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Il magistrato e la mafia (lettera aperta all’Anm e al Csm) PDF Stampa E-mail
Rubriche - Le vostre lettere
Scritto da Sonia Alfano   
Martedì 25 Ottobre 2011 20:27

Ho tentato, inutilmente, di far pubblicare questa lettera aperta, viste la gravità e l´importanza dei fatti descritti, sulla stampa nazionale. Chiedo quindi l´aiuto del popolo della rete per diffonderla il più possibile.

Il quesito è semplice: può un magistrato imputato per fatti di mafia amministrare giustizia? Anche se il magistrato è imputato per un delitto contro l’amministrazione della giustizia con l’aggravante mafiosa?

Al Tribunale di Milano, alla quinta sezione penale di quel Tribunale, c’è un giudice imputato per fatti di mafia. Il suo nome è Olindo Canali e faceva il pubblico ministero a Barcellona Pozzo di Gotto fino al 2010, quando chiese il cambio di funzioni (da requirente a giudicante) e di sede per sottrarsi a un trasferimento per incompatibilità ambientale e funzionale.

La settimana scorsa la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha emesso nei suoi confronti una richiesta di rinvio a giudizio per il delitto di falsa testimonianza con l’aggravante mafiosa. Più esattamente, come recita il capo d’imputazione a carico di Canali, “perché, deponendo come testimone nell’ambito del procedimento Mare Nostrum, negava il vero sostenendo di non aver redatto, nel periodo immediatamente successivo alle festività natalizie 2005, documenti e memoriali, relativi all’omicidio Alfano, … e negava il vero sostenendo di non aver ricevuto confidenze da Beppe Alfano in merito all’omicidio in danno di Giuseppe Iannello. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso denominata Cosa Nostra ed in particolare della sua articolazione di Barcellona Pozzo di Gotto, facente capo a Gullotti Giuseppe”.

Dunque, secondo la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Olindo Canali ha mentito in una testimonianza resa alla Corte di assise di appello di Messina per favorire il capomafia barcellonese Giuseppe Gullotti.

Aggiungo alcuni dettagli: a seguito della falsa testimonianza resa da Canali, la Corte di assise d’appello di Messina il 28 novembre 2009, in riforma della condanna all’ergastolo emessa in primo grado, assolse il boss Gullotti dall’accusa di essere il mandante del duplice omicidio Iannello-Benvenga; a seguito del rigetto del ricorso per cassazione proposto dai pubblici ministeri, con la sentenza emessa dalla Corte di cassazione il 17 ottobre scorso, l’assoluzione di Gullotti per quel duplice omicidio è divenuta definitiva; quel Beppe Alfano da cui Olindo Canali ricevette informazioni sul duplice omicidio Iannello-Benvenga è mio padre, il cronista ucciso l’8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto; Giuseppe Gullotti è stato condannato con sentenza definitiva in qualità di organizzatore dell’omicidio di mio padre a 30 anni di reclusione, anziché all’ergastolo, solo perché allora il pubblico ministero (un tale Olindo Canali, guarda caso) dimenticò di inserire nel capo d’imputazione l’aggravante della premeditazione; oggi Giuseppe Gullotti è imputato davanti al Tribunale di Reggio Calabria per il delitto di minaccia a corpo giudiziario, per aver rivolto minacce alla Corte di assise di appello di Messina proprio nel processo Mare Nostrum, allorché la Corte aveva inizialmente rigettato la richiesta dei suoi difensori di convocare Canali come testimone; la settimana dopo la minaccia di Gullotti la Corte cambiò opinione e dispose la testimonianza di Canali, seppure questi aveva svolto le funzioni di pubblico ministero in primo grado e l’articolo 197 del codice di procedura penale pone il divieto alla testimonianza di chi abbia svolto funzioni di pm o di giudice nello stesso procedimento; i giudici messinesi minacciati da Gullotti non si sono costituiti parte civile e la stessa cosa hanno omesso di fare il ministro della giustizia e la presidenza del consiglio dei ministri; l’unica persona che si è costituito parte civile contro Gullotti in qualità di danneggiato è stato l’avvocato Fabio Repici, che è pure il mio difensore e che nel giudizio d’appello del processo Mare Nostrum fu oggetto di attacchi forsennati, oltre che da parte del boss Gullotti, da parte dei suoi difensori e, mediante un suo ignobile memoriale, da parte proprio di Olindo Canali.

Oggi, come detto, Olindo Canali fa il giudice alla quinta sezione penale del Tribunale di Milano. Con quale credibilità, lui imputato di falsa testimonianza con l’aggravante mafiosa, può chiedere ai testimoni che gli sfilano davanti di prestare formale giuramento? Rivolgo la domanda in modo ufficiale al dr. Luca Palamara, presidente nazionale dell’Associazione nazionale magistrati, al dr. Giuseppe Cascini, segretario nazionale dell’Anm, alla dr.ssa Annamaria Pescheria, presidente dell’Anm per il distretto di Milano, e alla dr.ssa Micaela Curami, segretaria dell’Anm per il distretto di Milano, ai quali oggi stesso invierò questo mio scritto per invitarli a vagliare l’opportunità di espellere Canali (che è esponente di Magistratura democratica) dall’Anm. La stessa lettera invierò oggi anche al Consiglio superiore della magistratura, con la sollecitazione alla sospensione di Canali dalle funzioni. So bene che la sospensione dei magistrati dalle funzioni è obbligatoria solo in caso di misura cautelare o di condanna definitiva ma è pur vero che mantenere Olindo Canali nel suo ruolo di giudice in presenza di quella imputazione vorrebbe dire far scadere ulteriormente agli occhi dei cittadini l’immagine della giustizia. Quindi penso che si tratti di uno di quei casi in cui la sospensione discrezionale non possa non essere applicata.

Del resto, per quel che mi riguarda e come ho testimoniato ai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Messina in un fascicolo ancora in fase di indagini preliminari, dopo l’assassinio di mio padre, fin dall’immediatezza, assistetti ai depistaggi praticati da Olindo Canali. La sua appartenenza al prototipo di magistratura tanto auspicata da Silvio Berlusconi, poi, fu certificata nel 2009, quando in soccorso di Canali, ormai nel mirino di indagini penali e disciplinari, si prodigarono giornalisti del calibro di Luca Fazzo e Gian Marco Chiocci sulle pagine del Giornale berlusconiano.


Sonia Alfano (www.soniaalfano.it, 24 ottobre 2011)




 

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Ettoremar  - Ce lo chiediamo tutti...   |2011-10-26 01:53:55
Scrive Sonia Alfano: "Olindo Canali fa il giudice alla quinta sezione penale
del Tribunale di Milano. Con quale credibilità, lui imputato di falsa
testimonianza con l’aggravante mafiosa, può chiedere ai testimoni che gli
sfilano davanti di prestare formale giuramento? " me lo chiedo anch'io, se
lo sta chiedendo tutto il Movimento delle Agende Rosse...

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