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Le trattative tacite ed espresse tra Stato e Cosa nostra. PDF Stampa E-mail
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Scritto da Pippo Giordano   
Lunedì 12 Dicembre 2011 18:46
Ho letto con attenzione la disamina sulle trattative che il giornalista Marco Travaglio ha fatto e recentemente pubblicato. Intanto dissento, che ci siano stati 20 anni di trattative e che le stesse possano essere quantificate in “almeno tre”. Dissento, anche, sul fatto che il collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, abbia in occasione del primo interrogatorio con Borsellino, fatto i nomi di uomini delle istituzioni collusi con Cosa nostra. Mutolo, li fece in maniera del tutto “accidentale” nell'ultimo interrogatorio di quel venerdì 17 luglio 1992 e che tuttavia, non furono verbalizzati. L'avventata pronuncia dei nomi, fece adirare molto Paolo Borsellino, tant'è che si arrabbiò come non avevo mai visto in precedenza. E anche in quell'occasione accese due sigarette contemporaneamente. Io, ero presente nei due casi e conoscevo bene i motivi della contrarietà di Borsellino affinchè i nomi venissero resi noti in quel momento.

Veniamo alle cosiddette trattative.

Occorre stabilire cosa s'intende per “trattative” tra Stato/Mafia. Io, a riguardo ho le idee chiare: idee, formatesi non de relato ma da un 'insieme di vicissitudini che ha accompagnato, non solo la mia crescita giovanile ma anche la mia attività di contrastato a Cosa nostra. Sono giunto alla conclusione che non si può sezionare e quindi classificare come “trattative” il coacervo d'interessi convergenti tra Stato e Mafia, talché le trattative sono amalgamate e fuse a tal punto che è difficile stabilirne contorni in un aula di Tribunale. Il mondo di Cosa nostra è fatto di regole non scritte, ove tutto si manifesta con uno sguardo piuttosto che una stretta di mano ed ecco perché non si può stabilire a priori la genesi della “trattative” o quantificarne il numero: le trattative tra Stato/Mafia, nascono illo tempore per soddisfare gli interessi comuni e purtuttavia, mentre in Tribunale è difficile provarlo, nell'opinione comune assurge come dato di fatto. Il favoreggiamento esterno del politico a Cosa nostra è cosa assi diversa.

Negli anni 70/80, il sito della Favarella dei fratelli Michele e Salvatore Greco, per esempio, era una dependance di esponenti di spicco della politica; una specie di totem a cui si doveva giocoforza rendere omaggio. Tant'è che proprio a Salvatore Greco fu affibbiato il soprannome di “senatore”. Ma anche parte del Clero non disdegnava sporadiche puntatine.

E che dire dei rapporti tra Stefano Bontade e Giulio Andreotti: quando si incontravano -come ha stabilito il Tribunale- di cosa parlavano? Di sport o di anime candide da proporre al Padre eterno?

Sino adesso ho evidenziato le “trattative tacite”, ovvero quelle insite nei rapporti tra Stato/Mafia. Poi ,ci sono le “trattative espresse” che consentono di volta in volta di risolvere problemi nati da forze esterne al sodalizio Mafia/Stato. E, mentre gli omicidi di magistrati, poliziotti e uomini delle istituzioni, compreso la strage di Rocco Chinnici, avevano lo scopo di fermare le indagini contro Cosa nostra, nelle stragi del '93, si evince un diverso fine, ovvero, costringere lo Stato, attraverso il “papello” di Totò Riina, a modificare talune norme carcerarie, come il 41/bis. Ed è lecito supporre che in questo squarcio temporale, una “trattativa espressa” sia intervenuta per far cessare le stragi, come poi in effetti avvenne. Mi auguro che si faccia piena luce.

Infine, vorrei ricordare che la “trattativa tacita” passa anche attraverso l'assegnazione nei punti chiavi delle istituzioni, di uomini che diano garanzie di continuità e garantismo delle “trattative tacite”.

Falcone e Borsellino e tanti altri che si erano opposti a queste “trattative tacite”, hanno pagato con la vita. Ed è verosimile supporre che nella morte di Paolo Borsellino, sia intervenuta, invero, anche una “trattativa espressa”. In buona sostanza, non mi stanco mai di dirlo, che se Cosa nostra è potente lo è diventata, perché taluni pezzi dello Stato lo hanno permesso. Bisognerebbe analizzare la vita di Cosa nostra, partendo dalla seconda decade del secolo scorso, sino ad arrivare ai giorni nostri: i risultati sarebbero strabilianti, specialmente sulle “trattative”, potrei ad iosa portare esempi, ma ho paura di tediare.


Pippo Giordano











 

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