Il 3 ottobre Riina sarà alla sbarra per minacce contro un agente penitenziario e l'eurodeputato Sonia Alfano. In occasione di quella visita i complimenti al direttore di Opera, sotto processo a Roma e sotto segreto di Stato.
Torna a parlare e far parlare di sé
Salvatore Riina, il boss della cupola detenuto al 41bis. E intorno alle sue parole, che la Procura di Milano definisce minacce avendone chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, potrebbe scoppiare il caso del direttore del carcere di Opera dove il boss è detenuto,
Giacinto Siciliano, attualmente sotto processo per una brutta storia di rapporti illegali con un camorrista. Un caso giudiziario su cui la Presidenza del consiglio ha opposto il segreto di Stato.
Le minacce
«A questi li faccio morire io». E poi: «A voi onorevoli vi fucileremmo tutti». Sono queste le frasi rivolte rispettivamente ad una guardia carceraria e all’europarlamentare
Sonia Alfano per le quali Salvatore Riina è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Milano su richiesta del Pm
Ilda Boccassini. Il processo si aprirà il prossimo 3 ottobre e vedrà Riina difendersi dall’accusa di minacce. Il boss le ha pronunciate il 10 febbraio 2010 al momento di ricevere un’ordinanza di custodia cautelare della procura di Caltanissetta: «Loro mi vogliono fare morire» ha detto il boss ad un’assistente di polizia giudiziaria che gli aveva notificato un atto d’accusa della Procura di Caltanissetta.
Passano pochi mesi, è il 4 maggio 2010, e nel corso di una visita al carcere di Opera dell’europarlamentare Alfano, Riina rende noto il suo pensiero: «Noi detenuti i deputati li fucileremmo tutti, non fanno altro che prendere decisioni negative per noi». Ma il particolare forse più inquietante delle esternazioni del boss si trova nella relazione di servizio del responsabile del reparto del 41bis. Nel corso della visita della Alfano nel carcere di Opera dopo aver “chiarito” il suo pensiero sui parlamentari, Riina ha «tessuto le lodi» del direttore definito «il papà di tutti i detenuti». «Mostrava particolari apprezzamenti per il direttore – recita il rapporto - rispetto al quale precisava di aver conosciuto il padre che faceva lo stesso lavoro e che sicuramente gli ha insegnato il rispetto della dignità dei detenuti».
Una battuta o un preciso messaggio? E chi è Giacinto Siciliano, il direttore del carcere dove sono detenuti al 41bis oltre a Riina, il gotha delle organizzazioni mafiose? Siciliano è figlio d’arte: il padre, che Riina sostiene di aver conosciuto e apprezzato, è stato anche lui direttore di carcere, per ultimo quello napoletano di Poggioreale. L’attuale direttore di Opera è attualmente sotto processo a Roma per aver “girato” ai servizi segreti, quando dirigeva il carcere di Sulmona, senza informare l'autorità giudiziaria, rivelazioni, poi dimostratesi false, di un ergastolano camorrista, imparentato con il boss
Raffaele Cutolo. Con Siciliano è imputato anche un Pm attualmente in servizio alla Procura di Palermo,
Salvatore Leopardi che al momento della commissione dei reati, tra il 2004 e il 2006, era ai vertici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
Tra i fatti contestati anche la sparizione di documenti, reati non denunciati, incontri clandestini tra il camorrista detenuto e alcuni ufficiali dei servizi. Sul processo in corso si è abbattuta la decisione della Presidenza del Consiglio di opporre il segreto di Stato, come richiesto dalla difesa del Pm Leopardi. Il 30 settembre prossimo la sesta sezione del Tribunale di Roma deciderà se il processo andrà comunque avanti o se invece il segreto di stato non permetterà di arrivare ad una sentenza. Una vicenda ingarbugliata che lascia in sospeso troppe domande. A partire proprio dal sospetto avanzato da più parti che Riina a differenza di altri boss, godrebbe di un 41bis agevolato, morbido. Interrogativi che forse il processo di Milano potrebbe almeno in parte sciogliere.
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