Ieri l'annuncio clamoroso: il processo a carico dell'ex poliziotto condannato a dieci anni per associazione esterna sarà sottoposto a revisione. Ma le cose non stanno affatto così, e la strada è ancora in salita.
«La notizia della revisione del processo a Bruno Contrada è destituita di ogni fondamento». È questa la secca smentita del Tribunale di Caltanissetta alla notizia sull’apertura di un processo di revisione nei confronti di
Bruno Contrada, ex-numero 3 del Sisde condannato definitivamente a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Nessun giallo ma un difetto di interpretazione alla base della clamorosa smentita. Tutto nasce infatti dalla convocazione della Corte d’appello nissena che il prossimo 8 novembre deciderà sull’istanza di revisione presentata dal legale di Contrada,
Giuseppe Lipera. Solo una convocazione, appunto, e non, come riportato da alcuni organi di stampa, l’inizio del processo di revisione. A cui, peraltro, la Procura generale di Caltanissetta ha dato nelle scorse settimane parere negativo.
Nessun processo di revisione in vista dunque per uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi anni iniziato alla vigilia di natale del 1992 quando, dopo le cantate eccellenti di alcuni pentiti di mafia tra cui
Tommaso Buscetta, Bruno Contrada, ex-questore di Palermo, viene arrestato. L'accusa, per uno degli sbirri più famosi di Palermo, in forza al Sisde, è pesantissima: aver coperto le latitanze di alcuni grandi boss tra cui
Salvatore Riina. Tra assoluzioni e condanne, la vicenda si trascina fino al 2007 quando in maggio la Cassazione mette il suo definitivo sigillo: Contrada è colpevole di concorso esterno, la pena è di dieci anni.