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Il romano de Roma povero per il fisco ma diventato ricco all'ombra delle stragi mafiose PDF Stampa E-mail
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Scritto da Roberto Galullo   
Mercoledì 06 Febbraio 2013 16:51
di Roberto Galullo - 6 febbraio 2013
Romano de Roma, 61 anni, per il Fisco è povero ma con le società a lui ricondotte dagli investigatori, spazia dai jeans alle scarpe, dai generi alimentari ai raggi X.
Un piccolo imprenditore ma di successo che nella Capitale, direttamente o indirettamente, apriva e chiudeva battenti e negozi e in giro per l'Italia comprava e vendeva immobili con la stessa facilità con la quale, nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, in Via dei Georgofili a Firenze un'auto imbottita di esplosivo uccise 5 persone e fece crollare parte del patrimonio storico della città.
Il piccolo imprenditore romano, cresciuto alla velocità della luce – Alfredo Bizzoni, nato a Roma il 24 novembre 1951 – per gli investigatori antimafia è un criminale sempre più potente che, per quella strage mafiosa, fu condannato dalla Corte d'Assise di Firenze a un anno e sei mesi di reclusione per favoreggiamento: prestò e procurò alloggi e mezzi al gruppo di assassini che compì quella strage e che si dedicò poi alle altre che insanguinarono l'Italia fino a luglio. Insomma: l'uomo della logistica.
A quella condanna segui quella del 5 maggio 2005 della Corte d'appello di Roma per il reperimento e la consegna di armi che ruotavano attorno ad Antonio Scarano, di origini calabresi, personaggio di spicco nella fase di preparazione ed esecuzione degli attentati di Roma, Firenze e Milano e tramite tra Bizzoni e i mafiosi. Scarano divenne poi collaboratore di giustizia e venne condannato a 18 anni poiché ritenuto responsabile degli attentati dinamitardi.
A questo criminale, diventato piccolo imprenditore, la Dia (Direzione investigativa antimafia) di Roma, agli ordini del Colonnello Gregorio De Marco, ha spezzato i rami che lo tenevano legato all'albero degli affari. Sulla base di un decreto di sequestro anticipato dei beni firmato il 22 gennaio dal Tribunale di Roma e proposto dalla stessa Dia, gli ha sequestrato beni mobili e immobili per un valore di 15 milioni.
Dopo quelle stragi che sconvolsero l'Italia, in un lasso di tempo lungo 20 anni, l'impero di Bizzoni non ha conosciuto freni, con un escalation pari al suo profilo che, per il Tribunale, è quello "…di una persona stabilmente dedita, sin dal '93, ad azioni delittuose dalle quali risulta trarre anche i mezzi di sostentamento…dalla lettura degli atti emerge che il Bizzoni ha iniziato la propria carriera criminale almeno sin dal 1993 per intensificarla fino a oggi…".
Sul suo 730, dal 2002 al 2010, il reddito medio iscritto è di 17.121 euro e dunque, specifica il Tribunale, "inferiore alla spesa media degli italiani". Questo povero davanti al Fisco, era ricchissimo al cospetto dei comuni mortali, potendosi permettere di acquistare immobili per un valore quasi 10 volte i redditi dichiarati, giungendo a caricarsi "canoni di locazione poer 107mila euro oltre all'impegno per mutui e pagamenti rateali relativi agli acquisti di immobili per oltre 5.500 euro al mese".
In questi 20 anni ha continuato a entrare e uscire da inchieste giudiziarie e spirali commerciali. E' diventato titolare di fatto di società di commercio all'ingrosso di articoli sportivi e abbigliamento con negozi ai quattro angoli di Roma, di quote di società immobiliari, di negozi di abbigliamento per bambini, di generi alimentari e persino di studi diagnistici (radiologia). Senza contare la girandola di rapporti finanziari (40), auto di lusso, appartamenti, attività immobiliari e capannoni industriali comprati, affittati, venduti o sub locati da Roma all'Aquila.
Un uomo potente, cresciuto e pasciuto nella capitale ma con dietro l'ombra delle stragi mafiose. Così potente, si legge da quanto ha firmato nel decreto di sequestro anticipato dei beni Guglielmo Muntoni, presidente della sezione per l'applicazione delle misure di prevenzione del Tribunale di Roma, da vantare amicizie tra i direttori di banca ai quali introduceva persone.
Mentre Bizzoni diventava un piccolo imprenditore nella Capitale delle stragi e dei misteri, le vittime continuavano a chiedere giustizia e proprio oggi Giovanna Maggiani Chelli, Presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Via dei Georgofili, ha riportato tutti con i piedi per terra. "Lo strombazzamento del sequestro del 15 milioni dopo venti anni ad Alfredo Bizzoni, sequestro ancora tutto da dibattere e soldi che hanno dato a Bizzoni Alfredo la possibilità di vivere alla grande anche sulla nostra pelle fino ad oggi – ha dichiarato Maggiani Chelli - se da una parte può farci piacere, dall'altra ci fa come al solito arrabbiare, perché siamo in campagna elettorale e tutto viene fatto apparire per scopi politici come grasso che cola, ma non è così".
La storia è destinata a non finire qui.


Roberto Galullo (Il Sole 24 Ore, 6 febbraio 2013)












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