Gli avvocati ottengono la possibilità di effettuare una perizia sul boss
Il boss Bernardo Provenzano non sarebbe in grado di partecipare al processo in cui è imputato di omicidio perché affetto da una grave forma di demenza senile. È questa la tesi dei legali del capomafia che hanno ottenuto dai giudici della terza sezione della corte d'Assise d'Appello di Palermo, la possibilità di effettuare una perizia collegiale sulle condizioni mentali del padrino. MESSE IN DUBBIO LE SUE CAPACITÀ DI INTENDERE E DI VOLERE. Secondo l'avvocato del boss, Rosalba Di Gregorio, Provenzano, colpito da un ictus e ammalato di demenza, non sarebbe più in grado di capire cosa gli accade. Questa sorta di incapacità di intendere e di volere, come ha pubblicato martedì 17 gennaio il Giornale di Sicilia, gli impedirebbe di partecipare validamente al processo in cui deve rispondere dell'omicidio di Ignazio Panepinto, ucciso durante la guerra di mafia degli anni 80. ANCHE PER TOTÒ RIINA CHIESTA UN'ANALOGA PERIZIA. La corte ha incaricato un neurologo, uno psichiatra e un medico legale che hanno il compito di pronunciarsi entro il 15 marzo. Gli stessi giudici hanno invece respinto un'istanza analoga presentata dal difensore di Totò Riina, l'avvocato Luca Cianferoni, secondo il quale il suo assistito è affetto dal morbo di Parkinson. La stessa richiesta è stata invece accolta lunedì 17 gennaio dal giudice dell'udienza preliminare (gup) Giovanni Francolini, che ha affidato al medico legale Paolo Procaccianti la perizia sullo stato di salute di Riina detenuto nel carcere di Opera a Milano.