Quel giorno, nei primi mesi del 1983, ero di riposo.
Beppe Montana, mi telefona a casa e mi dice di raggiungerlo a Brancaccio, dovevamo localizzare una raffineria di eroina, collocata in una caverna sotterranea. Con la mia auto mi precipito sul luogo, non distante da casa mia, e partecipo alla ricerca. Ricordo che, dopo vari tentativi, localizzammo la botola che accedeva nella grotta naturale. Scesi per qualche minuto all'interno e subito dopo risalii, lasciando ad altri il compito di repertare le attrezzature e il materiale chimico per la raffineria.
Iniziai a fare un sopralluogo di tutto il territorio circostante, ben da me conosciuto, e mi accorsi che in mezzo alle frasche era occultata una scala. Il luogo era attraversato da un lungo ponte della circonvallazione e nel guardare la struttura, mia accorsi che in una campata c'era un soppalco il cui ingresso era occultato da covoni di paglia. Salii e vidi alcuni borsoni pieni di armi.
Scesi e mi avvicinai a Beppe, dicendogli. “Beppe, oggi siamo proprio fortunati, vieni che ti faccio vedere una Santa Barbara”
Nelle borse trovammo, un mitra sottratto ad una Volante della Polizia, giubbotti antiproiettile, pistole in quantità, di tutte le marche e calibro, silenziatori per fucili e pistole, fucili automatici muniti di visori di puntamento e altri fucili fra i quali un micidiale mitra.
Quel giorno non mi riposai, anzi per catalogare e repertare tutte quelle armi per poi farli esaminare dagli esperti balistici, ci impiegai diverse settimane.
Le immagini sono le uniche che ritraggono Beppe Montana e il sottoscritto e furono mandate in onda dai tutti i telegiornali, ma per motivi di sicurezza legati alla mia persona, Ninni Cassarà chiese e ottenne, un paio di giorni prima della sua morte, di toglierle dai TG, comprese le foto estrapolate e pubblicate su tutti i quotidiani.
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