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Liberi dalle mafie - Al Teatro Rasi Salvatore Borsellino PDF Stampa E-mail
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Scritto da Silvio Piraccini   
Venerdì 08 Febbraio 2013 20:27
di Silvio Piraccini - 8 febbraio 2013
Al Teatro Rasi Salvatore Borsellino denuncia la complicità dello Stato con le cosche
Con l’iniziativa di ieri sera è stato dato il via al progetto “Liberi dalle mafie” rivolto a dieci scuole superiori della provincia. Il progetto è reso possibile dal lavoro dell’Associazione Pereira, che opera in sinergia con molteplici e differenti realtà, sia pubbliche che private, in particolare con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, il patrocinio del Comune e la collaborazione di Libera Ravenna e Confesercenti – Sos Impresa Ravenna. Le scuole coinvolte sono Ipssar Artusi di Riolo Terme; istituti Stoppa/Compagnoni, Manfredi e Marconi di Lugo; Oriani di Faenza; Ipsia Callegari, istituto per geometri Morigia, Itas Perdisa, Itis Baldini e liceo scientifico Oriani di Ravenna.
In sala, presente l’assessore Ouidad Bakkali e Pippo Giordano, ex poliziotto della scorta di Giovanni Falcone che il giorno della strage non era di scorta e che è intervenuto per portare la propria testimonianza.
Sul palco Salvatore Borsellino, fratello di Paolo ha risposto alle domande del giornalista Matteo Pasi e durante l’intervista sono stati proiettati i filmati relativi alle stragi di Capaci e di via D’Amelio, dove persero la vita i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Paolo sapeva? A questa domanda Borsellino ha risposto affermativamente: “Si Paolo sapeva e aspettava che la Procura di Caltanisetta lo chiamasse per essere ascoltato sulla strage in cui persero la vita Falcone, la moglie e la scorta, ma quella chiamata non venne mai”. Salvatore nei suoi interventi ha aggiunto che il suo impegno contro la mafia è partito grazie alle sollecitazioni di sua figlia. “Bisogna che i giovani sappiano e bisogna credere in loro perché vogliono sapere, capire e impegnarsi”.
Poi Salvatore ricorda i fatti: “Giovanni morì più tardi, all’ospedale, e Paolo raccolse forse le sue ultime parole, senz’altro il suo ultimo sguardo. Tra le due stragi intercorsero 57 giorni. Periodo impiegato da Paolo per indagare e trovare gli assassini di colui che considerava suo fratello”. Nel suo ultimo discorso alla biblioteca comunale di Palermo affermò che stava aspettando la convocazione della Procura per testimoniare quanto sapeva, ma fu ucciso prima. “Ma la mafia commise l’errore di ucciderlo troppo presto suscitando lo sdegno dell’opinione pubblica”. Per Salvatore lo Stato non combatte a sufficienza la criminalità organizzata. “Piuttosto viene a patti con i criminali, fa le trattative e ce ne sono state tante, a cominciare da quella dopo i fatti di Portella della Ginestra nel 1947”. Dal palco Borsellino denuncia l’abbandono alle mafie di 4 regioni e che oggi non c’è territorio italiano libero dalla criminalità mafiosa, comunque la si voglia chiamare.

Silvio Piraccini (piunotizie.it)






















 

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