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Processo Mori, parla Brusca: "Riina mi parlo' di trattativa dopo strage Capaci'' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Adnkronos   
Lunedì 10 Ottobre 2011 18:05
10 ottobre 2011 - Palermo. «Totò Riina mi parlò della trattativa con lo Stato dopo la strage di Capaci e prima della strage di via D'Amelio». Lo ha detto il pentito Giovanni Brusca al processo Mori a Palermo. L'ex boss era già stato ascoltato sulla trattativa, ma non era riuscito a collocare la data dell'incontro con Riina. L'ultima volta Brusca era stato ascoltato, sempre al processo Mori, il 18 maggio scorso a Rebibbia. E in quell'occasione aveva già parlato dell'incontro con Riina il cui il boss gli aveva riferito del 'papello', cioè le richieste avanzate dal capo mafia allo Stato per fare cessare la strategia stragista. Ma non ricordava la data dell'incontro con Riina, e non era riuscito a collocarla se era avvenuta prima o dopo la strage di Borsellino, avvenuta il 19 luglio '92. Oggi, a inizio udienza, Brusca ha sottolineato: «Dopo l'audizione del 18 maggio sono tornato in cella e ho ricordato come sono andati i fatti. Incontrai Riina a casa di Girolamo Guddo e lì, dopo esserci appartati per una decina di minuti, mi disse: 'finalmente si sono fatti sotto, gli ho consegnato il 'papello' con le richieste scritte (allo Stato ndr). In quella occasione me ne parlò per la prima volta. Sempre allora si vantava del fatto che erano stati mobilitati anche i servizi segreti anche se non era così». E prosegue: «Ricordo adesso che l'incontro con Riina avvenne prima del 16 luglio quando andai a casa di Salvatore Biondino, il suo autista, per chiedere una cortesia. In quell'occasione Biondino mi disse: 'siamo sotto lavoro' e tre giorni dopo (dopo la strage di via D'Amelio ndr), capii di che cosa si trattava».
Brusca ricorda di avere incontrato Riina qualche giorno dopo a Mazara del Vallo per parlare dell'omicidio di Vincenzo Milazzo che sarebbe avvenuto da lì a poco. In quella circostanza, però, Riina non avrebbe parlato a Brusca del 'papello' con le richieste allo Stato. Il capo mafia avrebbe incontrato un'altra volta Brusca intorno al 20 agosto «alla presenza di Gioacchino La Barbera, Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella». Parlando di stragi si era detto che «ci voleva un altro colpetto per fare tornare chi di competenza a trattare».

Adnkronos



Brusca: ''Spatuzza mi parlo' attentato Olimpico''

10 ottobre 2011 - Palermo. «Fino a quando Gaspare Spatuzza non me ne parlò non sapevo del progetto di attentato ai carabinieri allo stadio Olimpico. Fu lui a dirmi che serviva per vendicarsi dei carabinieri che non avevano rispettato i patti». A rivelare il particolare sul fallito attentato all'Olimpico del '94, in cui sarebbero dovuti morire decine di carabinieri, il pentito Giovanni Brusca che ha deposto, oggi, al processo per favoreggiamento alla mafia, in corso a Palermo, a carico dell'ex generale dei Carabinieri, Mario Mori. Brusca, che aveva già testimoniato al dibattimento, ha chiesto di tornare in aula per chiarire alcuni particolari della sua testimonianza e, però, ha anche inserito nuovi argomenti tra i quali, appunto, quello della mancata strage del '94. Il collaboratore ha specificato che anche il capo mafia latitante Matteo Messina Denaro gli parlò di un progetto di vendetta nei confronti dei carabinieri senza, però, fare riferimento all'attentato all'Olimpico.

ANSA


 

Al processo Mori, agli atti circolari su campagna terroristica contro politici

10 ottobre 2011 - Palermo. L'acquisizione di numerose circolari riservate del ministero dell'Interno scritte tra il 14 gennaio e il 31 marzo 1992 su «intensi allarmi per una campagna terroristica contro esponenti politici» dell'epoca è stata chiesta oggi, al termine dell'udienza, dal pm Antonino Di Matteo nell'ambito del processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a cosa nostra per la mancata cattura di Bernardo Provenzano. In particolare, il pm ha chiesto al Tribunale di acquisire le circolari, tra cui telegrammi, fonogrammi e altri documenti sulla «possibile campagna di destabilizzazione con attentati nei confronti di esponenti politici». Nel 1996 Giovanni Brusca, dopo avere deciso di collaborare con i magistrati, disse ai pm che tra gli obiettivi di cosa nostra c'erano anche esponenti politici, tra cui esponenti del governo, «come Calogero Mannino e Carlo Vizzini». Il pm parla, quindi, di esponenti politici nel mirino tra cui «personaggi dell'allora Dc, Psi e Ds». Sempre oggi il pm ha chiesto di produrre diversi articoli di stampa «successivi all'entrata in vigore del decreto del 41 bis», cioè il carcere duro per i boss, scritti tra l'8 giugno e i primi di luglio del '92.

Adnkronos








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