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Messina: 15 arresti e 15 milioni sequestrati PDF Stampa E-mail
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Scritto da Enrico Di Giacomo   
Martedì 24 Luglio 2012 10:59

24 luglio 2012. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Messina stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del locale tribunale nei confronti di 15 persone indagate per associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose. Contestualmente è in corso un provvedimento di sequestro beni per un valore di oltre 15 milioni di euro riconducibile agli indagati. Al centro delle indagini l'attività estortiva nel settore imprenditoriale e le infiltrazioni negli appalti pubblici del messinese della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, da anni principale riferimento nella provincia per cosa nostra palermitana e catanese. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri oggi alle 10.30.

Fonte: il BLOG del giornalista Enrico Di Giacomo




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I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Messina hanno eseguito 15 ordinanze di cutodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, omicidio, estorsioni, intestazione fittizia di beni e altri reati. Contestualmente, nel corso dell'operazione denominata "Gotha III", sono stati sequestrati beni per oltre 15 milioni di euro.

Al centro delle indagini, suffragate dalle dichiarazioni di collaboranti e testimoni di giustizia, il racket delle estorsioni ai danni di imprenditori e le infiltrazioni negli appalti pubblici da parte della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, da anni riferimento di Cosa nostra palermitana e catanese.

"Gotha III" è il naturale sviluppo investigativo delle operazioni "Pozzo", "Gotha-Pozzo II" e "Gotha II", che dal 2009 hanno decapitato il vertice mafioso barcellonese. Le attività d'indagine del Ros hanno sviluppato i filoni investigativi delle precedenti operazioni antimafia, grazie anche alle ammissioni di alcuni imprenditori edili recentemente colpiti da sequestri dei beni. Ricostruiti ricatti e minacce finalizzati al controllo di appalti e attribuiti dagli inquirenti a Giovanni Rao, 51 anni, Giuseppe Isgrò, 47 anni, Carmelo Salvatore Trifirò, 40 anni, Giuseppe Ruggeri, 47 anni, e Salvatore Campanino, 48 anni.

Al centro dell'indagine anche il triplice omicidio di Sergio Raimondi, Giuseppe Martino e Giuseppe Geraci, uccisi a Barcellona Pozzo di Gotto nella notte fra il 3 e il 4 settembre 1993. Dal delitto erano stati assolti definitivamente gli esponenti mafiosi Carmelo D'Amico e Salvatore Micale: ora sono emersi nuovi riscontri indiziari a carico di Antonino Calderone, all'epoca latitante e poi arrestato nell'ambito dell'indagine "Pozzo". Coinvolto nell'operazione della scorsa notte anche l'avvocato barcellonese Rosario Pio Cattafi, già accusato da vari collaboratori di giustizia di contatti con la mafia barcellonese e catanese e di essere il collettore dei proventi illeciti del clan.


Chiarite dagli investigatori anche le dinamiche interne al clan di Barcellona Pozzo di Gotto dopo la cattura dei boss Bernardo Provenzano, Salvatore e Sandro Lo Piccolo: la famiglia mafiosa barcellonese e quella dei "tortoriciani" riconducibile all'epoca a Sebastiano Bontempo Scavo, 60 anni, sono state rappresentate - fino al momento del suo arresto - dal referente provinciale di Cosa nostra Tindaro Calabrese, alleato dei palermitani Lo Piccolo, con una rottura della storica vicinanza alla cosca mafiosa  catanese dei Santapaola di Catania e senza più il tramite del mandamento mafioso di San Mauro Castelverde.

Indagando su Calabrese sono emerse infiltrazioni mafiose nel Comune di Mazzarrà Sant'Andrea, il suo paese, dove è stato arrestato l'ex tecnico comunale Roberto Ravidà. Calabrese, inoltre, è accusato di aver curato la latitanza a Capo d'Orlando di Gaspare Pulizzi, uomo di fiducia dei Lo Piccolo ed ex reggente, oggi pentito, della famiglia mafiosa di Carini. Pulizzi aveva soggiornato per alcuni giorni nel luglio del 2007 a Capo d'Orlando, con la copertura logistica di Tindaro Calabrese e dell'imprenditore Giovanni Bontempo, arrestato la scorsa notte.

Bontempo è stato raggiunto inoltre da una misura patrimoniale che ha colpito profitti da lui accumulati, secondo l'accusa, grazie alla mafia e alle connivenze di alcuni funzionari di banca, tra i quali Sergio D'Argenio della Banca Popolare di Lodi, che è tra gli arrestati. L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Messina Massimiliano Micali, su richiesta della Dda, ha riguardato anche Carmelo Giambò, già arrestato come responsabile dell'omicidio di Antonio Ballarino, la moglie di Giambò, Giusi Lina Perdichizzi, e Giuseppe Triolo, per i quali l'accusa è di intestazione fittizia dei beni: sequestrato il loro patrimonio.


La  Repubblica (24 luglio 2012)


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