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Anche Lo Piccolo vuole la revoca del 41 bis PDF Stampa E-mail
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Scritto da Alessandra Ziniti   
Domenica 13 Luglio 2008 09:52

Visto che a "colleghi" dai nomi pesanti è andata bene, perché non provarci? Così devono essersi detto Salvatore e Sandro Lo Piccolo che hanno chiesto al giudice di sorveglianza di Milano, dove sono detenuti da novembre scorso, la revoca del regime del 41 bis che è stata applicata loro subito dopo l´arresto dal ministro di Grazia e giustizia su richiesta dei pm di Palermo.

Il ricorso dei due capimafia di San Lorenzo verrà discusso mercoledì dall´avvocato milanese Maria Teresa Zampogna alla quale i Lo Piccolo si sono affidati. Certo, non sarà agevole per il legale dimostrare la non pericolosità dei suoi assistiti nell´intrattenere rapporti da detenuti "normali" con l´esterno ma le recenti statistiche sulle revoche del regime di carcere duro concesse da tribunali di sorveglianza di mezza Italia a boss mafiosi nell´ultimo anno sono incoraggianti. Resi noti da "Repubblica" la scorsa settimana, i numeri delle revoche del 41 bis hanno scatenato una serie di reazioni e di polemiche e l´intervento del ministro di Grazia e giustizia Angelino Alfano che, dal momento della sua nomina ha firmato già diversi provvedimenti di carcere duro ed ha annunciato un ulteriore giro di vite.
I Lo Piccolo, intanto, ci provano. Chiedono di essere ammessi a vita comune come i detenuti normali o, in subordine, di poter accedere ad un regime meno severo.
Il tam tam delle carceri intanto rivela nuove sconcertanti indiscrezioni sul comportamento di altri boss di prima grandezza detenuti al 41 bis. Come Leoluca Bagarella che, nel carcere di Spoleto, è stato protagonista di una serie di episodi violenti.
Oltre ad aver lanciato dell´olio bollente addosso a un altro detenuto, episodio per il quale è stato condannato a un anno di reclusione, ha pure aggredito un agente della polizia penitenziaria che gli aveva aperto il cancello della camera in cui era rinchiuso. Trasferito in seguito nel carcere di Parma, ha proseguito anche in quell´istituto una serie di proteste, minacciando anche il direttore dell´istituto.
Intanto l´associazione magistrati di Palermo interviene a difesa dei giudici nelle polemiche sull´applicazione del 41 bis. «L´impianto normativo, pur suscettibile di modifiche, - nota l´Anm - viene scrupolosamente interpretato dalla magistratura di sorveglianza, troppo facilmente additata addirittura di favorire esponenti della criminalità, ed è applicato secondo la ratio del sistema, che è essenzialmente quella di impedire contatti di singoli esponenti di organizzazioni mafiose con l´esterno delle strutture carcerarie». La giunta palermitana dell´Anm interviene dopo l´acceso botta e risposta dei giorni scorsi tra il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, e la Camera Penale di Palermo. Il politico aveva bacchettato le decisioni di alcuni magistrati di sorveglianza di revocare il carcere duro ad alcuni capimafia. A difesa dei giudici si sono schierati i penalisti del capoluogo siciliano e in particolare il presidente, Roberto Tricoli. «La giunta - continua la nota - ribadisce che anche in questo delicato settore le condotte professionali di avvocati e magistrati sono sempre state improntate al rispetto reciproco delle relative funzioni e ruoli».

ALESSANDRA ZINITI
Fonte: Repubblica-ed.Palermo, 13 luglio 2008

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