E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio.
Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.
“Ragazzi, non accettate raccomandazioni per passare i test all’università o per trovare lavoro"
E’ l’invito che Nino Di Matteo, sostituto procuratore di Palermo, ha rivolto ieri nell’incontro con circa 200 studenti delle III e IV dell’Istituto tecnico e liceo Primo Levi. Agenda Rossa di Paolo Borsellino nella mano, i ragazzi ascoltano e fanno domande. Raccontano della gita scolastica a Palermo, a inizio mese, che li ha portati in Via D’Amelio e a Capaci. Ricordano i film visti e discussi in classe, “I cento passi", “In un altro paese", “Io ricordo". Miriana Fiorello, III S, racconta del gemellaggio con la scuola di Partinico, durante la gita a Palermo:
“Ci hanno parlato di Peppino Impastato - dice -; la lotta alla mafia mi sta a cuore anche perché sono siciliana”.
L’incontro con Di Matteo, a Torino per presentare il suo libro “Assedio alla toga”, s’inserisce nel progetto su giustizia, legalità e solidarietà che da tre anni l‘istituto porta avanti. “Lo scopo è di informare e far riflettere i ragazzi sulle mafie”, spiega Salvatore Bova, docente di Fisica e responsabile del progetto, che integra la normale attività didattica. “In classe simuliamo i processi e vorrei portare i ragazzi ad assistere a uno vero a Palazzo di Giustizia”, aggiunge l’insegnante di Diritto Chiara Cassarino. “Quanto denaro sporco circola nell’edilizia? Lei ha mai subito attentati? Nel suo staff, ha mai scoperto casi di corruzione?”, domandano i ragazzi. Di Matteo, sotto scorta dal ’93, non si tira indietro. Racconta della mafia “dei colletti bianchi, più insidiosa di quella stragista, che s’infila negli appalti, riesce ad ottenere finanziamenti pubblici ed è molto radicata anche al Nord”. Un lungo capitolo, poi, il magistrato lo dedica all’ “anomalia politica italiana, di un parlamento in cui siedono condannati per mafia, e in cui qualcuno ha definito “eroe” un mafioso e assassino come Mangano”. Altro tasto dolente, ” un’informazione troppo spesso lacunosa, carente”. “Cosa possiamo fare noi?”, chiede uno studente. “Non cedere al metodo mafioso di favoritismi e spintarelle - risponde - : fatevi valere per il merito”.