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'Il Sopravvissuto' Pippo Giordano si racconta PDF Stampa E-mail
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Scritto da Salvo Ognibene   
Martedì 18 Settembre 2012 22:03
Ho conosciuto Pippo Giordano lo scorso 18 luglio alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo in occasione del ventennale della strage di Via D'Amelio. Ascolto l'intervista che gli viene fatta da Telejato e c'è qualcosa che mi colpisce, forse quel sorriso, forse quello sguardo o forse quei suoi baffi temprati e familiari. Passa qualche settimana e vengo a sapere che è appena uscito il suo libro "Il sopravvisuto" così non perdo tempo ad ordinarlo e dopo un pò di vicissitudini con la casa editrice, per la mancata consegna, il libro finalmente arriva.

Inizio subito a leggerlo, con frenesia e senza un motivo. Il suo racconto parte dalla fine, da quegli interrogatori con Gaspare Mutolo e Paolo Borsellino per poi percorrere tutta la sua carriera. Dalla mobile di Forlì, al trasferimento a Palermo al lavoro alla DIA di Roma.

Il suo arrivo a Palermo, nel pieno della seconda guerra di mafia, coincide con l'omicidio del "Principe di Villagrazia", Stefano Bontande, eliminato dai "viddani" che da Corleone si portavano alla conquista di Palermo.

Un romanzo con un punto di narrazione speciale. Un testimone, sopravvissuto. Quella del testimone è sempre una figura spesso dimenticata e ignorata, lasciata al buio quando meriterebbero di splendere.

Siamo un paese che pensa a glorificare i morti piuttosto che salvaguardare e onorare i vivi.

L'amicizia con Cassarà e Montana, gli arresti mancati e fatti, la ferocia incontrastata di Riina, i misteri, i servizi segreti, Bruno Contrada, le strategia di Cosa Nostra e l'assenza dello Stato.

Il rapporto con i collaboratori di giustizia, l'attentatuni.
Quegli anni raccontati da chi è stato in prima linea nella lotta alla mafia con Montana, Cassarà, Falcone e Borsellino.
Così ogni pagina letta ti rinforza, non è facile voltar pagina e continuare a leggere quei nomi, quegli omicidi, quegli arresti, aneddoti, raccontati da un uomo che vissuto in prima linea "la mattanza".

Il libro, con la prefazione di Antonio Ingroia, è scritto con Andrea Cottone. Un libro che merita di essere letto, per se stessi, per provare a comprendersi, per non perdere la "memoria".

Pippo Giordano, un sopravvissuto, testimone privilegiato con la sola colpa, forse, di essere rimasto vivo in una stagione piena di sangue dove tanti sono stati i caduti e dove la vita non ti appare più la stessa.


Salvo Ognibene (18 settembre 2012)











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