Davanti alle difficoltà non bisogna arrendersi.
Al contrario, devono stimolarci a fare sempre di più e meglio, o superare gli ostacoli per raggiungere i risultati che ci siamo prefissati.
Fino ad ora il reato di voto di scambio con la mafia è stato punito (raramente) soltanto in conseguenza della prova di un versamento di denaro in cambio del sostegno politico-elettorale. Si sa, la mafia è furba e la malapolitica lo è anche di più. Aggirare l’ostacolo in questo caso è semplice: per non essere puniti basta promettere qualcosa di diverso dal denaro. Appalti, favori, assunzioni. Tale condizione consente alla mafia di infiltrarsi senza difficoltà alcuna nei meccanismi elettorali democratici e di negare ai cittadini la sacrosanta libertà di scelta.
Così la Fondazione ha lanciato un appello al Governo e al Parlamento affinché venga riformato l’articolo di legge sul reato di voto di scambio con la mafia. Bisogna fare in modo che il politico che promette favori e utilità al mafioso in cambio dei voti, possa essere punito in modo esemplare. Soltanto così potremo dire di contrastare la corruzione e la mafia, mefitici fenomeni che impediscono lo sviluppo socio-economico e democratico del Paese. L’articolo 416 ter, pertanto, andrebbe così riformulato: “La pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416 bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416 bis in cambio della promessa di denaro o di altre utilità per sé o per un terzo”.
Pertanto faccio mio questo appello chiedendo al Governo e ai parlamentari italiani di portare avanti la proposta in modo serio e urgente e personalmente mi impegnerò affinché questo argomento venga trattato col medesimo approccio anche a livello europeo durante i lavori della CRIM, in memoria di tutte quelle vittime di mafia che per schierarsi dalla parte dello Stato hanno dato la vita. E’ tempo di riconoscere concretamente il loro sacrificio. Non bastano le medaglie, non bastano le commemorazioni. C’è bisogno di giustizia. Questo potrebbe essere un segnale significativo per testimoniare la memoria concreta del ventennale delle stragi; molto meglio di una corona di fiori che ricorda uno Stato che non ha protetto i suoi servitori da sé stesso.