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Giovanni Tinebra in coda da Ponzellini PDF Stampa E-mail
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Scritto da Paolo Biondani e Luca Piana   
Giovedì 11 Ottobre 2012 21:21
Ora è nei guai grossi con la giustizia e sembra dimenticato da tutti. Ma le intercettazioni dimostrano che prima, invece, aveva una corte di questuanti: dai politici in cerca di prestiti fino al procuratore Tinebra che voleva una nomina

Ministri, banchieri, magistrati e generali della Guardia di Finanza. Sono numerosi i personaggi eccellenti finiti nelle intercettazioni effettuate dalla procura di Milano nell'ambito dell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari l'ex numero uno della Banca Popolare di Milano, Massimo Ponzellini.

Quei colloqui sono raccontati in un articolo pubblicato dal settimanale 'l'Espresso' nel numero in edicola. Si legge dell'ex procuratore nazionale antimafia, Giovanni Tinebra, che chiama Ponzellini per cercare il sostegno della Lega Nord nella speranza di diventare procuratore a Catania. O di Ignazio La Russa che fa pressioni sul banchiere per aiutare una società partecipata dalla moglie, la Quintogest, che a detta dell'allora ministro «si trova in serie difficoltà». I vertici della Popolare milanese si danno da fare per rispondere alle richieste di credito che vengono dal mondo della politica, da Daniela Santanchè a Paolo Romani.

Di fronte a un funzionario della banca che frena su un finanziamento considerato troppo rischioso, Paolo Berlusconi chiama il factotum di Ponzellini, Antonio Cannalire, per dirgli di fare presto perché «ho dei rientri, anche di due milioni», spiega. E se i dipendenti della banca cercano di resistere, il banchiere manda degli avvertimenti. Come quello tramesso dalla sua segretaria: «Ha detto che lo manda a Foggia a fare fotocopie per cinque anni, dopo averlo degradato, se non gli sistema la roba della Brambilla». Le intercettazioni pubblicate da "l'Espresso" svelano poi numerosi passaggi delle complessa vicenda che un anno fa ha portato il finanziere Andrea Bonomi alla guida della Bpm.

Quando si diffondono le voci di una possibile scalata da parte della banca francese Bnp, il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, chiama Ponzellini – in teoria un suo cliente - prendendolo di petto: «Ma cos'è sta cazzata di Bnp?», gli chiede allarmato. Ma il banchiere ora in carcere ha contatti, negati ufficialmente, anche con il rivale sconfitto di Bonomi, Matteo Arpe, che gli suggerisce delle modifiche al nuovo statuto della banca. Non manca, tra gli altri, anche l'intervento della Banca d'Italia, nella persona di Anna Maria Tarantola, oggi trasferita alla presidenza della Rai: «Per la banca sono molto decisi ma per la mia questione personale farà quello che può», confida un dirigente intercettato, parlando con la moglie. Fino all'allora capo di Stato maggiore della Finanza Adinolfi che chiede al direttore dei Monopoli di Stato Raffaele Ferrara di portargli le sigarette per la moglie: «Multifilter rosse e sottolineo rosse!»


Paolo Biondani e Luca Piana
(espresso.it, 11 ottobre 2012)



Fonte: www.corriere.it

L'amico banchiere

Massimo Ponzellini grazie ai contatti con Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega lombarda, riusciva a condizionare il voto del Csm.
Breve estratto dell’inchiesta sulla Banca popolare di Milano curata da Sigfrido Ranucci che andrà in onda prossimamente su Report


Giovanni Tinebra
è solo uno dei tanti che si rivolgeva a Massimo Ponzellini per ottenere favori. Il banchiere della Popolare di Milano oggi si trova agli arresti domiciliari, accusato con il suo braccio destro, Antonio Cannalire, di aver favorito, concedendo finanziamenti facili, amici e politici.


Molti i personaggi eccellenti finiti nelle intercettazioni: ministri, politici, imprenditori. Tra questi c’è anche il magistrato che ha coordinato le indagini della Procura di Caltanissetta sulle stragi di mafia.


Tinebra oggi è Procuratore generale a Catania e avrebbe voluto occupare il posto di Procuratore capo, lasciato libero nell’ottobre del 2011. Per ottenere i voti necessari e garantirsi l’appoggio della Lega Nord, chiede una mano a Ponzellini che aveva conosciuto quando guidava il Dipartimento amministrativo penitenziario. Ponzellini a quei tempi si doveva occupare di dismettere gli edifici carcerari dismessi. Gli investigatori della nucleo della tributaria della Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura di Milano, intercettano in prossimità della votazione numerose telefonate tra il magistrato catanese e il braccio destro di Ponzellini, Antonio Cannalire.


Tinebra, nonostante alla fine abbia incassato l’appoggio del membro laico della Lega, il professor Ettore Albertoni, alla fine non verrà nominato, ma Ponzellini si è comunque dimostrato in grado di poter in qualche modo condizionare anche i voti di una parte del Consiglio Superiore della Magistratura.

Vi proponiamo un breve estratto dell’inchiesta sulla Banca popolare di Milano curata da Sigfrido Ranucci che andrà in onda prossimamente su Report.










 

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