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Il parco di Parma e l’assessore di Casal di Principe. PDF Stampa E-mail
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Scritto da Franco Cascio   
Giovedì 11 Agosto 2011 10:16
Ha tenuto banco, in questi ultimi giorni, la polemica di Parma dove un solerte assessore alla toponomastica aveva deciso di intitolare a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini un parco che i cittadini parmensi conoscevano come “Falcone e Borsellino”.
Secondo quanto dichiarato dall’assessore, in realtà, nonostante ci fosse tanto di targa, quel parco, in virtù di una delibera del 2007, non era più intitolato ai due magistrati uccisi.
Questo particolare non è bastato però a placare le ire delle associazioni antimafia, dei parenti delle vittime e di buona parte della società civile, oltre allo sdegno dell’intero mondo politico. Solo il dietrofront dell’assessore, che ha deciso di passare la patata bollente alla futura amministrazione comunale della città ducale, ha messo fine al vespaio di polemiche.

La vicenda ricorda, per certi versi, l’uscita infelice del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè, il quale, qualche anno fa, ebbe a dire placidamente, salvo poi fare anche lui una repentina marcia indietro, che l’intestazione dell’aeroporto di Palermo “Falcone e Borsellino” porta il turista a “deprimersi non appena mette piede in Sicilia” .

La toponomastica di ogni città d’Italia dovrebbe prevedere una via, una piazza, un parco, ai due eroi dell’antimafia uccisi nella maledetta estate del 1992. E’ sicuramente un modo per mantenere viva la memoria di chi ha sacrificato la propria esistenza nella lotta alla criminalità organizzata e al predominio mafioso.
E’ pur vero, però, che l’intitolazione di strade, parchi, etc., a poco serve se non si aggiunge il formarsi di una coscienza civica che passi proprio dagli insegnamenti di due simboli come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Proprio i politici, quelli che poi decidono a chi intestare le vie delle città che amministrano, dovrebbero essere i primi a fare tesoro dell’insegnamento di Falcone e Borsellino sulla lotta al sistema politico-mafioso. Proprio loro sono i primi responsabili delle connivenze tra politica e mafia e delle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle pubbliche amministrazioni.

Paolo Borsellino parlò del celebre equivoco, il concetto secondo il quale un uomo politico per essere definito onesto non basta che sia rimasto indenne da indagini giudiziarie.
Secondo il magistrato ucciso in via D’Amelio, infatti, un politico che si dice abbia interessi con organizzazioni criminali o essere vicino a un mafioso, non può definirsi onesto solo perché la magistratura non lo ha condannato (lo schermo della sentenza).
E’ questo il senso dell’intervento che Paolo Borsellino, nel gennaio del 1989, fece in una scuola di Bassano del Grappa. E aggiunse poi che spetta ai politici stessi, alle organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, ai consigli comunali, trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi, che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.

Secondo quanto diceva Borsellino, quindi, inaffidabile dovrebbe essere Angelo Ferraro, neo assessore di Casal di Principe (Caserta), indagato per voto di scambio politico-mafioso, nonché cugino di Nicola Ferraro, ex consigliere regionale arrestato in passato per associazione mafiosa. Invece, il sindaco Pasquale Martinelle, nonostante l’indagine aperta a suo carico e i suoi legami di parentela con personaggi coinvolti in fatti di mafia, non solo lo ha nominato assessore della sua giunta di centrodestra, ma gli ha anche affidato, tra gli altri, l’incarico di assessore ai Beni Confiscati. Quasi una provocazione.
Il primo cittadino, da parte sua, non si è scomposto e ha difeso il suo assessore ricoprendolo di attestati di stima.
Le vicende giudiziarie di Ferraro, secondo il sindaco, non solo non possono interferire sulla gestione della cosa pubblica, ma nemmeno implicano responsabilità morali essendo, tra l’altro, Ferraro “una persona che dedica gran parte della giornata nel sociale occupandosi in particolare delle attività della società di calcio nella quale sono coinvolti 400 ragazzi della scuola calcio e dunque sottraendoli alla strada".

Non è altro che ciò di cui i politici “inaffidabili” necessitano. La legittimazione che gli consente di scrollarsi di dosso i pesanti fardelli che li riguardano e di ottenere così l’approvazione da parte della collettività. Quella ratifica di “brave persone” che gli permette di assurgersi addirittura a ruolo di vittime nei riguardi della società civile.
Nei confronti di personaggi come il neo assessore di Casal di Principe ci sarà sempre chi sarà pronto a garantirli, a spendere parole di lode nei loro confronti e a mettere la mano sul fuoco sulla loro profonda rettitudine morale e sul loro indiscutibile senso di legalità.
In barba all’ equivoco di cui parlava Paolo Borsellino.

Franco Cascio


Pubblichiamo di seguito la lettera denuncia della giornalista Marilena Natale

Aversa 09/08/11                                                                                                         

 

Al signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Alla cortese attenzione del signor Ministro degli interni Roberto Maroni

 Del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Gen. Leonardo Gallitelli

Del  capo della polizia di Stato Antonio Manganelli.

Del comandante generale della Guardia di Finanza Gen Nino Di Paolo

Al procuratore capo della procura di Napoli dottor. Giandomenico Lepore

Al presidente della direzione distrettuale antimafia di Napoli Federico Cafiero de Raho

Al signor Prefetto di Caserta Dottor  Ezio Monaco

Al signor Questore di Caserta dottor Guido Longo

Al signor Colonnello Crescenzio Nardone comandante del comando provinciale dei Carabinieri di Caserta

Al signor Colonnello  Vincenzo Amendola comandante del comando provinciale della Guardia di Finanza di Caserta

 

Oggetto: Denuncia Casal di Principe

 

Illustrissimo signor Presidente,

scrivo questa lettera per cercare con Lei una spiegazione plausibile per quello che sta accadendo. Da umile cronista di provincia chiedo aiuto a voi per amore della mia terra. Sono diventata giornalista per caso, per cercare di far vedere agli altri quello che i miei occhi vedono e per dare voce a chi non ha il coraggio di parlare. Questo amore e questi ideali che fin da piccola hanno alimentato,il mio animo mi ha portato in trincea a combattere una guerra che fin a ieri ero convinta di vincere. Una lotta estenuante combattuta 24 ore al giorno a discapito degli affetti personali. Ogni risultato delle forze di polizia diveniva mio, e mi sono esposta sempre in prima linea, solo per giustizia. Ho pagato sulla mia pelle,come tanti miei colleghi, abusi e soprusi della casta criminale e malgrado ciò,non mi sono mai tirata indietro,ed insieme a loro ho continuato a lottare, rinunciando ad ogni forma di protezione perché sono convinta che le forze dello stato servono ad altro e che le scorte sono divenuto un pretesto per fare lo scatto di carriera nel limbo grigio della stampa locale. Con la premessa di tutto quello che Le ho detto, vorrei sapere, a che serve che io rischi la vita se poi, la casta criminale si insedia nei palazzi che contano sotto gli occhi di tutti? Angelo Ferraro ha ricevuto ieri dal sindaco di Casal di Principe, Pasquale Martinelli l’incarico di assessore con deleghe all’istruzione, programmazione opere pubbliche, urbanistica, beni confiscati. Ferraro,non candidato a consiglio e stato nominato assessore esterno, è fratello del consigliere provinciale Sebastiano Ferraro e cugino di Nicola Ferraro ex consigliere regionale arrestato per associazione mafiosa. Un collaboratore di giustizia dichiarò che Giuseppe Setola aveva ucciso Michele Orsi per fare un regalo proprio a Nicola Ferraro. I fratelli e i cugini Ferraro, compreso il nuovo assessore, insieme ad Antonio Corvino ex assessore, ed attuale consigliere comunale e vicepresidente della commissione elettorale sono tutti indagati per Associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso (416 bis, 416 ter). Ora con la premessa che da un ciabattino non nasce un ciabattino,ma è normale che una persona indagata per reati così gravi entri nell’esecutivo di un paese, con un tasso d’infiltrazione mafiosa così alto? E’ normale che all’interno del consiglio comunale,siano presenti consiglieri indagati e fratelli di camorristi?  E normale che all’interno dell’ufficio tecnico, ufficio anagrafe ci siano persone indagate e denunciate che continuano a lavorare? E normale che mentre la giustizia fa il suo percorso, nessuno interviene? Ma la cosa più assurda,è normale che io rischi la vita, per scrivere e denunciare,dopo che un boss come Nicola Panaro, mi scritto una lettera di minacce perché ho offeso sua moglie, mentre nessuno fa nulla? In una terra,che sale alla ribalta delle cronache nazionali solo per omicidi e arresti eccellenti, in una terra, dove i  familiari dei pentiti si dissociano pubblicamente con manifesti, in una terra dove i vescovi accettano donazioni dai camorristi, dove vengono innalzati  tempi con i voti della camorra espressi sulla facciata, in una terra dove i bambini muoiono di cancro, prima ancora di nascere. La mia richiesta di aiuto e un grido di disperazione aiutatemi a combattere e far sapere quello che accade, perché da soli siamo solo morti che camminano.

 

 Con stima Marilena Natale

da: Facebook


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