Erano stati scarcerati a fine aprile, per scadenza dei termini di custodia cautelare, nonostante fossero stati condannati anche in appello per associazione mafiosa. Quattro favoreggiatori del boss
Bernardo Provenzano erano finiti nei giorni scorsi al centro di una querelle anche politica. Ieri, in gran segreto, la Procura generale di Palermo aveva chiesto per loro un nuovo arresto, sostenendo il "concreto rischio" di una fuga dei quattro. Ma oggi i giudici hanno rigettato l'istanza e hanno disposto solo nuovi obblighi per i fedelissimi del capo di Cosa nostra: dovranno restare nel comune di residenza e firmare ogni giorno in caserma.
FOTO Usciti dal carcere
L'ultimo provvedimento della corte d'appello è stato notificato dai carabinieri del nucleo operativo di Palermo a
Gioacchino Badagliacca, che nel 2003 aveva accompagnato il capomafia di Corleone fino a Marsiglia. Poi, a
Giampiero Pitarresi, che si era occupato degli affari e degli investimenti di Cosa nostra. Infine, a
Vincenzo Paparopoli e a
Vincenzo Alfano: il primo fornì la propria carta d’identità per assicurare al gruppo diretto a Marsiglia delle schede telefoniche pulite; il secondo, avrebbe messo a disposizione la sua ditta edile per far infiltrare i padrini in alcuni appalti. I quattro sono tutti esponenti del clan di Villabate, il centro alle porte di Palermo dove Provenzano trascorse la sua latitanza fra il 2003 e il 2004.
Si profila una nuova polemica sui quattro favoreggiatori del padrino di Corleone. Nei giorni scorsi, c'era stato uno scambio di accuse senza precedenti fra la Cassazione e la corte d'appello di Palermo: i giudici della Suprema Corte avevano addirittura diramato un comunicato per prendere le distanze dalle scarcerazioni disposte dai colleghi siciliani. Sostenevano che i termini di custodia cautelare sarebbero scaduti solo nel marzo 2012, dunque ben oltre la data del processo fissato a giugno. Era subito intervenuto il presidente della corte d’appello di Palermo,
Vincenzo Oliveri, negando qualsiasi errore e ribadendo che in materia di termini di custodia cautelare "c’è molta confusione giurisprudenziale", anche fra le diverse sezioni della Cassazione.
Sul caso era anche intervenuto il ministro della Giustizia
Angelino Alfano, chiedendo chiarimenti. Mentre il centrosinistra aveva denunciato uno scandalo giudiziario "inaccettabile".
Adesso, la corte d’appello di Palermo ribadisce le proprie ragioni. I quattro favoreggiatori aspetteranno in libertà il processo in Cassazione, fissato per il prossimo 14 giugno.
Salvo Palazzolo (La Repubblica, 9 giugno 2011)