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Massimo Ciancimino chiede udienza in Commissione Antimafia PDF Stampa E-mail
Documenti - I mandanti occulti
Scritto da Redazione AntimafiaDuemila   
Mercoledì 18 Aprile 2012 17:40
ciancimino-massimo-big0Massimo Ciancimino chiede di essere sentito dalla Commissione parlamentare Antimafia sulla questione della Trattativa. Lo annuncia lui stesso, sostenendo che dalla conversazione potrebbe emergere una lettura interessante sui fatti relativi alle indagini del biennio stragista ’92-’93.


Il figlio dell’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino, decide così di riprendere le mosse del padre che molte volte fece richiesta di audizione, sempre negata, dalla Commissione Antimafia, per affrontare il tema del progetto criminale di Cosa Nostra in cui a suo parere rientrava il delitto dell’on. Lima. Un omicidio, affermava il politico mafioso, “di quelli che vanno oltre la persona della vittima e puntano in alto, un avvertimento, come si suol dire”. Un’analisi fatta da un osservatore privilegiato delle dinamiche interne a cosa nostra, che alla trattativa stato-mafia aveva partecipato attivamente. “Sono stato, per molti anni, - aveva infatti detto don Vito - testimone ed in parte protagonista di un certo contesto politico. Sono convinto che questo delitto faccia parte di un disegno più vasto, un disegno che potrebbe spiegare altre cose, molte altre cose”. La Commissione però non lo convocò nel ’92 e nemmeno quando nel ’93, all’indomani delle stragi di Palermo, deliberò per ascoltarlo. Chissà che questa volta non decida di sentire suo figlio che ieri su un altro capitolo giudiziario si è visto prorogare le indagini su un presunto riciclaggio avvenuto in Romania in relazione ai soldi illeciti del padre.

Il Gip Piergiorgio Morosini ha infatti ordinato alla Procura un supplemento d’indagine di centoventi giorni, negando l’archiviazione avanzata dall’ufficio inquirente. In questo tempo i pm Lia Sava e Roberta Buzzolani dovranno interrogare alcuni testimoni tra cui la moglie dell’imprenditore, in passato in affari con Massimo Ciancimino, Romano Tronci. Questo perché nel corso di una perquisizione eseguita nel 2011 dagli agenti della Dia di Caltanissetta in un ufficio a Milano, nella memoria di un pc, sarebbe stata ritrovata una lettera forse scritta dalla donna, Santa Sidoti, nel 2007, in cui parrebbero collegate le stragi Falcone e Borsellino agli affari romeni dell'ex sindaco di Palermo. Nella missiva si farebbe riferimento agli interessi in Romania delle società Agenda 21, Sirco, Azalea ed Ecorec, tutte finite sotto sequestro. Era stata poi la Procura a chiedere l'archiviazione poiché i pm non erano riusciti a raccogliere elementi sufficienti per sostenere in giudizio l'accusa. La difesa di Ciancimino jr., impegnata sul fronte del riciclaggio estero, a Palermo è presa invece a dimostrare la non pericolosità dell’esplosivo trovato nella sua abitazione di via Torrearsa l’anno scorso. Secondo i periti dell’accusa infatti il carico d’esplosivo avrebbe potuto far esplodere a contatto con l’acqua un’intera palazzina, mentre per quello della difesa la carica non avrebbe potuto deflagrare, tantoché durante la perquisizione i militari avrebbero facilmente maneggiato la busta con l’esplosivo. Sarà ora una perizia disposta dalla Procura a chiarire il quadro. Intanto una parte dei candelotti trovati sotterrati nel giardino di Massimo Ciancimino, verrà fatta esplodere in una cava in provincia di Bergamo. Il modo più pratico attraverso il quale sarà possibile accertare il potenziale esplosivo della dinamite.

da: AntimafiaDuemila.com

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