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Sviluppi nelle indagini sulla morte di Attilio Manca e sul falso dossier contro Adolfo Parmaliana PDF Stampa E-mail
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Scritto da Lorenzo Baldo   
Sabato 03 Dicembre 2011 19:36
Giustizia: no archiviazione per morte Attilio Manca; rinviato a giudizio Franco Cassata per falso dossier Parmaliana

3 dicembre 2011
. Nell’arco di 24 ore i media hanno rilanciato due notizie che hanno come sfondo la città di Barcellona Pozzo di Gotto (Me). Prima notizia: lo scorso 2 dicembre il gip di Viterbo, Salvatore Fanti, ha rigettato la terza richiesta di archiviazione avanzata dal pm Renzo Petroselli sul mistero del decesso dell’urologo barcellonese, Attilio Manca. Secondo le prime indiscrezioni il giudice avrebbe stabilito che la strana morte del 34enne avvenuta nella cittadina laziale il 12 febbraio 2004 sarebbe da addebitarsi ad una overdose di stupefacenti. Per il giudice l’ipotesi che il giovane urologo (all’epoca uno dei pochi esperti in Italia in chirurgia laparoscopica) potesse essere stato eliminato dalla mafia dopo essere stato “utilizzato” per curare Bernardo Provenzano a Marsiglia sarebbe quindi priva di riscontri. La pista che rimane in piedi e per la quale il gip ha chiesto un ulteriore approfondimento rimane quella della cessione di stupefacenti che avrebbe causato la morte all’urologo barcellonese.
Resta però da chiarire la ragione per la quale sul braccio sinistro di Attilio Manca siano stati trovati due segni di iniezioni quando lo stesso urologo era un mancino puro. Così come bisognerà spiegare il motivo per il quale Attilio è stato ritrovato con il setto nasale deviato e numerose ecchimosi sparse su tutto il corpo. Strani elementi per un suicidio, così come per un’ipotetica serata solitaria a base di droga finita male. E i misteri non finiscono qui.
La figura del cugino del giovane urologo, Ugo Manca (condannato in I° grado per traffico di droga e assolto in appello), già frequentatore di personaggi di interesse investigativo come il pregiudicato Angelo Porcino o come Rosario Cattafi, ex avvocato nonché “compare di anello” del boss Giuseppe Gullotti, rappresentante di Cosa Nostra nel barcellonese, resta a tutt’oggi alquanto emblematica nel mistero che ruota attorno alla morte di Attilio. Dubbi e interrogativi che però non sono mai stati sciolti da riscontri oggettivi. L’interrogativo sulla presenza di un’impronta di Ugo Manca nel bagno dell’appartamento di Attilio ritrovata dopo la sua morte non ha mai avuto risposta. Lo stesso Ugo Manca ha sempre ribadito che quell'impronta poteva averla lasciata nell'unica occasione in cui, a suo dire, era stato ospite del cugino e cioè il 15 dicembre 2003, in quanto si era recato a Viterbo per un'operazione di routine eseguita dallo stesso Attilio il giorno successivo. I genitori del giovane urologo hanno riferito agli investigatori che erano stati a trovare il figlio per le festività natalizie di quello stesso anno. In quella occasione la madre aveva provveduto ad un'accurata pulizia dell'appartamento del figlio, compreso il bagno nel quale era stata poi ritrovata l'impronta di Ugo Manca. L’approfondimento chiesto dal gip relativo alla pista della droga potrà fare luce su aspetti della vicenda che non hanno avuto la necessaria attenzione nelle prime indagini sulla strana morte di Attilio Manca. Che ancora attende giustizia.

La seconda notizia rimbalza sulle pagine del Corriere della Sera dell’edizione odierna: il procuratore generale di Messina, Franco Cassata, risulta imputato per diffamazione pluriaggravata. Il decreto di citazione a giudizio emesso dalla procura di Reggio Calabria nei confronti di Antonio Franco Cassata, già indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, riguarda il dossier anonimo contro il professor Adolfo Parmaliana morto suicida il 2 ottobre 2008. Cassata sarebbe l’estensore di quelle 30 pagine redatte alcuni mesi dopo la morte di Parmaliana e spedite a diversi destinatari tra cui lo scrittore Alfio Caruso, autore del libro “Io che da morto vi parlo” dedicato alla storia dell’ex ordinario di chimica a Messina. Lo scopo del dossier era quello di screditare pesantemente la figura di Adolfo Parmaliana attraverso vergognose calunnie. Una vera e propria “vendetta” per tutte le sue denunce contro un sistema di potere politico-mafioso-giudiziario radicato nella provincia di Messina (che erano costate allo stesso Parmaliana un rinvio a giudizio per diffamazione e che lo avevano gettato nello sconforto fino a suicidarsi, ndr). Franco Cassata è formalmente imputato per “diffamazione con l'aggravante dei motivi abietti di vendetta”. E anche in questo caso la città di Barcellona Pozzo di Gotto fa da cornice. L’attuale procuratore generale di Messina è nativo proprio della cittadina del Longano recentemente colpita dall’alluvione. Su di lui pesano come macigni le interrogazioni parlamentare di Antonio Di Pietro e Giuseppe Lumia, così come le ripetute denunce dell’europarlamentare Sonia Alfano e dell’avvocato Fabio Repici. Sotto i riflettori è finita più volte l’appartenenza di Franco Cassata al circolo para massonico di Barcellona Pozzo di Gotto “Corda Fratres” tra i cui iscritti figuravano personaggi inquietanti come Saro Cattafi e Giuseppe Gullotti (mandante dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano) di cui abbiamo già parlato per il caso di Attilio Manca. Nella sua ultima lettera prima di uccidersi il prof. Parmaliana fu molto chiaro. “La Magistratura barcellonese/messinese – lasciò scritto – vorrebbe mettermi alla gogna vorrebbe umiliarmi, delegittimarmi, mi sta dando la caccia perché ho osato fare il mio dovere di cittadino denunciando il malaffare, la mafia, le connivenze, le coperture e le complicità di rappresentanti dello Stato corrotti e deviati. Non posso consentire a questi soggetti di offendere la mia dignità di uomo, di padre, di marito di servitore dello Stato e docente universitario”. A distanza di qualche anno dalla sua morte la giustizia comincia finalmente a fare il suo corso.


Lorenzo Baldo (antimafiaduemila.com, 3 dicembre 2011)



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