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Una mattinata all’insegna della verità PDF Stampa E-mail
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Scritto da Lara Borsoi   
Giovedì 01 Dicembre 2011 22:09
1° dicembre 2011, Fermo. Lunedì 28 Novembre a Monterubbiano nella spendida cornice del Teatro Pagani, Salvatore Borsellino, moderato dal Capo Redattore della rivista AntimafiaDuemila Anna Petrozzi, ha incontrato le scuole medie del comprensorio. L’incontro è stato organizzato dal Comune di Monterubbiano, la Provincia di Fermo e AntimafiaDuemila grazie all’impegno degli Assessori Comunali Meri Marziali, Ciucani Antonio e dall’Assessore Provinciale Giuseppe Buondonno.

L’ingegnere Borsellino ha spiegato a circa 150 ragazzi chi era Paolo Borsellino, il lavoro che svolgeva  e il grande prezzo che ha dovuto pagare in nome della giustizia. Un approfondimento importante per i ragazzi che hanno ascoltato l’esperienza di quest’uomo che da vent’anni chiede la verità sulla morte del fratello e sulla misteriosa sparizione dell’Agenda Rossa, tanto da fondare il movimento “Agende Rosse”.
Il ricordo toccante della strage, dei corpi dilaniati dallo scoppio dell’autobomba in Via D’Amelio e il compito affidato dalla madre a Salvatore e Rita Borsellino di andare nelle scuole per mantenere viva la memoria di Paolo e chiamare con il loro nome gli eroi della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Il fratello del giudice ha ricordato l’amara scelta di trasfersi a Milano per scappare da  Palermo, da quella maledetta mafia che sottomette tutti e tutto, coinvolgendo i ragazzi in un fine ragionamento:
“Secondo voi, chi ha fatto la scelta giusta? Mio fratello che è rimasto ed è morto per il suo Paese, o io che che mi sono trasferito a Milano ed ora sono qui vivo che vi parlo?”. Prontamente i ragazzi hanno risposto “Paolo” e l’ingegnere ha spiegato che quella mafia a cui lui aveva pensato di poter sfuggire ora è presente più forte che mai a Milano dove lui credeva non sarebbe arrivata mai, mentre suo fratello è sì morto, ma il suo esempio continua a cambiare le persone, continua ad attirare nella lotta alla mafia migliaia di giovani.
Ha poi raccontato la collusione di uomini di stato con uomini d’onore, la distruzione di Palermo con vere e proprie colate di cemento, la mafia cosiddetta dei colletti bianchi che ha invaso il nord tanto che in questi giorni si è saputo di amministrazioni comunali e paesi completamente dominati dai clan.
Verso il termine dell’incontro, Salvatore Borsellino ha risposto alle domande molto interessanti degli studenti, citando una frase molto famosa del fratello utilizzata come slogan del movimento delle “Agende Rosse”: “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”. Una frase che racchiude tutto l’amore, la fede profonda realizzata in quel percorso che lo ho portato a contemplare la morte tanto da preparare i suoi figli alla separazione negando loro anche le carezze sperando di diminuire la loro sofferenza.
La storia di Paolo Borsellino non è semplice da raccontare, ma il messaggio importante risaltato anche dalla moderatrice “Ricordatevi ragazzi che siete voi con la vostra correttezza, la vostra attenzione, con la vostra coscienza e presa di posizione a cambiare le cose” è stato accolto con entusiasmo dai ragazzi.
Borsellino ha voluto poi concludere con le parole di Rita Atria scritte prima di morire: “ È possibile sconfiggere la mafia solo se prima sconfiggiamo la mafia dentro noi stessi.”


Lara Borsoi (www.antimafiaduemila.com, 1 dicembre 2011)









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