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Manca, non è stato omicidio di mafia PDF Stampa E-mail
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Scritto da Stefania Moretti e ViterboNews24   
Sabato 03 Dicembre 2011 10:04
Attilio Manca, l'urologo trovato morto nel 2004 Attilio Manca, non è stato omicidio di mafia.


E’ arrivata ieri mattina l’ordinanza del gip Salvatore Fanti sul caso di Attilio Manca, il giovane medico trovato morto sette anni fa nella sua casa a Viterbo.

Il giudice per le indagini preliminari ha archiviato la posizione di quattro dei dieci indagati, disponendo nuove indagini sugli altri sei. Per tutti, l’accusa formulata dal pm Renzo Petroselli è quella di aver ceduto stupefacenti all’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Da qui il decesso, che non sarebbe stato, quindi, un suicidio, come si è pensato inizialmente, ma una conseguenza dell’assunzione di stupefacenti.

Per i Manca, Attilio non faceva uso di droghe, né voleva uccidersi. La sua morte, secondo la famiglia, è avvenuta per mano mafiosa, dopo il viaggio in Francia durante il quale, sempre a detta dei Manca, Attilio avrebbe operato il “capo dei capi” Bernardo Provenzano. Intervento che lo avrebbe reso un testimone scomodo e, quindi, da eliminare.

Ma per Fanti, pronunciatosi dopo quasi un anno e mezzo, l’ipotesi Provenzano non regge e lo spiega a chiare lettere nella sua ordinanza: tutte le 32 richieste di investigazioni suppletive avanzate dall’avvocato dei Manca, Fabio Repici, sono state rigettate. Tra queste, anche le analisi delle eventuali impronte digitali sulle siringhe trovate in casa del medico.

Era il 12 febbraio 2004 quando Attilio Manca fu trovato senza vita nel suo appartamento viterbese di via Santa Maria della Grotticella. Sul braccio sinistro aveva i segni di due iniezioni. L’autopsia accertò che la morte era dovuta all’effetto di tre sostanze: alcolici, eroina e Diazepam, il principio attivo del sedativo Tranquirit.

da: Tusciaweb.eu




Secondo il Gip la morte è stata causata da un micidiale mix di eroina e sedativi

 

VITERBO – Fu un micidiale mix di eroina, tranquillanti e alcol a uccidere Attilio Manca e non la mafia, come hanno sempre sostenuto i suoi genitori. Sono le conclusioni cui è giunto il Gip Salvatore Fanti, quasi un anno e mezzo dopo il ricorso presentato dalla madre e dal padre del giovane urologo siciliano in servizio all’ospedale di Belcolle, contro la richiesta di archiviazione dell’inchiesta presentata dalla procura della Repubblica. La terza della serie, impugnata dal legale della famiglia Manca come le due precedenti.

I genitori sono convinti che il figlio, trovato morto nella sua casa in via Santa Maria della Grotticella nel febbraio 2004, sia stato ucciso da Cosa Nostra per eliminare un testimone scomodo del viaggio compiuto da Bernardo Provenzano a Marsiglia per farsi operare alla prostata. Viaggio durante il quale Manca sarebbe stato costretto ad assistere il boss.

A sostegno delle loro tesi hanno portato una serie di elementi: Attilio non si sarebbe potuto iniettare l’eroina nel braccio sinistro perché era mancino; la strana visita compiuta a Viterbo da un suo cugino, appartenente a un clan mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto, città natale del medico; le insistenti richieste di restituzione del corpo alla famiglia fatte da un altro parente alla procura a nome dei genitori che, invece, erano all’oscuro di tutto; l’impronta digitale trovata nel bagno di casa di Attilio che non appartiene a nessuna delle persone che la frequentavano abitualmente ed altro ancora. Tanto che il loro legale aveva presentato ben 32 richieste di indagini suppletive. Ma sono state tutte respinte dal Gip.

L’ordinanza del Gip dispone l’archiviazione delle posizioni di quattro delle dieci persone iscritte a vario titolo nel registro degli indagati, ordina invece il proseguimento dell’inchiesta per altre sei, accusate di aver venduto l’eroina al medico.

E’ probabile che la faglia Manca decida di impugnare anche l’ordinanza del Gip. “Decideremo il da farsi dopo aver valutato le motivazioni – dice il loro avvocato -, tuttavia riteniamo che molte delle nostre obiezioni non abbiano avuto risposta”.

da:
ViterboNews24.it












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