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Ingroia: “Così la Cassazione demolisce gli insegnamenti di Falcone e Borsellino” PDF Stampa E-mail
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Scritto da Salvo Palazzolo   
Sabato 10 Marzo 2012 19:52
Ingroia: “Così la Cassazione demolisce gli insegnamenti di Falcone e Borsellino”

Il procuratore aggiunto di Palermo, che ha sostenuto l'accusa nel primo processo a Marcello Dell'Utri, critica la decisione della Suprema Corte che ha disposto un nuovo processo per il senatore Pdl. "C’è chi ha avuto come maestri Corrado Carnevale, chi invece i magistrati del pool antimafia, che avevano teorizzato il concorso esterno per colpire la zona grigia delle complicità con Cosa nostra


Il procuratore generale ha espresso però pesanti perplessità sul reato di concorso esterno contestato a Dell'Utri.

"Curioso che l'abbia detto, ed è anche incoerente con le sue conclusioni. E' la stessa Cassazione a credere al concorso esterno, visto che più volte a sezioni unite, sia con la sentenza Carnevale che con la sentenza Mannino, ha ribadito la configurabilità di questo reato e ha fissato i presupposti per l'applicazione. Sarebbe triste che proprio nel ventennale della strage Falcone e Borsellino si debba mettere una pietra tombale su una delle più importanti e innovative idee giurisprudenziali che proprio Falcone e Borsellino  hanno fondato"

Vogliamo spiegare in quali occasioni Falcone e Borsellino parlarono del concorso esterno?

"Nella sentenza ordinanza del maxiprocesso ter ci sono delle frasi chiarissime. Falcone e Borsellino scrivono che la figura del concorso esterno è la figura più idonea per colpire l'area grigia della cosiddetta contiguità mafiosa. Dunque, il concorso esterno non è un'invenzione della Procura di Palermo, è un insegnamento di Falcone e Borsellino su cui si è continuato a lavorare in questi vent'anni, producendo sentenze di condanna definitive, piccole e grandi. Ora, che si voglia con un colpo di spugna tornare indietro mi pare davvero enorme".

Si aspettava questa decisione della Cassazione?

"Non posso dirmi sorpreso, conoscendo la cultura della prova dimostrata dal presidente Grassi. E' una decisione coerente con la sua impostazione di sempre. C'è chi ha avuto come maestri Corrado Carnevale, chi invece Falcone e Borsellino. E mi sembra pure normale che all'interno della magistratura convivano culture della giurisdizione e della prova diverse. Insomma, c'è una dialettica in corso. Però, sono preoccupato".

Perché?

"La mia sensazione è che questa sentenza e poi il dibattito che strumentalmente ne è scaturito possano rientrare in quel processo di continua demolizione della cultura della giurisdizione e della prova che fu del pool di Falcone e Borsellino. E' triste che ciò avvenga nel ventennale della loro morte, e soprattutto in un periodo così delicato in cui si scoprono e si confermano delle coperture e dei depistaggi che a lungo hanno impedito l'accertamento della verità su quelle stragi vent'anni fa".
 
Si farà dunque un nuovo processo a Marcello Dell'Utri. Pensa che le accuse reggeranno ancora?

"Mi spiace che il procuratore generale abbia liquidato l'impianto probatorio nei confronti di Dell'Utri come un insieme di amicizie e frequentazioni, come se la contestazione principale a Dell'Utri fosse di essere stato amico di mafiosi. Basta conoscere il processo per trovare una miriade di fatti specifici e di contributi concreti che Dell'Utri ha portato negli anni al consolidamento e al potenziamento di Cosa nostra".

Il procuratore generale ha parlato anche di violazione dei diritti dell'imputato.

"Mi pare davvero paradossale che si voglia ergere Dell'Utri a vittima di violazioni di diritti o chissà che, quando tutti i diritti di garanzia dell'imputato Dell'Utri sono stati rispettati. Questo è stato un processo pieno di prove e fatti specifici. In assoluto, uno dei processi per concorso esterno con più prove rispetto a quelli che si sono fatti in questi ultimi vent'anni".


Salvo Palazzolo (da: Repubblica.it)















 

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