinvolto anche il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Secondo gli investigatori, sarebbero lui e il figlio Camillo, commercialista, le fonti dell'avvocato Edgardo Azzopardi che, a nome degli altri indagati, nell'estate del 2009 cerca di capire se ci sono indagini in corso su di loro. "Attività - si legge nell'ordinanza di custodia - resa ancora più capillare e frenetica dopo la notizia riportata da La Repubblica su indagini della procura di Firenze".

Le telefonate. Dalle intercettazioni emerge che Azzopardi "è in contatto con un figlio e un padre", individuati appunto in Camillo e Achille Toro. La mattina del 19 settembre Emmanuel Messina racconta a Diego Anemone di un colloquio appena avuto proprio con Azzopardi: "mi ha chiamato adesso.. Mi ha detto che il padre lo vede lunedì mattina che il figlio è andato a parlare e ha detto.. Ha detto lui di stare assolutamente tranquilli...".

Il 16 ottobre 2009 Azzopardi chiama Camillo Toro. "Senti io sto andando... Lì all'unità tecnica di missione... Casomai vengo a prendermi un caffè alla Balduina". E a Camillo che dice "si, ci dobbiamo vedere" risponde "magari digli a papà... se domani mattina lui c'ha 5 minuti..". "No ... papà lascialo perdere... tanto ce la vediamo noi... non ti preoccupare.. perché... devi parlare pure con lui?". E Azzopardi "sì, io devo parlare con lui".

Il 17 dicembre Achille Toro chiama Azzopardi per ringraziarlo di un regalo natalizio, e all'avvocato (chiamato confidenzialmente Edy) che gli chiede "senti ma ti riesco a vedere per fare gli auguri di persona?" risponde "e che?..Quando vuoi.. Non ..non c'è problema".

In una telefonata del 26 gennaio 2010, invece, quando il lavoro della procura sta per sfociare nelle ordinanze di custodia, ancora Azzopardi invita Camillo Toro ad assumere "informazioni in genere". E quando, due giorni più tardi, ancora Repubblica scrive di un'indagine dei carabinieri del Ros sul "flop della Maddalena costato 300 milioni" i contatti tra gli indagati - scrivono i giudici - "al fine di capire quel che sta succedendo si fanno sempre più frenetici e fitti e si conferma che le fonti di Azzopardi sono Achille e Camillo Toro". Quello stesso giorno è proprio Camillo Toro a chiamare Azzopardi e a chiedergli di organizzare un incontro nei pressi del ministero delle Infrastrutture.

Nuovi elementi. Altri elementi ritenuti interessanti per l'indagine sarebbero emersi dalla deposizione resa ieri nel capoluogo umbro dai pm romani Sergio Colaiocco ed Assunta Cocomello già titolari dell'inchiesta condotta nella capitale sugli appalti per i cosiddetti Grandi eventi. I due magistrati sono stati sentiti come persone informate dei fatti nel corso dell'incontro di ieri con i pubblici ministeri perugini. Sul contenuto viene mantenuto il massimo riserbo.

I pm romani si sarebbero comunque soffermati sul ruolo di Toro, confermando tra l'altro che il magistrato era a conoscenza di elementi relativi agli accertamenti svolti. Avrebbero inoltre accennato a un presunto suo atteggiamento volto a rallentare in qualche modo l'indagine in corso. Elementi ora al vaglio della procura di Perugia della quale è, al momento, la competenza anche sull'indagine relativa ai Grandi eventi.

Ferrara: "Gli auguro una vita serena e tranquilla". Sono rammaricato e dispiaciuto anche perché è un collega che conosco da 40 anni. Auguro a lui e alla sua famiglia una vita serena e tranquilla, anche fuori dall'ordine giudiziario. E' una decisione da rispettare", ha affermato il procuratore capo di Roma. L'atto firmato dall'ormai ex procuratore aggiunto non deve essere accettato dal Consiglio superiore della magistratura, anche perché Toro ha superato i 40 anni di carriera. A questo punto, dovrebbe decadere il procedimento disciplinare a suo carico di fronte al Csm. Resterà invece aperta a Perugia l'inchiesta penale sugli appalti per il G8 della Maddalena.
 
I precedenti. Questa non è la prima bufera che coinvolge Achille Toro. Quattro anni fa il magistrato venne indagato dalla procura di Perugia per concorso in rivelazione di segreto d'ufficio in relazione alla vicenda del tentativo di scalata dell'Unipol alla Bnl 2, insieme con l'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte e l'allora presidente del tribunale di sorveglianza di Milano Francesco Castellano. Il sospetto iniziale dei pm perugini era che Toro - che conduceva le indagini romane sulle vicende Bnl, Unipol e Rcs - avesse rivelato al collega Castellano informazioni sulla denuncia fatta dal Banco di Bilbao nei confronti di Unipol, riferite poi da questi a Consorte. Un anno dopo furono gli stessi pm a chiedere e a ottenere l'archiviazione, ritenendo che non vi fosse stata alcuna rivelazione di notizie riservate.

Ma quella vicenda costò scelte dolorose a Toro: lui che aveva indagato l'allora governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, e aveva chiesto il processo nei confronti di una ventina di banchieri per il crac Cirio 3, ritenne "doveroso" dopo l'avviso di garanzia, e nonostante la fiducia espressa nei suoi confronti dal procuratore di Roma Giovanni Ferrara, di lasciare le indagini sulle scalate, sui 'furbetti del quartierino', sul 'progetto di conquista' da parte di alcuni raider del Corriere della Sera. E qualche giorno dopo, nello stesso spirito e per evitare "strumentalizzazioni" lasciò anche il ruolo di presidente di Unità per la Costituzione, la corrente di maggioranza dei magistrati, con la quale anni prima era stato eletto consigliere del Csm e poi componente della giunta dell'Associazione nazionale magistrati.

La carriera. Originario di Napoli, 69 anni, Toro è in magistratura dal 1969 e nel 2006 è stato nominato capo di gabinetto dall'allora ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. Negli ultimi anni è stato titolare di alcune delle indagini più delicate della procura di Roma: tra le tante,quelle sul cosiddetto Laziogate 4, sull'archivio di Gioacchino Genchi 5 e sui voli di Stato 6 (conclusa nell'ottobre scorso con l'archiviazione da parte del Tribunale dei ministri) che vedeva come indagato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.




 

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