Increase Font Size Option 6 Reset Font Size Option 6 Decrease Font Size Option 6
Home Documenti Intervento del dott. Antonino Di Matteo alla Notte per la Costituzione – Palermo 06.05.2011
Intervento del dott. Antonino Di Matteo alla Notte per la Costituzione – Palermo 06.05.2011 PDF Stampa E-mail
Documenti - Altri documenti
Scritto da Antonino Di Matteo   
Mercoledì 11 Maggio 2011 15:17

Sono sinceramente emozionato nel constatare una partecipazione così numerosa nonostante la serata non sia stata poi così tanto pubblicizzata dai quotidiani, dai giornali. Evidentemente però molti di voi hanno saputo e hanno ritenuto di partecipare. Vi ringrazio veramente di cuore. So che ci sono persone che vengono da Torino, dalle Marche, da Bergamo e sono particolarmente emozionato nel ringraziarli. Come ringrazio tutti i palermitani e i siciliani che in una città difficile come la nostra, ancora dobbiamo dire purtroppo profondamente permeata dalla mentalità mafiosa, comunque sono attenti e la vostra attenzione, la vostra solidarietà, la vostra preoccupazione rispetto al tema Giustizia conforta le speranze di chi ancora crede e si ostina a lavorare per l'affermazione del diritto e della democrazia.

 

Non è mai facile per un magistrato parlare in pubblico, confrontarsi con tanti cittadini sul tema della Giustizia. Non è stato nemmeno facile per noi componenti della Giunta Distrettuale dell'Associazione Nazionale Magistrati decidere di organizzare questa manifestazione. Abbiamo ritenuto però di farlo sapendo anche o comunque essendo consapevoli del rischio delle solite strumentali polemiche contro la magistratura.

 

Abbiamo comunque ritenuto di organizzare questa manifestazione e di incontrare quanti più cittadini fosse possibile. Ci sono dei momenti, e riteniamo che quello che stiamo vivendo è uno di quei momenti, in cui o ci si rassegna sottomettendosi alla legge del più forte oppure si deve trovare il coraggio di denunciare pubblicamente con misura, ma con altrettanta forza, lealtà e chiarezza ciò che sta accadendo alla Giustizia. Riteniamo che non sia più il momento della prudenza, del silenzio, della convenienza a non esporsi mai in prima persona. E' il momento invece dell'assunzione di responsabilità da parte di chiunque crede nei valori costituzionali che regolano la nostra democrazia.

 

In questi anni abbiamo vissuto e viviamo anche in questi giorni un'offensiva violenta, non una guerra bilaterale ma un'offensiva unilaterale senza precedenti di una parte consistente della politica nei confronti della magistratura, il cui controllo di legalità è stato visto come un ostacolo da rimuovere nella pretesa inaccettabile dell'esercizio di un potere senza limiti e senza contrappesi.

Abbiamo dovuto registrare da troppo tempo un clima pesante di aggressione nei confronti della magistratura, in particolare quando indagini e processi hanno toccato il potere, il potere vero, il potere che conta. In questi casi, a fronte di legittime e doverose iniziative giudiziarie, abbiamo assistito al consolidarsi di una vera e propria prassi, di un vero e proprio sistema, che ha reso pratica quotidiana anche da parte di autorevolissimi esponenti delle istituzioni l'insulto e il dileggio nei confronti della magistratura, nei confronti quindi di una indefettibile istituzione dello Stato.

 

Abbiamo vissuto una organizzata, sistematica e da lungo tempo in atto campagna di denigrazione tesa a minare la credibilità della magistratura. Una campagna permettetemi di dire piuttosto agevole e anche vigliacca nel momento in cui ha fatto leva con un gioco fin troppo facile sulla generale delusione per le mancate risposte alla legittima ansia di giustizia da parte di tanti cittadini. Questa è la campagna, questo è il clima che abbiamo vissuto. Io credo che oggi questa articolata e risalente offensiva è arrivata alla sua fase ultima, all'attacco finale per così dire volto all'annientamento della indipendenza della magistratura, a discredito rispetto all'autorevolezza delle decisioni della magistratura, all'attacco anche alla dignità di coloro i quali indossano la toga. Organizzare manifestazioni contro i magistrati davanti al Palazzo di Giustizia mentre si sta celebrando un'udienza di un processo nei confronti del Presidente del Consiglio oppure, ancor peggio, definire i pubblici ministeri come più pericolosi delle Brigate Rosse - così è stato testualmente affermato – equivale oggettivamente ad alimentare un clima di eversione dell'ordine costituzionale.

 

Noi checché ne dicano tanti non vogliamo fare politica e non faremo mai politica. Forse la fanno più coloro i quali ci accusano di fare politica e magari stringono accordi con esponenti politici anche quando svolgono il ruolo di magistrato che dovrebbe essere un ruolo di rigore e di separazione assoluta dalla politica. Non vogliamo fare politica. Noi siamo consapevoli di una cosa, che a fronte delle mistificazioni e delle bugie, di cui subiamo un continuo bombardamento mass-mediatico abbiamo, sentiamo un dovere etico di denuncia e di chiarezza. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alla memoria dei nostri morti – scusate l'accento che non è retorico ma è sentito – , lo dobbiamo a voi cittadini nel cui nome amministriamo la Giustizia.

 

E allora da cittadini, prima ancora che da magistrati, sentendo questo dovere di denuncia chiara e forte, vi diciamo che siamo fortemente preoccupati per la tenuta di alcuni principi costituzionali fondamentali, in particolari legati alla effettività della separazione dei poteri sui quali si basa la nostra democrazia e inoltre connessi al principio fondamentale della eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.

 

Siamo preoccupati non per noi magistrati, non per tutelare interessi della cosiddetta, inesistente casta dei magistrati. Siamo preoccupati con i cittadini e per voi cittadini non magistrati.

Qualche parola, i colleghi, tanti altri che interverranno e che ringrazio fin d'ora approfondiranno i vari temi. Mi consentirete di fare soltanto qualche accenno per spiegare quello che vi ho detto.

Il disegno di legge costituzionale di riforma della Giustizia ci preoccupa. Intanto due considerazioni. Oggettivamente, oggettivamente, non voglio fare altre considerazioni, in larga parte ripercorre il Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli e della P2. Basta confrontare i due testi in materia di composizione del CSM, separazione delle carriere dei pubblici ministeri e dei giudici, responsabilità civile del magistrato allargata a casi diversi da quelli di dolo e colpa grave, per verificare questa oggettiva similitudine.

 

Ed ancora, prima di entrare nello specifico, io credo che dobbiamo tutti noi cittadini riflettere su un dato che non è esposto da noi ma è stato ampiamente diffuso nella conferenza stampa di presentazione di questo disegno di legge di riforma costituzionale dal Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale presentando questo disegno di legge, ha testualmente detto che se questa riforma fosse stata approvata venti anni fa non ci sarebbe stata l'inchiesta Mani Pulite. Concordo perfettamente con questa affermazione. Vi faccio notare, non si dice, non si è detto non ci sarebbe stato il fenomeno di Tangentopoli della corruzione. Non ci sarebbe stata l'inchiesta che quel fenomeno ha cercato di affrontare e di processare secondo il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale e dell'eguaglianza di tutti davanti alla legge.

 

Viene presentato questo disegno di legge come una riforma epocale della Giustizia. Ma, guardate, ve lo spiegheremo e ve lo spiegheranno, ne dibatteremo tutti insieme, non c'è una solo norma in questo disegno di legge costituzionale così nella congerie delle riforme attualmente al vaglio del Parlamento che affronta in maniera efficace il primo problema della Giustizia: la lentezza dei processi. Non c'è una sola norma, non si sposta di un millimetro il problema della lentezza dei processi. Anzi, ve lo cercheremo di dire in maniera chiara, diretta e comprensibile a tutti, il pacchetto di riforma del Codice di Procedura Penale, il disegno di legge governativo sul tema, appesantisce, allunga ancora i tempi del dibattimento. Un solo esempio: oggi il giudice può non ammettere le prove richieste dalle parti che siano superflue e sovrabbondanti. La riforma del Codice di Procedura Penale dell'art. 238 nelle intenzioni del Governo che ha presentato il disegno di legge, prevede invece il diritto per la difesa di chiedere e l'obbligo per il giudice di ammettere tutte le prove richieste dall'imputato, che quindi per provare una sola circostanza può prendere l'elenco telefonico della propria città, addurre tutti quei testi nella lista e avere il diritto a farli ascoltare tutti, alla faccia della ricerca dell'accelerazione dei processi.

 

Questa è una riforma che prevede per la prima volta un vulnus, un limite al principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale. Sapete cosa significa questo principio: significa che se il pubblico ministero a seguito delle indagini ritiene di avere scoperto un reato e di poterlo attribuire a una persona, ha l'obbligo di sottoporre a un giudice la propria richiesta di processare quella persona. Bene, il disegno di legge costituzionale, per la prima volta da quando è in vigore la nostra Carta, prevede invece che l'obbligatorietà dell'azione penale sia subordinata alla previsione della legge. Che cosa significa questo? Che il legislatore di turno, quindi la maggioranza di turno, il Governo di turno, che una volta sarà di centro-destra, una volta sarà di centro-sinistra, una volta di destra, una volta di sinistra, potrà dettare alle Procure della Repubblica le priorità sui reati per i quali il pubblico ministero deve indagare. Può dire volta per volta, anno per anno: “quest'anno dovete indagare sulle rapine, i furti di appartamento, lasciate stare i reati dei pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione” per esempio. Ed è agevole prevedere che sarà difficile che il ceto politico in quel momento al potere detterà tra le priorità al pubblico ministero quelle del perseguimento dei reati dei colletti bianchi, dei reati commessi dai politici o dai vari tangentisti o da coloro i quali colludono con la criminalità organizzata.

 

Ecco perché operare un vulnus sul principio dell'obbligatorietà dell'azione penale significa creare dei cittadini di serie A e dei cittadini di serie B. Dei cittadini di serie A che potranno essere impuniti rispetto alle loro condotte delittuose solo perché il legislatore di turno ha detto che quelle condotte delittuose le Procure non devono indagare e non devono processare con priorità.

 

Ancora, ci hanno bombardato sulla necessità per un processo giusto di separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, partendo da un presupposto falso, quello per cui il giudice sarebbe spesso appiattito sulle richieste e sulle azioni del pubblico ministero. E' un presupposto falso, tanto è vero che (questo lo dicono le statistiche, è un dato oggettivo) al di là di tutte le archiviazioni delle indagini che si concludono con le archiviazioni, anche quando si fa un processo il 40 e forse anche più del 40% dei processi si conclude con un'assoluzione degli imputati. Questo a dimostrazione che il giudice è terzo, è indipendente e non risente in alcun modo dell'attività del pubblico ministero già in un sistema come il nostro in cui è unica la carriera di giudici e pubblici ministeri. E guardate che noi riteniamo che separare il pubblico ministero dal giudice, farlo entrare in carriera con dei criteri di selezione diversi, con un concorso diverso da quello del giudice, con la prospettiva di dover fare per forza il pubblico ministero e per forza l'accusatore, trasformi inevitabilmente il pubblico ministero in un super poliziotto, appunto non dotato della stessa cultura della giurisdizione di cui tutti i magistrati, giudici e pubblici ministeri, oggi sono dotati e devono continuare ad essere forniti. Questa è una garanzia per i cittadini: il cittadino che si imbatte nella prima fase di un'indagine è garantito da un pubblico ministero che abbia la stessa mentalità del giudice, che magari abbia fatto il giudice prima di fare il pubblico ministero, che magari faccia il pubblico ministero con la prospettiva un giorno di fare il giudice. E tutti gli operatori di giustizia sappiamo che il completamento vero della professionalità di un magistrato si ha quando il pubblico ministero ha la stessa cultura della prova che è richiesta al giudice e il giudice conosce quali sono le difficoltà e l'impatto per quell'indagine che il pubblico ministero ha fatto [minuto 16:48]. Ce lo hanno insegnato fra gli altri , lo dimenticano tutti, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, (Antonino Caponnetto? [min. 17.00] ). Nella loro carriera hanno svolto le funzioni inquirenti o da pubblico ministero o da giudice istruttore come previsto dal vecchio Codice e le funzioni giudicanti. Non credo che nessuno possa accusarli di avere fatto in maniera sbagliata il loro lavoro.

 

Ancora, parlo soltanto per flash, gli interventi sono tanti e non voglio sottrarre tempo al dibattito: si dice tanto che politica e magistratura devono camminare su piani paralleli, diversi. E però che cosa prevede questo disegno di legge costituzionale? Prevede nella composizione del Consiglio Superiore della Magistratura un aumento decisivo, importante, fondamentale dei componenti di nomina politica che passano dall'attuale previsione di un terzo rispetto al numero complessivo dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura al numero previsto della metà. Così come si prevede che a giudicare gli illeciti disciplinari di pubblici ministeri e giudici sia un'Alta Corte di Disciplina in cui la metà dei componenti sono di nomina politica.

 

E allora non si può non evidenziare come ciò costituisca un pericolo di ulteriore possibilità di controllo diretto e indiretto della politica nei confronti dell'attività giudiziaria, magari nei confronti del pubblico ministero o del giudice ritenuto scomodo dal potere di turno. Non è così che si separano politica e magistratura, aumentando il ruolo e il peso della politica negli organi di autogoverno e negli organi che devono giudicare sulle sanzioni disciplinari nei confronti dei magistrati.

 

Vi parleranno anche della responsabilità ipotetica, vi spiegheranno della gravissima novità che si vuole introdurre in tema di responsabilità del magistrato. Ci stanno confondendo la testa, come se i magistrati oggi non fossero già responsabili penalmente, disciplinarmente, contabilmente, civilmente in caso di dolo e di colpa grave. Si vuole dilatare il concetto di responsabilità del magistrato in maniera indefinita anche al cosiddetto principio di violazione del diritto, un principio talmente generico da non essere effettivamente determinato e determinante. Io vi dico, e lo dico con grande timore non per i magistrati ma per voi cittadini, che se mettete insieme queste riforme sulla responsabilità civile del magistrato, magistrato che può essere citato in giudizio per ogni scelta che prende, per ogni decisione che adotta, dal suo imputato dalla parte di un processo civile, direttamente citato in giudizio e che poi si dovrebbe astenere per questo.

 

La responsabilità civile, la composizione del CSM, la composizione dell'Alta Corte di Disciplina, il sistema che si vuole creare o che rischia di crearsi, è un sistema in cui il magistrato viene indotto ad essere pavido, timoroso, a dare ragione alla parte più forte, economicamente più forte, politicamente più potente, a quella parte che gli potrebbe dare fastidio con azioni di vario tipo, anche di responsabilità civile. Ecco perché queste sono riforme che incidono sulla vera autonomia e indipendenza della magistratura, creano il pericolo che la magistratura si trasformi in una serie di funzionari, in un insieme di funzionari burocrati, attenti a quel pericolosissimo principio, di cui parlava Giovanni Falcone in termini di denigrazione, delle carte a posto, per non esporsi, per non rischiare mai nulla in un'indagine, in una decisione, in un processo contro il potente, contro colui che può fare pagare al magistrato la decisione scomoda.

 

Io avevo promesso di essere breve e già ho disatteso la promessa.

Voglio dirvi che anche tutte le altre riforme ci preoccupano e preoccupano chiunque conosca il vero contenuto di queste riforme e lo affronti in maniera larga. La prescrizione breve. La prescrizione è già stata oggetto di un intervento legislativo nel 2005, la legge ex Cirielli, che ha accorciato per la maggior parte dei reati in maniera insopportabile, incompatibile con la possibilità di concludere in tempo utile i giudizi, la prescrizione per tutta una serie di reati, i reati di corruzione, di concussione, di turbativa d'asta, di truffa, quei reati che, lo dobbiamo dire, soprattutto qui a Palermo e in Sicilia costituiscono il grimaldello attraverso il quale le organizzazioni mafiose e Cosa Nostra riesce a penetrare il tessuto dell'imprenditoria, della politica e della Pubblica Amministrazione. Noi oggi in Italia non riusciamo a concludere in tempo utile processi che riguardano questo tipo di reati.

 

Ebbene, oggi che cosa si dice e si prevede con una legge che è stata approvata già da un ramo del Parlamento ed è in discussione mi pare in Senato tra poco? Un ulteriore accorciamento, un ulteriore taglio ai termini di prescrizione per gli incensurati: per gli incensurati. I professori che sono qui in aula sanno benissimo che la prescrizione e il senso dell'istituto della prescrizione attiene al reato. Oggi invece probabilmente, anzi mi pare sicuramente per l'esigenza di un solo imputato, si prevede che l'istituto della prescrizione venga modificato ulteriormente non in relazione al reato e all'interesse dello Stato di punire il reato, ma in relazione al tipo di imputato, incensurato o già pregiudicato. E non siamo noi magistrati, toghe rosse o giustizialisti, a dire questo se è vero come è vero che più di cinquanta professori di diritto penale di tutta Italia, di tutte le età, di tutti gli orientamenti culturali e politici nell'immediatezza dell'approvazione e della presentazione di questo disegno di legge hanno sottoscritto un documento intitolato “La prescrizione breve: ennesima certezza d'impunità”. Un documento che si conclude, questi sono i professori universitari che parlano con questa affermazione: “L‘eventuale approvazione di quest’ennesima legge ad personam sarebbe perciò un ulteriore sfregio ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza di fronte alla legge, che, come in passato, gli studiosi di diritto penale, senza distinzioni politiche, non possono non denunciare con forza.”

 

E tutto questo rafforzerà nei corruttori, negli ideatori delle grandi truffe finanziarie, in coloro che pilotano le assegnazioni degli appalti il convincimento, ormai la certezza dell'impunità a scapito dei diritti delle persone offese e delle aspettative di tutti i cittadini.

 

Concludo ricordando che tutte le manifestazioni che si tengono a Palermo in quest'aula non possono non avere un grande riferimento, un grande significato anche come manifestazioni contro la mafia. Ebbene, la vostra presenza in quest'aula così numerosa, così partecipata, così attenta fa da argine al dilagare di un pericolo che altri alimentano, perché il generalizzato attacco contro i magistrati soprattutto in terra di mafia contribuisce ad alimentare pericolosamente il clima di ostilità e di intolleranza che, lo dobbiamo ricordare in questo luogo, ha sempre costituito il terreno più fertile per le stragi e gli omicidi dei magistrati. Manifestazioni come queste fanno da argine al dilagare di questo pericolo, costituiscono uno scudo a protezione di tutti coloro che sono impegnati nel contrasto non solo alla mafia ma al sistema di potere mafioso che è qualcosa di ancor più arduo e pericoloso. Manifestazioni come queste, la vostra partecipazione rappresentano il modo migliore per dimostrare a tutti che nonostante tutto il popolo non ha ancora perso la fiducia verso i magistrati e per ricordare a noi magistrati che il nostro ruolo, la nostra funzione è un ruolo e una funzione di servizio nei confronti dei cittadini, di tutela dei loro diritti e soprattutto di un diritto fondamentale, quello di essere considerati tutti uguali innanzi alla legge.

 

 

 



 
Trascrizione a cura di Adriana Stazio
 

Comments:

Commenti
Cerca RSS
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!

3.26 Copyright (C) 2008 Compojoom.com / Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."