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Ergastolo per le stragi del '93 al boss Francesco Tagliavia PDF Stampa E-mail
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Scritto da Franca Selvatici   
Mercoledì 05 Ottobre 2011 19:15

Condannato il capo della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, a Brancaccio, che sta scontando già due ergastoli per 26 omicidi e per la strage di via d'Amelio

Francesco Tagliavia è stato condannato all'ergastolo per tutte le stragi del'93. 57 anni, boss della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, nel mandamento di Brancaccio, sta scontando due condanne all'ergastolo per 26 omicidi e per la strage di via d'Amelio. E' stato accusato delle stragi del '93 di Roma, Firenze e Milano soltanto nel 2010, dopo che i pm Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini avevano raccolto le confessioni del pentito Gaspare Spatuzza, uno dei quindici uomini di Cosa Nostra (fra cui il capo dei capi Salvatore Riina e i boss Bernardo Provenzano, Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro) già condannati all'ergastolo in via definitiva per gli attentati sul continente. "E' stata fatta giustizia su un episodio di straordinaria gravità - ha dichiarato il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi - sulle stragi si continuerà ad indagare sempre". L'ergastolo di Tagliavia è anche la prima sentenza che ha accreditato le rivelazioni di Spatuzza: "L'attendibilità di Spatuzza è verificata e riverificata e si protrarrà anche in altre sedi", ha concluso Quattrocchi.

Tagliavia è in carcere da oltre 18 anni. Venne arrestato il 22 maggio '93, sei giorni dopo l'attentato di via Fauro a Roma, cinque giorni prima della strage di via dè Georgofili a Firenze, dove persero la vita Fabrizio Nencioni, sua moglie Angela, le loro due bambine Nadia di 9 anni e Caterina di 6 mesi, e lo studente Dario Capolicchio, 22 anni. Dunque Tagliavia non è accusato di aver preso parte materialmente
alla stagione delle stragi sul continente e degli attacchi ai beni artistici e storici, che dopo l'attentato di Firenze proseguì il 27 e 28 luglio '93 con le autobombe fatte esplodere a Roma davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro, e a Milano davanti al Padiglione di arte contemporanea (in questo attentato persero la vita cinque persone), e - dopo un intervallo di molti mesi - riprese il 23 gennaio '94 con l'attentato fallito allo Stadio Olimpico a Roma, che avrebbe dovuto fare strage di carabinieri, e il 5 aprile '94 con l'agguato (parimenti fallito) al pentito Totuccio Contorno a Formello. Però, sebbene Tagliavia fosse in carcere durante la stagione stragista, i pubblici ministeri Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini  -  dopo aver raccolto le confessioni del pentito Gaspare Spatuzza  -  lo hanno accusato di aver preso parte nel maggio '93 a una riunione in un villino di Santa Flavia, nel corso della quale venne pianificata la strage di Firenze e formalizzata la decisione di colpire il patrimonio artistico. Tagliavia, inoltre, è accusato di aver messo a disposizione del programma stragista tre suoi uomini, Cosimo Lo Nigro, Giuseppe Barranca e Francesco Giuliano, in qualità di esplosivisti, e di averne finanziato le trasferte sul continente con 5 - 10 milioni di lire a testa. L'imputato si è sempre dichiarato innocente e lo ha ripetuto anche un attimo prima che la corte si ritirasse in camera di consiglio.


Franca Selvatici (La Repubblica, 5 ottobre 2011)








 

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