"Sono stato sempre vittima di accuse infamanti dimostratesi sempre del tutto infondate - prosegue l'ex esponente Dc - ma ho dovuto attendere 17 anni per vedere riconosciuta la mia estraneita' e sopportare due anni di detenzione. E' emerso inconfutabilmente che io sono stato vittima innocente della mafia. L'accusa oggi ipotizza di avere trattato con i mafiosi contro gli interessi dello stato non solo mi offende, ma contrasta pesantemente con una sentenza assolutoria, ormai definitiva, rappresentando una alterazione dei fatti e un tentativo di fare di me il capro espiatorio di manovre occulte, probabilmente quelle che hanno reso impossibile accertare quanto realmente avvenuto in quei tragici anni".
"Per queste ragioni - conclude Mannino - ho scelto di non prestare alcuna collaborazione alle indagini in corso".
"I Pm che inquisiscono perdono ancora una volta l'occasione di ricostruire, almeno sul piano storico un contesto: l'offensiva terroristica di cosa nostra, nell'anno delle stragi, aveva l'obiettivo di travolgere la Democrazia Cristiana e colpire uomini come me per quel che ho fatto per la lotta alla mafia".
Lo ha detto l'ex ministro Dc Calogero Mannino, indagato per attentato a Corpo politico dello Stato, nell'ambito dell'indagine sulla trattativa, dopo essersi avvalso, davanti ai magistrati che lo avevano convocato, della facolta' di non rispondere.
Mannino e' accusato di essere uno dei protagonisti della trattativa tra mafia e Stato e di avere, in questo ambito, fatto pressioni per ottenere le revoche, nel '93, di centinaia di 41 bis per i mafiosi.
"Sono ancora una volta una vittima" ha aggiunto, smentendo di avere contattato l'ex numero due del Dap Francesco Di Maggio sulla questione del carcere duro.
"Nel luglio del '93 - ha spiegato - ero gia' indagato per la tangentopoli siciliana ed ero fuori dalla possibilita' di svolgere qualunque azione politica perche' volevo evitare ogni manifestazione di pensiero ed ogni attivita' politica".
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