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In Italia: storico omicidio mafioso innesca disputa costituzionale PDF Stampa E-mail
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Scritto da Barry Moody, traduzione di Christina Pacella   
Domenica 02 Settembre 2012 10:02
Roma (Reuters) – Uno dei crimini mafiosi piu' noti  e' tornato dopo vent'anni a tormentare l'Italia, trascinando il capo dello Stato Giorgio Napolitano in una brutta disputa costituzionale durante la corsa decisiva verso le prossime elezioni politche.

La disputa, direttamente collegata all'omicidio del Magistrato antimafia Paolo Borsellino e dei cinque agenti di Polizia della sua scorta avvenuto a Palermo nel luglio del 1992, ha scatenato uno scontro che vede coinvolti organi dello Stato, politici, giudici e mass media.

Lo scontro si e' sviluppato quando Napolitano ha preteso che i PM distruggessero una conversazione registrata avvenuta tra se stesso e una delle 12 persone accusate di aver trattato con boss mafiosi. Critici dicono che la sua azione potrebbe minare il potere investigativo dei Magistrati nei confronti dei politici, aprire la strada ad attacchi politici nei suoi riguardi e dar vita ad una crisi costituzionale.

Il caso e' esploso in un momento in cui il presidente gioca un ruolo fondamentale nella decisione di andare al voto – probabilmente nella prossima primavera – guidando un Paese coperto dal debito verso l'urna elettorale, ponendo fine al governo tecnico del Primo Ministro Mario Monti.

C'e' profonda incertezza sul futuro economico dell'Italia. Incertezza che alimenta l'instabilita' della borsa. Entrambi le parti si accusano a vicenda di strumentalizzare la vicenda per fini politici, indebolendo il presidente in un momento delicato.

Lo scorso giovedì Napolitano stesso in una dicharazione dai toni insolitamente arrabbiati ha fatto riferimento a “manovre oscure e destabilizzanti”. Monti ha detto: “ Siamo davanti ad un attacco strumentale”.

In una nazione dove si guarda ai politici con scetticismo e sdegno, al presidente viene accordato singolare rispetto. E' stato visto come un eroe quando lo scorso Novembre ha posto fine al governo appestato di scandali di Silvio Berlusconi, arruollando Monti per salvare l'Italia da una crisi stile Grecia.

Ma una disputa riguardante investigazioni su presunte trattative avvenute per fermare gli attacchi mafiosi allo Stato ed  ai magistrati, prima e dopo l'omicidio di Borsellino, ha esposto Napolitano ad una serie di critiche molto esplicite.

Napolitano e' divenuto vulnerabile in seguito alle registrazioni di conversazioni telefoniche, disposte dai PM, avvenute tra il capo dello Stato e l'ex Ministro degli Interni Nicola Mancino accusato di falsa testimonianza per aver negato di essere a conoscenza delle trattative. Presumibilmente, durante le conversazioni con il capo dello Stato iniziate lo scorso novembre, Mancino avrebbe chiesto aiuto nel gestire la situazione.

Napolitano dichiara che e' illegale intercettare il presidente, anche indirettamente. E quando i PM hanno respinto questa tesi rifiutandosi di distruggere le registrazioni telefoniche Napolitano si e' appellato alla Corte Costituzionale. Lo stesso dice di non aver nulla da nascondere, che sta difendendo la sua carica quale figura indipendente e al di sopra delle parti politiche. 

La Corte ha promesso di arrivare ad un verdetto entro la fine dell'anno, solamente qualche mese prima delle previste elezioni. Ma l'azione indetta da Napolitano ha gia' causato una tempesta politica con risultati imprevedibili.
 

La Rabbia del fratello


Il fratello di Borsellino, Salvatore si e' rivolto a Napolitano chiedendogli di fare un passo indietro. A Reuters ha dichiarato che l'azione del presidente si pone come: “ostacolo lungo la via verso la verita' e la giustizia in merito al massacro e alle trattative che hanno portato all'omicidio di mio fratello”.

Ha chiesto a Napolitano di rendere pubbliche le conversazioni telefoniche per porre fine alle “manovre possibilmente volte a destabilizzare il presidente e le istituzioni della nazione”.

La maggior parte dei quotidiani e dei partiti politici hanno difeso Napolitano, attaccato comunque dal leader populista emergente Beppe Grillo, da Il Fatto Quotidiano e dall' ex magistrato Antonio Di Pietro, capo del piccolo partito dell'Italia dei Valori.

L'autorevole ex giudice e membro del parlamento Luciano Violante sostiene che questi ultimi facciano del “populismo giudiziario” con l'obiettivo di danneggiare sia Napolitano che il governo Monti.

Giovedì scorso, il settimanale Panorama di proprieta' della famiglia Berlusconi, ha causato un cancan lasciando intendere che le intercettazioni contenevano dichiarazioni sprezzanti fatte da Napolitano nei confronti dell'ex premier, nello stesso periodo in cui veniva sostituito da Monti lo scorso anno.

Per molti anni Berlusconi ha denunciato magistrati detti di sinistra che ripetutamente lo hanno richiamato su diversi fronti, frequentemente per truffa e corruzzione e piu' recentemente per un  vergognoso scandalo sessuale.

Il suo partito, il PDL, ha approfittato della questione per rafforzare la pretesa di passare una legge che limiti l'uso delle intercettazioni telefoniche – usate in passato contro il magnate dei media.

Daniela Santanchè, fuocoso membro del PDL e del Parlamento vicina a Berlusconi, ha dichiarato venerdì scorso che lo stesso dovrebbe essere reintegrato se le intercettazioni dovessero rivelare che Napolitano non e' imparziale.
 

Eroi moderni


L'auto imbottita di esplosivo che ha ucciso Borsellino davanti alla casa di sua madre e' avvenuto in un momento critico nella lotta contro il crimine organizzato.

Il giudice e' morto appena due mesi dopo il suo amico, il procuratore antimafia Giovanni Falcone assassinato in un'esplosione che causo' anche il decesso di sua moglie e dei tre agenti di scorta della Polizia che lo affiancavano costantemente.

Il caso ha avuto una particolare risonanaza perche' i due giudici sono i piu' grandi eroi moderni d'Italia. Molte strade in tutto il Paese portano i loro nomi.

Quest'anno, nell'anno del ventennale dalla loro morte,  il ritratto posto sugli angoli delle strade dei due magistrati - amici sorridenti era inequivocabile. Politici di ogni colore hanno partecipato a cerimonie commemorative, esortando che venisse fatta luce sull'uccisione di questi due uomini, esortando la verita'.

Il mese scorso i procuratori di Palermo hanno rinviato a giudizio sei persone legate alla mafia e altrettanti tra ex uomini dello Stato e ufficiali delle forze dell'ordine, inclusi Mancino e un ex capo dei servizi segreti. I capi di accusa sono collegati a presunte ngoziazioni avvenute tra il 1992 e il 1994.

La mafia avrebbe offerto di porre fine ad una serie di attacchi perpetrati nei confronti di ufficiali, magistrati e politici, incluso Falcone. In cambio chiedevano sentenze e condizioni carcerarie piu' leggere per i condannati mafiosi.

Parlando con Reuters Salvatore Borsellino ha detto che: “ L'omicidio di Paolo e' stato accelerato perche' lui si e' opposto alle trattative. Sarebbe stato comunque ucciso. Era stato gia' deciso. Ma avrebbero preferito non farlo immediatamente dopo la morte di Falcone perche' questo ha causato inevitabilmente una reazione di tutto lo Stato.”

La lotta alla mafia ne e' stata sicuramente avantaggiata e il “boss dei boss” Totò “la bestia” Riina fu catturato nel 1993.

Borsellino ha dichiarato che i magistrati devono chiarire se c'e' stato un coinvolgimento diretto dei servizi segreti nell'omicidio di suo fratello. Questa e' una voce che gira da tempo poiche' un uomo non identificato, un non appartenente alla mafia era presente nel momento in cui l'autobomba che ha ucciso il magistrato venne imbottita di un esplosivo molto difficile da reperire, il semtex, dicono gli informatori.

E' evidente come il caso fosse gia' estremamente rilevante ancorprima che Napolitano venisse trascinato nella disputa costituzionale.

“Se tutti o semplicemente alcuni degli accusati venissero condannati sarebbe una bomba per le istituzioni italiane,” ha detto James Walston, professore di politica all'Universita' Americana di Roma.

“Anche senza condanne, e semplicemente con quello che gia' sappiamo, gli effetti sulle pubbliche istituzioni sono devastanti,” dice ancora.


Barry Moody (Venerdì, 31 agosto 2012), traduzione di Christina Pacella






 

Old mafia killing stirs constitutional dispute in Italy


(Reuters) - One of the mafia's most notorious crimes has returned after 20 years to haunt Italy, dragging head of state Giorgio Napolitano into a nasty constitutional dispute in the run-up to a watershed election next year.

The dispute, connected to the murder of anti-mafia magistrate Paolo Borsellino and his five-strong police escort in Palermo in July 1992, has unleashed a messy clash involving state institutions, politicians, judges and the media.

The clash erupted when Napolitano demanded that prosecutors destroy a taped conversation between him and one of 12 people accused of negotiating with mob bosses. Critics say his action could undermine the power of judges to investigate politicians, open him to political attacks and spark a constitutional crisis.

The case has erupted at a time when the president must play a crucial role, deciding when to call elections - most likely next spring - and shepherding the debt-laden country towards a poll ending Prime Minister Mario Monti's technocrat government.

What will follow is deeply uncertain, adding to market jitters about Italy's economy. Both sides accuse the other of trying to exploit the dispute for political ends and weaken the president at a sensitive moment.

Napolitano himself issued an unusually angry statement on Thursday referring to "dark and destabilizing moves." Monti said: "We are faced by an exploitative attack".

The president is accorded unusual respect in a country where most politicians are viewed with skepticism or contempt, and Napolitano was hailed as a hero when he ended the scandal-plagued premiership of Silvio Berlusconi last November and brought in Monti to save Italy from a Greek-style crisis.

But a dispute over an investigation into alleged negotiations to stop mafia attacks on government and judicial officials before and after Borsellino's murder has exposed him to unusually outspoken attacks.

Napolitano became vulnerable because the prosecutors taped calls made to him by former Interior Minister Nicola Mancino, who is accused of perjury for denying he knew about the negotiations. Mancino was allegedly asking for help in dealing with the case during the calls starting last November.

Napolitano says it is illegal to tap the president, even indirectly, and when the prosecutors denied this and refused to destroy the recording he appealed to the constitutional court. He says he has nothing to hide but is protecting his office as an independent figure above the political fray.

The court has promised to expedite a verdict by the end of the year, only a few months before the expected election date, but Napolitano's action has already created a political storm with unpredictable results.
 

BROTHER'S ANGER


Borsellino's brother Salvatore has called on Napolitano to step down. He told Reuters the president's action was "an obstacle on the road to truth and justice over the massacre and the negotiations, which led to the murder of my brother."

He called on Napolitano to make the call public and put an end to "maneuvers possibly aimed at destabilizing the president and our country's institutions".

Most mainstream papers and major parties have defended Napolitano but he has been attacked by rising populist leader Beppe Grillo, the Fatto Quotidiano daily and former magistrate Antonio di Pietro, who leads the small Italy of Values party.

Influential former senior judge and member of parliament Luciano Violante alleges they represent "judicial populism" aimed at damaging both Napolitano and the Monti government.

On Thursday, Panorama magazine which is owned by Berlusconi's family, caused new uproar when it alleged the phone taps included Napolitano rudely disparaging the former premier at the same time he was replacing him with Monti last year.

Berlusconi has for years denounced left-wing magistrates who have brought repeated cases against him, most frequently for fraud and corruption, but recently over a lurid sex scandal.

His PDL party seized on the affair to reinforce their demand for a law restricting taps - often used in the past against the media magnate.

Daniela Santanchè,
a fiery PDL member of parliament close to Berlusconi, said on Friday that he should be reinstated if the taps showed Napolitano was not impartial.


MODERN HEROES


Borsellino's murder in a giant car bomb outside his mother's Palermo home came at a low point in the war against the mob.

He died only two months after his friend and top anti-mafia prosecutor Giovanni Falcone died in a half-ton bomb explosion that also killed his wife and three police escorts.

The case has particular resonance because the two men are Italy's biggest modern heroes with streets named after them everywhere.

A picture of them smiling together was ubiquitous on street corners during this year's anniversary of the killings, when politicians of every stripe attended commemoration ceremonies, calling for the truth to be unearthed about the murders.

Palermo prosecutors last month requested trial for six mob-connected figures and six former state or police officials, including Mancino and an ex-secret service chief, on charges connected to alleged negotiations between 1992 and 1994.

The mafia is believed to have offered to end a string of attacks on officials, judges and politicians, including Falcone, in exchange for lighter sentences and softer jail conditions for convicted gangsters.

Salvatore Borsellino told Reuters: "Paolo's murder was accelerated because he opposed the negotiations. He would have been killed in any case. It had already been decreed. But they would have preferred not to do it so soon after the death of Falcone because this inevitably caused a state reaction."

The war against the mafia was indeed boosted and "boss of bosses" Totò "the beast" Riina was captured in 1993.

Borsellino said magistrates must clarify whether the secret service was involved directly in his brother's murder. That has long been rumored because an unidentified non-mob figure was present when the car bomb was prepared and difficult-to-acquire Semtex explosive was used in the device, according to informers.

Hence the stakes were high in the case even before Napolitano was dragged into the constitutional dispute.

"If all or even some of the accused are convicted it will be a bombshell for Italian institutions," said James Walston, politics professor at the American University in Rome.

"Even without convictions, and with what we already know, the effects on public institutions are devastating," he said.


(Reporting by Barry Moody; Editing by Jon Boyle, REUTERS, 31st August 2012)













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