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Home Rubriche Sabato 23 Maggio 1992.
Sabato 23 Maggio 1992. PDF Stampa E-mail
Rubriche - Le vostre lettere
Scritto da Una cittadina che crede nella giustizia   
Martedì 22 Maggio 2012 16:16

Non fu un sabato come un altro per me che allora frequentavo Giurisprudenza in una grande città del centro Italia. Quel pomeriggio stavo studiando Diritto Privato,ricordo ancora il capitolo del libro (l'Eredità), mi ero appena  trasferita in quella nuova casa con altre colleghe e non avevo ancora la TV: ad un certo punto sentii provenire dalla stanza accanto il volume alto del televisore e mi alzai per "dirgliene quattro a quella mia amica che continuava a disturbare". Arrivata davanti alla porta aperta vidi lei con gli occhi sbarrati che fissava lo schermo, poi, girandosi verso di me, con gli occhi  diventati tristi all'improvviso, mi disse: -Hanno ammazzato il tuo "Giudice"-.
Non capii più nulla, mi sembrava di aver compreso male le parole, non poteva essere, no Falcone doveva essere immortale, per noi che lo seguivamo, era un eroe; un eroe che tutti ammirano e difendono perchè, un pò come gli eroi dei fumetti, è immortale. Invece era vero, quella scellerata mano ci era riuscita, aveva compiuto l'ultimo atto di una battaglia iniziata anni prima tra il Giudice di Palermo e Cosa Nostra. Risposi alle parole della mia amica piangendo e imprecando, dissi  che non poteva essere, che lui era scortato, era sorvegliato a vista dappertutto per cui poteva essere ferito ma ucciso no. Incominciai pian piano a guardare lo schermo, arrivavano le prime immagini dell'Autostrada sventrata, l'auto di  Falcone era ricoperta di terra fin su il parabrezza, l'auto davanti invece era divenuta una carcassa proiettata a metri di distanza. All'interno vi erano i  suoi angeli, coloro che lo avevano protetto questa volta non vi erano riusciti,
erano saltati in aria prima di lui. Ricordo lo sconforto che mi assalì, mi passavano in mente tutte le vicende che, negli anni precedenti, avevo seguito seppur da lontano, non conoscendolo personalmente. Ritornavo indietro con la  memoria a quando avevo 13/14 anni e vedevo per la prima volta il Giudice Falcone in TV che parlava di Criminalità Organizzata e Cosa Nostra, all'epoca il reato di Mafia (oggi perseguito con il 416/bis) non era nemmeno contemplato dal  codice, sarebbero dovuti morire Pio La Torre e Dalla Chiesa per arrivare all'approvazione di quell'articolo. Un turbinio di ricordi e di emozioni mi pervasero l'animo; ricordi spiccioli come le interviste, i filmati, gli articoli sui giornali e ricordi diversi come le manifestazioni che si facevano alle scuole superiori quando il Pool veniva attaccato da Politici e, a volte, persino da loro colleghi stessi. Noi che allora eravamo studenti, ma coscienti della situazione, manifestavamo ed eravamo mosche bianche in un'Italia che ancora non aveva preso coscienza del problema mafia.

La maggior parte di coloro che studiavano Giurisprudenza lo facevano perchè volevano seguire le orme del Giudice Antimafia, l'unico sino ad allora, che insieme a pochi altri aveva capito come si poteva combattere il fenomeno mafioso. Aveva capito che per stanare i criminali bisognava seguire il flusso di danaro enorme che proveniva dalla Sicilia per poi diramarsi verso il nord Italia e soprattutto all'Estero. Aveva intuito che alcuni uomini di cosa nostra,se avessero avuto la possibilità, avrebbero collaborato; si badi non perchè pentiti ma per svariati altri motivi come ad esempio vendicarsi di ciò che la mafia aveva fatto loro oppure ottenere benefici sulla pena. Così si iniziò a parlare del "Metodo Falcone"che anche gli studenti di Legge conoscevano e...studiavano. Ricordai,in quell'istante,tutti gli amici e colleghi di Falcone che erano stati trucidati con i loro più stretti collaboratori. Quella sera del 23 Maggio non si riusciva ad andare a riposare,sembrava che la maggior parte(per lo meno la parte onesta e civile)del popolo Italiano avesse perso un amico di famiglia. Nell'aria era palpabile la tristezza come quando verso le 20 andammo alla mensa universitaria con la scusa di distrarci e mandar giù un boccone. Ci sedemmo,ci accorgemmo di essere in pochi,eppure era periodo di esami quindi nessuno tornava a casa per il fine settimana,invece quella sera l'Italia si era fermata costernata e ferita tutta nella sua interezza. Certamente non tutti si addolorarono per l'attentato,di sicuro non lo fecero coloro che l'avevano ideato,provato e portato a termine così come non si dispiacquero quei Politici che tanto avevano avversato Falcone e che erano collusi o corrotti. Furono giorni tristissimi e lo sarebbero stati per tutta quell'estate alla luce degli eventi che si consumarono il 19 Luglio, solo 57 giorni dopo. Forse l'unico risultato postitivo di quel 23 Maggio fù il risveglio delle coscienze dei Palermitani onesti,la presa di posizione nei  confronti della criminalità da parte di alcuni(per la verità pochi)  Organi dello Stato. Vi fù la ferma condanna(si disse allora)di un atto cosi abominevole.
I cittadini capirono che la Mafia poteva,così come aveva già fatto,colpire chiunque  e in qualunque momento, indipendentemente che si fosse Servitori  dello Stato o cittadini, compresi donne bambini;veniva sfatato il mito per cui la mafia colpiva solo loro stessi e chi combatteva contro di loro. A Palermo si videro manifestazioni, lenzuoli bianchi ai balconi,mamme con bambini che manifestavano contemporaneamente conto la Mafia e lo Stato ,contro le Istituzioni, ed era la prima volta che accadeva ciò.La rabbia salì ancor più dopo il 19 Luglio, quell'estate sembrava... non finisse mai. Io pian piano ripresi la marcia,feci quello che era il mio dovere di studente all'Università.

Dopo 20 anni tante cose,in questo paese, sono cambiate. Sono cambiati Governi, Leggi, le regole del sistema penitenziario(con l'applicazione del carcere duro per i mafiosi con D.L. dell'8 giugno 1992),tanto di quello che è avvenuto fu  dovuto a quella strage. A volte ci è sembrato che lo stato andasse in senso opposto con la modifica di Leggi tanto desiderate proprio da Giovanni Falcone come quando fù integrata la Legge sui collaboratori nel 2001,a volte ci siamo sentiti persi per la scarcerazione di mafiosi per la decorrenza dei termini o perchè le motivazioni della sentenza tardavano ad arrivare ed allora il nostro pensiero andava a Lui,a tutti coloro che in questo Stato avevano creduto. Io in questi 20  anni non ho mai smesso di crederci,non ho voluto far parte del mondo  Giudiziario per scelte familiari ma non ne sono  affatto pentita. Faccio comunque ciò che tutti i cittadini onesti dovrebbero fare:combatto contro il sistema della mentalità mafiosa con ogni mezzo lecito che lo Sato ci mette a disposizione. Combatto quando vado in un ufficio a chiedere un certificato che mi spetta di diritto ma gli impiegati tergiversano aspettandosi di essere implorati o di ricevere regalie,combatto se vedo delle omissioni da parte delle Amministrazioni nei nostri confronti,lotto quando ci sono associazioni che reclamano determinati diritti,firmo (sempre con cognizione di causa)proposte di Leggi Popolari e richieste referendarie,denuncio determinati atti che colpiscono la comunità qualora siano interessi collettivi o anche dei singoli, faccio, praticamente, tutto quello che normalmente in un paese civile dovrebbero fare tutti, nient'altro che questo. Capisco che a volte l'ignoranza e la paura, riguardo determinate cose, regnano  sovrane ma proprio in quei momenti cerco di convincere e spiegare alla gente con cui mi capita di parlare quanto sia forte la volontà e la forza di un popolo. Penso che questo sia dovuto proprio agli insegnamenti  a noi lasciati  dal "Mio Giudice"oltre ad una buona dose di valori che mi sono stati trasmessi dai miei genitori e da splendidi insegnanti. Adesso vivo dove sono nata cioè in un paesino del sud dove la mafia vorrebbe
essere padrone del territorio,ho 40 anni, un bambino ed un marito stupendi,quest'ultimo lavora nell'ambito della Giustizia;è un Sottufficiale responsabile di un reparto specialistico dove ci si occupa di indagini sulla criminalità organizzata,ha scelto lui di fare questo lavoro e non per danaro (come tanti pensano si possa fare), non vi sarebbero soldi adeguati a ciò che fà e rischia.
No, lui ha scelto perchè è cresciuto con gli stessi valori ed insegnamenti che ho avuto io, seguendo  le vicende di Palermo degli anni 80, ha deciso di arruolarsi,l'ha fatto pochi giorni dopo il 23 Maggio,quasi a dare un senso alla morte di quegli uomini e tanti suoi colleghi,per continuare in nome loro. Non è stata facile la scelta di intraprendere questa strada, non tanto per le difficoltà di studio ma soprattutto per la coscienza che una volta intrapresa difficilmente si potesse tornare  indietro. Nel suo lavoro affronta tutti i giorni problemi di ordine legislativo e pratico,come le carenze di organico,di strumentazioni adatte al lavoro,di collaborazione con l'Estero,di carenze strutturali degli uffici;tutte cose che a volte lo sconfortano ma mai un tentennamento su quella scelta,mai. Cerco di stargli vicino per quanto è possibile fare,resto in silenzio quando torna  a casa scuro in volto e sconfortato,lo vedo scrivere fino a tardi quando il lavoro non lo finisce in ufficio,passa notti e giorni, a volte,fuori casa. La mattina esce e...non sa mai a che ora si possa rientrare e se si rientrerà a casa. Scrivo tutto ciò a memoria delle future generazioni,per coloro che quei fatti non li hanno vissuti perché  troppo piccoli o perché  non c'erano. Vorrei che i ragazzi che oggi hanno 20 anni  capissero chi fosse per noi,ragazzi di allora,Giovanni Falcone;vorrei che comprendessero perché  era il nostro"Giudice",perché  in un mondo così colluso e corrotto noi ,all'epoca,trovammo la forza di reagire. Noi abbiamo fatto  e continuiamo a fare ciò che ci sembrava  più giusto per onorarlo e ricordarlo ma tocca anche ai ragazzi di adesso e del futuro fare in modo che quei sani ,saldi e imprescindibili principi camminino con le loro gambe,in nome della verità e della Giustizia perché  uno Stato senza verità e Giustizia non può essere uno Stato libero e democratico. Onore ai ventenni e a tutti coloro che lotteranno sempre conto i soprusi camminando a testa alta e non abbassandola mai!

 

Una cittadina che crede nella giustizia

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