Ecco i punti fermi, e inediti, che il procuratore Lari, i suoi aggiunti
Nico Gozzo e
Amedeo Bertone, i sostituti
Nico Marino, Gabriele Paci e Stefano Luciani hanno messo nero su bianco nella memoria di 1139 pagine depositata alla Corte d'appello di Catania: c'era una talpa della mafia nel palazzo di via d'Amelio dove abitava la mamma di Borsellino, e occupava un appartamento a piano terra, un posto ideale per tenere sotto controllo i movimenti del giudice, ma anche per organizzare la sistemazione della 126 carica di esplosivo. Secondo i pm, la talpa sarebbe
Salvatore Vitale, ufficialmente solo il gestore del maneggio "Palermitana equitazione salto ostacoli", in realtà era un uomo d'onore di Roccella molto vicino a
Giuseppe Graviano, così ha spiegato Spatuzza. Vitale è stato già condannato a dieci anni, per mafia, al Borsellino bis, e poi all'ergastolo, per l'omicidio del piccolo
Giuseppe Di Matteo.
Ecco un'altra certezza, secondo la nuova inchiesta: il telecomando fu azionato dal boss Giuseppe Graviano, che era nascosto dietro al muro del giardino di via d'Amelio. L'ha rivelato Tranchina, ex autista di Graviano. I pm cancellano dunque l'ipotesi che il commando fosse appostato al Cerisdi, il castello di Monte Pellegrino ritenuto sede di un qualche servizio deviato. Scrive Lari: "Le indagini svolte hanno fatto concludere per l'infondatezza della ricostruzione avanzata dal dottor Genchi, che appare una delle tante "ipotesi investigative" prive di riscontro che vengono poi recepite sui mass-media come se fossero verità acquisite e che, invece, lungi dal fare emergere la verità, la coprono di una ulteriore cortina fumogena".
Ma attorno al Cerisdi restano altri misteri: i sospetti di Genchi sono stati confermati dal pentito
Angelo Fontana, ex boss dell'Acquasanta ("Vincenzo Galatolo mi disse che Gaetano Scotto andava verso l'Utveggio per incontrare persone dei servizi". Scotto è fra gli scagionati della strage, ma i pm di Caltanissetta hanno aperto comunque un nuovo fascicolo d'indagine, che è parallelo ad un altro delicato capitolo già all'esame della Procura, quello relativo alla scomparsa dell'agenda di Borsellino. Scrivono i pm: "L'eventuale ruolo di soggetti esterni a Cosa nostra potrebbe incidere sui tempi e le modalità di attuazione di una strage già programmata da parte dell'organizzazione mafiosa". Ma i servizi deviati restano ancora solo un'ombra.
Salvo Palazzolo (palermo.repubblica.it, 29 ottobre 2011)