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Ciancimino: è caccia a Mister X PDF Stampa E-mail
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Scritto da Giuseppe Pipitone   
Mercoledì 25 Maggio 2011 13:09

"Dall'anno scorso mi fornisce documenti". Ennesimo colpo di scena durante il processo a Mario Mori e Mauro Obinu. Massimo Ciancimino ha infatti rivelato l'esistenza di un "puparo"

Facce da mostro, signor Franco/Carlo, papello e contro papello. Adesso la vicenda sulla Trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra si tinge ulteriormente di giallo. Sullo sfondo l'ombra di un puparo a cui sarebbe possibile dare un volto e un nome. Per il momento però Massimo Ciancimino si è limitato a indicarlo soltanto come Mister X, su indicazione dei magistrati della procura di Palermo - ii sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido e il procuratore aggiunto Antonio Ingroia - che sono tutt'ora  impegnati in attività d'indagine. Il figlio di Don Vito è infatti tornato stamattina in aula  per deporre al processo che vede imputati Mauro Obinu e Mario Mori per il mancato arresto di Bernardo Provenzano nel 1995 a Mezzojuso. Questa volta Ciancimino è intervenuto con lo status di detenuto dato che è rinchiuso nel carcere di Pagliarelli.

Il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo doveva infatti deporre in un primo momento lo scorso 26 aprile ma l'udienza era stata posticipata in seguito al suo arresto per calunnia aggravata a Gianni De Gennaro. Proprio alla base dell'udienza di oggi c'era la provenienza del documento con la famosa lista di nomi, quasi tutti funzionari dello Stato, in cui era contenuto anche il nome di De Gennaro, collegato con una freccia a Gross, individuato dal Massimo Ciancimino come il signor Franco. Il documento, che la polizia scientifica ha poi accertato essere un "falso", sarebbe stato consegnato a Ciancimino proprio dall'oscuro "puparo",  Mister X. "Dopo il 7 aprile 2010 - ha rivelato Ciancimino Junior -  sono stato avvicinato da questo mister X. Mi ha citato alcuni personaggi a me cari. Sosteneva che mio padre fosse stato perseguitato da De Gennaro e Falcone. Mister X era un carabiniere, autista del generale Paolantonio. L’ho incontrato a Palermo e Bologna. Mi ha dato una serie di documenti. Voleva che li consegnassi io ai pm. Lui non voleva apparire”.

Il carabiniere, ex autista del generale Giacinto Paolantonio, si sarebbe presentato a Ciancimino proprio dopo la presentazione del libro "Don Vito" nel capoluogo palermitano. E dopo avergli presentato addirittura il suo biglietto da visita (al vaglio degli inquirenti) avrebbe dichiarato di essere in possesso di alcuni documenti appartenenti all'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. "Mi disse che erano documenti utili per me. Che li aveva ricevuti da mio padre ed era il momento di consegnarli ai  pm". Tra questi, anche il documento in cui si parla del giudice Giuseppe Di Gennaro, essenziale per provare la falsità dell'elenco di nomi in cui si accusa Gianni De Gennaro e che è costato a Massimo Ciancimino l'arresto. “Ho ricevuto questo scritto da mister X per posta - ha detto il figlio di Don Vito - Mi disse che lo aveva avuto da mio padre. Ho scritto io i nomi tranne quello di De Gennaro. Me lo dettò mio padre per ricordare i suoi rapporti con le istituzioni. Ho scritto sotto la dettatura di mio padre. Mi sono meravigliato. C’erano nomi che non avevo mai sentito dire prima. Non ho scritto io De Gennaro. Ho chiesto a mio padre nel 2000 chi c’era dietro Gross. E mio padre mi disse che c’era De Gennaro. Poi mister X mi consegnò lo scritto col nome di De Gennaro”. E sempre Mister X avrebbe fatto pressioni su Massimo per consegnare al più presto i documenti "taroccati" ai magistrati. "Mi diceva di portare al più presto i documenti con scritto De Gennaro ai pm, perchè erano importantissimi".

Mister X avrebbe inoltre consegnato a Massimo Ciancimino anche una lettera, scritta dal padre Vito, e rivolta all’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Il puparo, ex autista di Paolantonio, si sarebbe espresso anche sull'opportunità per Ciancimino junior di continuare ad essere teste d'accusa nel processo a Mori e Obinu. “Mi ha detto di non parlare più con i pm su Mori ed altri. Perché diceva che erano stati altri a portare avanti la trattativa. Mi disse che era stato De Gennaro a organizzare l’intercettazione in Calabria per screditarmi. Mi suggerì di allontanarmi da Palermo. Di stare attento. E dopo pochi giorni mi è stato recapitato il pacco con la dinamite a casa”. In origine, secondo il racconto di Massimo Ciancimino, i candelotti di dinamite recapitati nella casa di via Torrearsa a Palermo, sarebbero stati addirittura 50 "erano da parte di Messina Denaro -  ha spiegato il teste - ed erano accompagnati da una foto di mio figlio mentre saliva sulla blindata e sul retro la scritta: 'Stai attento a come ti comporti, a quello che dici e recapita 750 mila euro a chi sai'.Avevo paura e non ho denunciato il fatto. Ho diviso i candelotti in due sacchi: una parte l'ho seppellita e una parte l'ho fatta buttare a mare da un amico".

da: I Quaderni del'Ora
 

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