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"Bruno Contrada è colpevole" PDF Stampa E-mail
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Scritto da Salvo Palazzolo   
Martedì 29 Luglio 2008 00:03
I giudici: Contrada è mafioso dieci anni all'ex super poliziotto
Repubblica — 26 febbraio 2006   pagina 20   sezione: CRONACA

PALERMO - «Bruno Contrada è colpevole». Ha tradito le istituzioni e i suoi colleghi ammazzati dalla mafia. Il superpoliziotto che nell' anno delle stragi Falcone e Borsellino era il numero tre del servizio segreto civile dovrà scontare dieci anni di carcere. è questo il verdetto della prima sezione della corte d' appello presieduta da Salvatore Scaduti, lo stesso giudice che ha assolto solo a metà Giulio Andreotti, ritenendo che le accuse di mafia prima del 1980 fossero solo prescritte. L' ex capo della squadra mobile di Palermo, che oggi ha 75 anni, è stato invece ritenuto colpevole, senza alcuna attenuante. «Concorso esterno in associazione mafiosa». Quattordici anni dopo il suo arresto e 31 mesi di carcere, si torna alla prima decisione che fu emessa dai giudici del tribunale di Palermo. In appello, era arrivata l' assoluzione, ma nel dicembre 2002 la Cassazione l' aveva annullata, ordinando un nuovo giudizio. Adesso, un giorno e mezzo di camera di consiglio ha chiuso una lunga stagione di udienze. E pochi minuti dopo le 20, Bruno Contrada è uscito dall' aula bunker di Pagliarelli, circondato dai suoi vecchi marescialli ormai in pensione, che non hanno mai mancato un' udienza. Il superpoliziotto ha gli occhi sbarrati, che non reagiscono neanche più ai flash ripetuti dei fotografi. Per lui, parlano gli avvocati: «Non ci sentiamo sconfitti ma trafitti - dice Piero Milio, che sin dalla vigilia di Natale del '92, quando scattò l' arresto, ha difeso Contrada con l' avvocato Gioacchino Sbacchi - il problema resta politico. Il vero sconfitto è lo Stato, perché il dottore Contrada ha sempre lavorato per le istituzioni. Eppure, questo processo si è svolto nell' omertà delle istituzioni. Adesso, tutti aspettano che Contrada muoia per chiudere i misteri d' Italia». La difesa preannuncia ricorso in Cassazione: «Le nefandezze dei pentiti hanno provocato questa condanna». Sono ben 16 i collaboratori di giustizia che accusano Bruno Contrada di essere stato complice dei mafiosi. Il primo fu Gaspare Mutolo, che offrì le sue rivelazioni a Paolo Borsellino, due giorni prima della strage di via d' Amelio. Anche per questo, Contrada è finito per ben due volte sott' inchiesta a Caltanissetta, nel fascicolo dei mandanti occulti delle stragi del '92. Ma per due volte, le accuse sono state archiviate. Non commenta il sostituto procuratore generale Antonino Gatto, che in appello aveva sollecitato un aumento di 6 mesi della condanna: l' ultima cosa che ha chiesto ai giudici è stata l' acquisizione agli atti del processo della sentenza, ormai definitiva, che ha condannato a 10 anni un altro ex capo della squadra mobile di Palermo, quell' Ignazio D' Antone che era l' ombra di Bruno Contrada. E adesso ne condivide il destino. D' Antone è l' unico imputato eccellente ad essere già in carcere per complicità con la mafia. Dopo la sentenza, il pubblico ministero che in tribunale ricostruì per primo quelle complicità, Antonio Ingroia, tiene a precisare: «La decisione di oggi dimostra che i processi di quella stagione hanno avuto un esito tutt' altro che fallimentare. Dispiace solo che siano trascorsi così tanti anni per arrivare sin qui. E non è ancora finita». Era la Procura di Gian Carlo Caselli che volle l' arresto di Contrada cinque mesi dopo la morte di Paolo Borsellino. I pentiti parlavano di cene riservate fra il funzionario e il boss Rosario Riccobono, spiegavano che «era a disposizione» e in regalo aveva ricevuto un' automobile, rivelavano che molti latitanti erano scappati grazie a lui. Ma Contrada ha sempre respinto ogni accusa: venerdì mattina, prima che i giudici entrassero in camera di consiglio, aveva ribadito la sua verità. Ma non è bastato. - SALVO PALAZZOLO

 

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