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Mafia, attentato Addaura: la Scientifica contamina il Dna dei misteri PDF Stampa E-mail
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Scritto da Salvo Palazzolo   
Lunedì 19 Novembre 2012 22:32

Una manovra errata in laboratorio sulla muta da sub ritrovata nell'89 accanto all'esplosivo ha compromesso l'inchiesta dei pm di Caltanissetta sui servizi deviati. Tutta colpa di una pinzetta non sterilizzata: così, il codice genetico di un feto si è sovrapposto a quello del misterioso attentatore

Dopo vent'anni di misteri e depistaggi, una svolta nelle indagini sembrava davvero vicina: le speranze dei magistrati di Caltanissetta erano racchiuse in un brandello della muta da sub ritrovata nell'estate 1989 sugli scogli dell'Addaura, accanto al tritolo per Giovanni Falcone. In quel reperto - un polsino della tuta - un biologo della polizia scientifica di Roma aveva individuato una traccia ed estratto un Dna: una scoperta importantissima, per provare a dare un nome alle misteriose presenze del 21 giugno di 23 anni fa. Di certo, quel giorno, un gruppo di mafiosi arrivò via terra con l'esplosivo, come raccontato dal pentito Angelo Fontana. Un altro pentito, Vito Lo Forte, ha parlato invece di uomini dei servizi segreti arrivati via mare, non è ancora chiaro per fare cosa. Ma adesso la verità si allontana un'altra volta, perché si è scoperto che durante gli accertamenti quel reperto è stato contaminato in laboratorio, è diventato inutilizzabile. E la conseguenza è drammatica: il Dna ottenuto è da considerarsi falsato, qualsiasi confronto sarebbe dunque inutile.


L'ennesimo pasticcio nelle indagini scientifiche sarebbe avvenuto per un motivo banale: l'utilizzo di una pinzetta non sterilizzata a dovere. Così, il Dna di un feto, analizzato qualche ora prima, si è sovrapposto a quello di uno dei misteriosi attentatori dell'Addaura. E' stata la stessa polizia scientifica ad accorgersi dell'errore e a comunicarlo immediatamente alla magistratura. Alla Procura di Caltanissetta nessuno vuole commentare, ma si coglie tanta amarezza per un'occasione così importante gettata via. Resta un'unica (magra) consolazione, quella di aver scampato un gravissimo errore giudiziario: se non fosse stato un feto, un innocente si sarebbe potuto trovare in carcere con l'accusa di aver partecipato al fallito attentato a Giovanni Falcone. Solo in nome della prova del Dna.


Adesso, sono tanti gli interrogativi che avvolgono l'operato del biologo della Scientifica nominato consulente dei magistrati di Caltanissetta per l'indagine dell'Addaura. La contaminazione di un reperto potrebbe mettere in discussione anche un nuovo esame dell'intera tuta da sub.


L'indagine sui reperti dell'89


Eppure, i primi risultati arrivati dai laboratori romani di via Tuscolana sembravano far ben sperare: da una maglietta ritrovata sugli scogli era stato estratto un altro profilo di Dna, che è risultato corrispondente a quello di uno degli attentatori già condannati per i fatti del 1989, il boss Angelo Galatolo. È stata una conferma importante al racconto del pentito Fontana, che ha detto di aver fatto parte del commando operativo di quel giorno: lui aveva il compito di perlustrare la zona con la sua A112 mentre Angelo Galatolo si era sistemato dietro uno scoglio, con il telecomando, a 50 metri dal borsone con l'esplosivo. Il boss Nino Madonia, invece, controllava la scena da un punto più alto. "Rientrando alla base seppi che era stata notata la presenza della polizia e Galatolo si era gettato in mare, così perse il telecomando".

Il mistero della talpa


Fontana non sa altro. Non sa, soprattutto, perché il commando si mosse proprio il 21 giugno, quando Falcone aveva deciso di invitare nella sua casa al mare due ospiti davvero particolari, i giudici svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann, a Palermo per una rogatoria. Di quella gita al mare si era discusso il giorno prima, al palazzo di giustizia, ma poi all'ultimo momento la trasferta era saltata. Dopo il fallito attentato, Falcone parlò per la prima volta di "menti raffinatissime", che stavano dietro la talpa, la borsa e quella muta da sub lasciata sulla scogliera.

I magistrati di Caltanissetta non si arrendono all'incidente in laboratorio: il procuratore Sergio Lari, l'aggiunto Domenico Gozzo e i sostituti del pool meditano già nuove mosse d'indagine. Ma non sarà facile recuperare tre anni di  lavoro attorno a quella misteriosa muta da sub.



Salvo Palazzolo (La Repubblica, 19 novembre 2012)




 

Procura Caltanissetta: 'Dna contaminato? Non compromesse indagini Addaura'

Caltanissetta, 19 nov. - "Le indagini sul fallito attentato all'Addaura non sono compromesse". Lo sottolineano fonti della Procura di Caltanissetta che indaga sulle stragi del '92 in cui furono uccisi i giudici Falcone e Borsellino e sul fallito attentato dell'Addaura contro Falcone, dopo le notizie di stampa circa la contaminazione del dna rilevato su una muta ritrovata tra gli scogli dopo che scorta' sventò' l'attacco contro il magistrato. "Anche se la muta e' stata contaminata si tratta di una contaminazione aggiuntiva, che non si sovrappone in ogni caso al Dna estratto dal polsino della muta ritrovato sugli scogli", si sottolinea in Procura. Il Dna che si e' sovrapposto appartiene ad un bambino. Le indagini sull'attentato, assicurano in Procura, dunque proseguono anche se si e' verificato un errore nel protocollo.

(AGI)










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