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Cronaca del processo a carico del PG Franco Cassata - Quarta udienza PDF Stampa E-mail
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Scritto da Fabio Repici   
Giovedì 29 Marzo 2012 21:02
Il processo al Procuratore generale di Messina, Antonio Franco Cassata, ha finalmente avuto inizio. Stamattina l’udienza si è aperta innanzi al nuovo Giudice di pace di Reggio Calabria, Lucia Spinella. Prima ancora che iniziasse a dirigere il dibattimento, tuttavia, il nuovo giudice ha dovuto, suo malgrado, assistere alla prima anomalia. Ricordiamo che il primo giudice di questo processo era stato Giandomenico Foti, coordinatore dell’ufficio dei Giudici di pace di Reggio Calabria, e che questi si era astenuto in ragione dei propri rapporti di amicizia e frequentazione con il dr. Cassata. Naturalmente, poiché a giudicare non può essere un amico dell’imputato, la richiesta di astensione di Foti era stata immediatamente accolta dal Presidente del Tribunale di Reggio Calabria, che aveva designato il giudice Antonio Scordo, il quale a sua volta, per raggiunti limiti di età, ha dovuto presto abbandonare il processo. È stato quindi designato, questa volta proprio da Giandomenico Foti, un nuovo giudice, per l’appunto Lucia Spinella, che stamattina, entrando in udienza, è stata preceduta dallo stesso Foti, il quale, prendendo la parola, ha voluto presentare alle parti del processo il nuovo giudice. Garbatamente, chi scrive ha segnalato all’avv. Foti come non fosse molto opportuno (e ritengo fosse anche un po’ ingeneroso per la stessa Spinella) che il nuovo giudice venisse “presentato” (evenienza sconosciuta al codice di procedura penale) dall’amico dell’imputato. Finito questo siparietto, il processo ha avuto regolarmente inizio e, ribadito dal nuovo giudice il provvedimento sull’ammissione delle prove richieste dalle parti, è stato sentito il luogotenente dell’Arma Giuseppe Musarra, primo testimone indicato dal pubblico ministero. Musarra ha raccontato come, comandando al tempo la Stazione dei carabinieri di Patti, ebbe notizia, il 2 ottobre 2008, dell’avvistamento dell’auto di Adolfo Parmaliana sul viadotto autostradale di Patti Marina e del rinvenimento del cadavere di Adolfo, quaranta metri più giù. Sull’auto vennero ritrovati due post-it, con i quali Adolfo aveva segnalato che la sua “ultima lettera”, nella quale aveva spiegato le ragioni del suo suicidio, si trovava sulla scrivania del suo studio. Lì – ha proseguito Musarra – il testamento morale di Adolfo Parmaliana venne nel pomeriggio di quel triste giorno prelevato dai carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, e in particolare dal Tenente Salvatore Ferraro. Proprio il Tenente Ferraro sarà esaminato alla prossima udienza, che si terrà giovedì prossimo.

Fabio Repici






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