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Processo 'Gotha 3': Cattafi chiede rito abbreviato PDF Stampa E-mail
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Scritto da Mariella Cicero   
Sabato 29 Giugno 2013 21:32
di Mariella Cicero - 28 giugno 2013

E’ stata una breve udienza quella di oggi del processo “Gotha 3” dinnanzi al Giudice per le indagini preliminari di Messina dott.ssa Monica Marino. Per due degli imputati è stato disposto il rinvio a giudizio dinnanzi al Tribunale di Barcellona P.G per il prossimo 18 ottobre. Mentre Rosario Pio Cattafi, imputato di essere l’ “eminenza grigia” della famiglia mafiosa barcellonese, ha richiesto di essere giudicato nelle forme del rito abbreviato. Cattafi ha anche oggi rilasciato spontanee dichiarazioni alla presenza dei suoi avvocati, del figlio avvocato Alessandro Cattafi e della sua compagna avv. Teresa Cuscinà. Cattafi, fin dalla scorsa udienza, aveva chiesto al Giudice di condizionare la scelta del rito abbreviato (rinunciando pertanto alla pubblicità e al contraddittorio di un dibattimento) all’audizione di taluni soggetti che avrebbero potuto testimoniare circostanze a lui favorevoli.

Dopo una estemporanea richiesta del suo difensore avv. Freni di subordinare la scelta del rito abbreviato all’audizione dell’avvocato Ugo Colonna, in quel processo impegnato quale avvocato di parte civile del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e dei coniugi Alesci Giuseppe e Patrizia Torre, e di Ninai Torre, Cattafi ha chiesto di sentire a sua discolpa il Commissario di P.S. di Barcellona Mario Ceraolo, l’ex maresciallo del Ros Scibilia Giuseppe, i due testimoni definiti “collaboratori di Giustizia” Maurizio Sebastiano Marchetta e Luigi La Rosa nonché il prof. Diego Celi. Ceraolo e Celi avrebbero dovuto testimoniare che in occasione della commemorazione di Beppe Alfano tenutasi l’8 gennaio 2011 e in occasione della commemorazione dell’11 febbraio in ricordo di Attilio Manca, Sonia Alfano, parte civile nel processo (contro tutti gli imputati di associazione mafiosa e anche di Rosario Pio Cattafi, e presente oggi in aula) quale presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, e l’avvocato Fabio Repici avrebbero “anticipato” dichiarazioni riferite dal pentito Bisognano e asseritamente registrate.
Luigi La Rosa invece avrebbe, secondo Cattafi, potuto riferire di una circostanza inedita e cioè che “rivoltosi allo studio di Cattafi per problemi legali, avrebbe da questi avuto sollecitazione a pentirsi o comunque a collaborare con la Giustizia”. Dichiarazione inedita e che ha gettato più di un’ombra sulla scaturigine delle dichiarazioni effettivamente rilasciate all’A.G. dal prefato La Rosa Luigi. Marchetta invece avrebbe dovuto testimoniare su contrasti esistenti con Cattafi sfociati in un contenzioso civile tra i due.

Il giudice aveva rigettato la richiesta di rito abbreviato condizionato incompatibile con la celerità del rito ed oggi Cattafi, in apertura di udienza, dopo aver ricevuto lettura di una nota inviata dal Commissariato di Capo d’Orlando con la quale si escludeva che in occasione delle commemorazioni indicate alcuno avesse riferito dichiarazioni riconducibili al pentito Bisognano, ha reiterato la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione del solo Ceraolo e del dott. Luigi La Rosa. Infine, ha deciso di aderire alla richiesta proveniente dai suoi difensori di accedere alla trattazione del processo in abbreviato senza altre condizioni. In chiusura Cattafi ha rilasciato dichiarazioni spontanee richiedendo “la separazione della sua posizione da quella degli altri imputati” in quanto, a suo dire, le dichiarazioni che andrà a fare potrebbero per lui comportare motivi di sicurezza e di rischio. Un anticipo di accuse nei confronti dell’ala militare barcellonese o la replica delle dichiarazioni rilasciate a Palermo secondo le quali il suo ruolo, lungi dall’essere quello di un’eminenza grigia della famiglia barcellonese, è quella di “ambasciatore a servizio delle istituzioni”?

In aula era presente, quale parte civile della calunnia consumata da Cattafi con esposti rivolti a varie autorità, il collaboratore di Giustizia Carmelo Bisognano, per tutelare la credibilità delle proprie dichiarazioni ed il proprio status di collaboratore di Giustizia dalle accuse – appunto calunniose – di essersi prestato su indicazioni di altri soggetti, tra i quali l’avvocato Fabio Repici, anch’egli costituito parte civile, a rilasciare false dichiarazioni accusatorie contro Cattafi.

E’ quasi un unicum nel distretto messinese che un imputato di vertice della mafia barcellonese venga tratto a giudizio anche per il reato di calunnia ai danni di un avvocato e di un collaboratore di Giustizia. Vero però è che Rosario Pio Cattafi non è nuovo alla calunnia, annoverando egli un precedente penale specifico di calunnia commesso proprio ai danni di un suo pregresso difensore. Il processo è stato aggiornato al 22 luglio.


Mariella Cicero
http://www.soniaalfano.it/2013/06/29/processo-gotha-3-cattafi-chiede-rito-abbreviato/




E’ stata una breve udienza quella di oggi del processo “Gotha 3” dinnanzi al Giudice per le indagini preliminari di Messina dott.ssa Monica Marino. Per due degli imputati è stato disposto il rinvio a giudizio dinnanzi al Tribunale di Barcellona P.G per il prossimo 18 ottobre. Mentre Rosario Pio Cattafi, imputato di essere l’ “eminenza grigia” della famiglia mafiosa barcellonese, ha richiesto di essere giudicato nelle forme del rito abbreviato. Cattafi ha anche oggi rilasciato spontanee dichiarazioni alla presenza dei suoi avvocati, del figlio avvocato Alessandro Cattafi e della sua compagna avv. Teresa Cuscinà. Cattafi, fin dalla scorsa udienza, aveva chiesto al Giudice di condizionare la scelta del rito abbreviato (rinunciando pertanto alla pubblicità e al contraddittorio di un dibattimento) all’audizione di taluni soggetti che avrebbero potuto testimoniare circostanze a lui favorevoli.

Dopo una estemporanea richiesta del suo difensore avv. Freni di subordinare la scelta del rito abbreviato all’audizione dell’avvocato Ugo Colonna, in quel processo impegnato quale avvocato di parte civile del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e dei coniugi Alesci Giuseppe e Patrizia Torre, e di Ninai Torre, Cattafi ha chiesto di sentire a sua discolpa il Commissario di P.S. di Barcellona Mario Ceraolo, l’ex maresciallo del Ros Scibilia Giuseppe, i due testimoni definiti “collaboratori di Giustizia” Maurizio Sebastiano Marchetta e Luigi La Rosa nonché il prof. Diego Celi. Ceraolo e Celi avrebbero dovuto testimoniare che in occasione della commemorazione di Beppe Alfano tenutasi l’8 gennaio 2011 e in occasione della commemorazione dell’11 febbraio in ricordo di Attilio Manca, Sonia Alfano, parte civile nel processo (contro tutti gli imputati di associazione mafiosa e anche di Rosario Pio Cattafi, e presente oggi in aula) quale presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, e l’avvocato Fabio Repici avrebbero “anticipato” dichiarazioni riferite dal pentito Bisognano e asseritamente registrate. Luigi La Rosa invece avrebbe, secondo Cattafi, potuto riferire di una circostanza inedita e cioè che “rivoltosi allo studio di Cattafi per problemi legali, avrebbe da questi avuto sollecitazione a pentirsi o comunque a collaborare con la Giustizia”. Dichiarazione inedita e che ha gettato più di un’ombra sulla scaturigine delle dichiarazioni effettivamente rilasciate all’A.G. dal prefato La Rosa Luigi. Marchetta invece avrebbe dovuto testimoniare su contrasti esistenti con Cattafi sfociati in un contenzioso civile tra i due.

Il giudice aveva rigettato la richiesta di rito abbreviato condizionato incompatibile con la celerità del rito ed oggi Cattafi, in apertura di udienza, dopo aver ricevuto lettura di una nota inviata dal Commissariato di Capo d’Orlando con la quale si escludeva che in occasione delle commemorazioni indicate alcuno avesse riferito dichiarazioni riconducibili al pentito Bisognano, ha reiterato la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione del solo Ceraolo e del dott. Luigi La Rosa. Infine, ha deciso di aderire alla richiesta proveniente dai suoi difensori di accedere alla trattazione del processo in abbreviato senza altre condizioni. In chiusura Cattafi ha rilasciato dichiarazioni spontanee richiedendo “la separazione della sua posizione da quella degli altri imputati” in quanto, a suo dire, le dichiarazioni che andrà a fare potrebbero per lui comportare motivi di sicurezza e di rischio. Un anticipo di accuse nei confronti dell’ala militare barcellonese o la replica delle dichiarazioni rilasciate a Palermo secondo le quali il suo ruolo, lungi dall’essere quello di un’eminenza grigia della famiglia barcellonese, è quella di “ambasciatore a servizio delle istituzioni”?

In aula era presente, quale parte civile della calunnia consumata da Cattafi con esposti rivolti a varie autorità, il collaboratore di Giustizia Carmelo Bisognano, per tutelare la credibilità delle proprie dichiarazioni ed il proprio status di collaboratore di Giustizia dalle accuse – appunto calunniose – di essersi prestato su indicazioni di altri soggetti, tra i quali l’avvocato Fabio Repici, anch’egli costituito parte civile, a rilasciare false dichiarazioni accusatorie contro Cattafi.

E’ quasi un unicum nel distretto messinese che un imputato di vertice della mafia barcellonese venga tratto a giudizio anche per il reato di calunnia ai danni di un avvocato e di un collaboratore di Giustizia. Vero però è che Rosario Pio Cattafi non è nuovo alla calunnia, annoverando egli un precedente penale specifico di calunnia commesso proprio ai danni di un suo pregresso difensore. Il processo è stato aggiornato al 22 luglio.

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Dopo una estemporanea richiesta del suo difensore avv. Freni di subordinare la scelta del rito abbreviato all’audizione dell’avvocato Ugo Colonna, in quel processo impegnato quale avvocato di parte civile del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e dei coniugi Alesci Giuseppe e Patrizia Torre, e di Ninai Torre, Cattafi ha chiesto di sentire a sua discolpa il Commissario di P.S. di Barcellona Mario Ceraolo, l’ex maresciallo del Ros Scibilia Giuseppe, i due testimoni definiti “collaboratori di Giustizia” Maurizio Sebastiano Marchetta e Luigi La Rosa nonché il prof. Diego Celi. Ceraolo e Celi avrebbero dovuto testimoniare che in occasione della commemorazione di Beppe Alfano tenutasi l’8 gennaio 2011 e in occasione della commemorazione dell’11 febbraio in ricordo di Attilio Manca, Sonia Alfano, parte civile nel processo (contro tutti gli imputati di associazione mafiosa e anche di Rosario Pio Cattafi, e presente oggi in aula) quale presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, e l’avvocato Fabio Repici avrebbero “anticipato” dichiarazioni riferite dal pentito Bisognano e asseritamente registrate. Luigi La Rosa invece avrebbe, secondo Cattafi, potuto riferire di una circostanza inedita e cioè che “rivoltosi allo studio di Cattafi per problemi legali, avrebbe da questi avuto sollecitazione a pentirsi o comunque a collaborare con la Giustizia”. Dichiarazione inedita e che ha gettato più di un’ombra sulla scaturigine delle dichiarazioni effettivamente rilasciate all’A.G. dal prefato La Rosa Luigi. Marchetta invece avrebbe dovuto testimoniare su contrasti esistenti con Cattafi sfociati in un contenzioso civile tra i due.

Il giudice aveva rigettato la richiesta di rito abbreviato condizionato incompatibile con la celerità del rito ed oggi Cattafi, in apertura di udienza, dopo aver ricevuto lettura di una nota inviata dal Commissariato di Capo d’Orlando con la quale si escludeva che in occasione delle commemorazioni indicate alcuno avesse riferito dichiarazioni riconducibili al pentito Bisognano, ha reiterato la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione del solo Ceraolo e del dott. Luigi La Rosa. Infine, ha deciso di aderire alla richiesta proveniente dai suoi difensori di accedere alla trattazione del processo in abbreviato senza altre condizioni. In chiusura Cattafi ha rilasciato dichiarazioni spontanee richiedendo “la separazione della sua posizione da quella degli altri imputati” in quanto, a suo dire, le dichiarazioni che andrà a fare potrebbero per lui comportare motivi di sicurezza e di rischio. Un anticipo di accuse nei confronti dell’ala militare barcellonese o la replica delle dichiarazioni rilasciate a Palermo secondo le quali il suo ruolo, lungi dall’essere quello di un’eminenza grigia della famiglia barcellonese, è quella di “ambasciatore a servizio delle istituzioni”?

In aula era presente, quale parte civile della calunnia consumata da Cattafi con esposti rivolti a varie autorità, il collaboratore di Giustizia Carmelo Bisognano, per tutelare la credibilità delle proprie dichiarazioni ed il proprio status di collaboratore di Giustizia dalle accuse – appunto calunniose – di essersi prestato su indicazioni di altri soggetti, tra i quali l’avvocato Fabio Repici, anch’egli costituito parte civile, a rilasciare false dichiarazioni accusatorie contro Cattafi.

E’ quasi un unicum nel distretto messinese che un imputato di vertice della mafia barcellonese venga tratto a giudizio anche per il reato di calunnia ai danni di un avvocato e di un collaboratore di Giustizia. Vero però è che Rosario Pio Cattafi non è nuovo alla calunnia, annoverando egli un precedente penale specifico di calunnia commesso proprio ai danni di un suo pregresso difensore. Il processo è stato aggiornato al 22 luglio.

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Dopo una estemporanea richiesta del suo difensore avv. Freni di subordinare la scelta del rito abbreviato all’audizione dell’avvocato Ugo Colonna, in quel processo impegnato quale avvocato di parte civile del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e dei coniugi Alesci Giuseppe e Patrizia Torre, e di Ninai Torre, Cattafi ha chiesto di sentire a sua discolpa il Commissario di P.S. di Barcellona Mario Ceraolo, l’ex maresciallo del Ros Scibilia Giuseppe, i due testimoni definiti “collaboratori di Giustizia” Maurizio Sebastiano Marchetta e Luigi La Rosa nonché il prof. Diego Celi. Ceraolo e Celi avrebbero dovuto testimoniare che in occasione della commemorazione di Beppe Alfano tenutasi l’8 gennaio 2011 e in occasione della commemorazione dell’11 febbraio in ricordo di Attilio Manca, Sonia Alfano, parte civile nel processo (contro tutti gli imputati di associazione mafiosa e anche di Rosario Pio Cattafi, e presente oggi in aula) quale presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, e l’avvocato Fabio Repici avrebbero “anticipato” dichiarazioni riferite dal pentito Bisognano e asseritamente registrate. Luigi La Rosa invece avrebbe, secondo Cattafi, potuto riferire di una circostanza inedita e cioè che “rivoltosi allo studio di Cattafi per problemi legali, avrebbe da questi avuto sollecitazione a pentirsi o comunque a collaborare con la Giustizia”. Dichiarazione inedita e che ha gettato più di un’ombra sulla scaturigine delle dichiarazioni effettivamente rilasciate all’A.G. dal prefato La Rosa Luigi. Marchetta invece avrebbe dovuto testimoniare su contrasti esistenti con Cattafi sfociati in un contenzioso civile tra i due.

Il giudice aveva rigettato la richiesta di rito abbreviato condizionato incompatibile con la celerità del rito ed oggi Cattafi, in apertura di udienza, dopo aver ricevuto lettura di una nota inviata dal Commissariato di Capo d’Orlando con la quale si escludeva che in occasione delle commemorazioni indicate alcuno avesse riferito dichiarazioni riconducibili al pentito Bisognano, ha reiterato la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione del solo Ceraolo e del dott. Luigi La Rosa. Infine, ha deciso di aderire alla richiesta proveniente dai suoi difensori di accedere alla trattazione del processo in abbreviato senza altre condizioni. In chiusura Cattafi ha rilasciato dichiarazioni spontanee richiedendo “la separazione della sua posizione da quella degli altri imputati” in quanto, a suo dire, le dichiarazioni che andrà a fare potrebbero per lui comportare motivi di sicurezza e di rischio. Un anticipo di accuse nei confronti dell’ala militare barcellonese o la replica delle dichiarazioni rilasciate a Palermo secondo le quali il suo ruolo, lungi dall’essere quello di un’eminenza grigia della famiglia barcellonese, è quella di “ambasciatore a servizio delle istituzioni”?

In aula era presente, quale parte civile della calunnia consumata da Cattafi con esposti rivolti a varie autorità, il collaboratore di Giustizia Carmelo Bisognano, per tutelare la credibilità delle proprie dichiarazioni ed il proprio status di collaboratore di Giustizia dalle accuse – appunto calunniose – di essersi prestato su indicazioni di altri soggetti, tra i quali l’avvocato Fabio Repici, anch’egli costituito parte civile, a rilasciare false dichiarazioni accusatorie contro Cattafi.

E’ quasi un unicum nel distretto messinese che un imputato di vertice della mafia barcellonese venga tratto a giudizio anche per il reato di calunnia ai danni di un avvocato e di un collaboratore di Giustizia. Vero però è che Rosario Pio Cattafi non è nuovo alla calunnia, annoverando egli un precedente penale specifico di calunnia commesso proprio ai danni di un suo pregresso difensore. Il processo è stato aggiornato al 22 luglio.

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Dopo una estemporanea richiesta del suo difensore avv. Freni di subordinare la scelta del rito abbreviato all’audizione dell’avvocato Ugo Colonna, in quel processo impegnato quale avvocato di parte civile del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e dei coniugi Alesci Giuseppe e Patrizia Torre, e di Ninai Torre, Cattafi ha chiesto di sentire a sua discolpa il Commissario di P.S. di Barcellona Mario Ceraolo, l’ex maresciallo del Ros Scibilia Giuseppe, i due testimoni definiti “collaboratori di Giustizia” Maurizio Sebastiano Marchetta e Luigi La Rosa nonché il prof. Diego Celi. Ceraolo e Celi avrebbero dovuto testimoniare che in occasione della commemorazione di Beppe Alfano tenutasi l’8 gennaio 2011 e in occasione della commemorazione dell’11 febbraio in ricordo di Attilio Manca, Sonia Alfano, parte civile nel processo (contro tutti gli imputati di associazione mafiosa e anche di Rosario Pio Cattafi, e presente oggi in aula) quale presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, e l’avvocato Fabio Repici avrebbero “anticipato” dichiarazioni riferite dal pentito Bisognano e asseritamente registrate. Luigi La Rosa invece avrebbe, secondo Cattafi, potuto riferire di una circostanza inedita e cioè che “rivoltosi allo studio di Cattafi per problemi legali, avrebbe da questi avuto sollecitazione a pentirsi o comunque a collaborare con la Giustizia”. Dichiarazione inedita e che ha gettato più di un’ombra sulla scaturigine delle dichiarazioni effettivamente rilasciate all’A.G. dal prefato La Rosa Luigi. Marchetta invece avrebbe dovuto testimoniare su contrasti esistenti con Cattafi sfociati in un contenzioso civile tra i due.

Il giudice aveva rigettato la richiesta di rito abbreviato condizionato incompatibile con la celerità del rito ed oggi Cattafi, in apertura di udienza, dopo aver ricevuto lettura di una nota inviata dal Commissariato di Capo d’Orlando con la quale si escludeva che in occasione delle commemorazioni indicate alcuno avesse riferito dichiarazioni riconducibili al pentito Bisognano, ha reiterato la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione del solo Ceraolo e del dott. Luigi La Rosa. Infine, ha deciso di aderire alla richiesta proveniente dai suoi difensori di accedere alla trattazione del processo in abbreviato senza altre condizioni. In chiusura Cattafi ha rilasciato dichiarazioni spontanee richiedendo “la separazione della sua posizione da quella degli altri imputati” in quanto, a suo dire, le dichiarazioni che andrà a fare potrebbero per lui comportare motivi di sicurezza e di rischio. Un anticipo di accuse nei confronti dell’ala militare barcellonese o la replica delle dichiarazioni rilasciate a Palermo secondo le quali il suo ruolo, lungi dall’essere quello di un’eminenza grigia della famiglia barcellonese, è quella di “ambasciatore a servizio delle istituzioni”?

In aula era presente, quale parte civile della calunnia consumata da Cattafi con esposti rivolti a varie autorità, il collaboratore di Giustizia Carmelo Bisognano, per tutelare la credibilità delle proprie dichiarazioni ed il proprio status di collaboratore di Giustizia dalle accuse – appunto calunniose – di essersi prestato su indicazioni di altri soggetti, tra i quali l’avvocato Fabio Repici, anch’egli costituito parte civile, a rilasciare false dichiarazioni accusatorie contro Cattafi.

E’ quasi un unicum nel distretto messinese che un imputato di vertice della mafia barcellonese venga tratto a giudizio anche per il reato di calunnia ai danni di un avvocato e di un collaboratore di Giustizia. Vero però è che Rosario Pio Cattafi non è nuovo alla calunnia, annoverando egli un precedente penale specifico di calunnia commesso proprio ai danni di un suo pregresso difensore. Il processo è stato aggiornato al 22 luglio.

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Dopo una estemporanea richiesta del suo difensore avv. Freni di subordinare la scelta del rito abbreviato all’audizione dell’avvocato Ugo Colonna, in quel processo impegnato quale avvocato di parte civile del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e dei coniugi Alesci Giuseppe e Patrizia Torre, e di Ninai Torre, Cattafi ha chiesto di sentire a sua discolpa il Commissario di P.S. di Barcellona Mario Ceraolo, l’ex maresciallo del Ros Scibilia Giuseppe, i due testimoni definiti “collaboratori di Giustizia” Maurizio Sebastiano Marchetta e Luigi La Rosa nonché il prof. Diego Celi. Ceraolo e Celi avrebbero dovuto testimoniare che in occasione della commemorazione di Beppe Alfano tenutasi l’8 gennaio 2011 e in occasione della commemorazione dell’11 febbraio in ricordo di Attilio Manca, Sonia Alfano, parte civile nel processo (contro tutti gli imputati di associazione mafiosa e anche di Rosario Pio Cattafi, e presente oggi in aula) quale presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, e l’avvocato Fabio Repici avrebbero “anticipato” dichiarazioni riferite dal pentito Bisognano e asseritamente registrate. Luigi La Rosa invece avrebbe, secondo Cattafi, potuto riferire di una circostanza inedita e cioè che “rivoltosi allo studio di Cattafi per problemi legali, avrebbe da questi avuto sollecitazione a pentirsi o comunque a collaborare con la Giustizia”. Dichiarazione inedita e che ha gettato più di un’ombra sulla scaturigine delle dichiarazioni effettivamente rilasciate all’A.G. dal prefato La Rosa Luigi. Marchetta invece avrebbe dovuto testimoniare su contrasti esistenti con Cattafi sfociati in un contenzioso civile tra i due.

Il giudice aveva rigettato la richiesta di rito abbreviato condizionato incompatibile con la celerità del rito ed oggi Cattafi, in apertura di udienza, dopo aver ricevuto lettura di una nota inviata dal Commissariato di Capo d’Orlando con la quale si escludeva che in occasione delle commemorazioni indicate alcuno avesse riferito dichiarazioni riconducibili al pentito Bisognano, ha reiterato la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione del solo Ceraolo e del dott. Luigi La Rosa. Infine, ha deciso di aderire alla richiesta proveniente dai suoi difensori di accedere alla trattazione del processo in abbreviato senza altre condizioni. In chiusura Cattafi ha rilasciato dichiarazioni spontanee richiedendo “la separazione della sua posizione da quella degli altri imputati” in quanto, a suo dire, le dichiarazioni che andrà a fare potrebbero per lui comportare motivi di sicurezza e di rischio. Un anticipo di accuse nei confronti dell’ala militare barcellonese o la replica delle dichiarazioni rilasciate a Palermo secondo le quali il suo ruolo, lungi dall’essere quello di un’eminenza grigia della famiglia barcellonese, è quella di “ambasciatore a servizio delle istituzioni”?

In aula era presente, quale parte civile della calunnia consumata da Cattafi con esposti rivolti a varie autorità, il collaboratore di Giustizia Carmelo Bisognano, per tutelare la credibilità delle proprie dichiarazioni ed il proprio status di collaboratore di Giustizia dalle accuse – appunto calunniose – di essersi prestato su indicazioni di altri soggetti, tra i quali l’avvocato Fabio Repici, anch’egli costituito parte civile, a rilasciare false dichiarazioni accusatorie contro Cattafi.

E’ quasi un unicum nel distretto messinese che un imputato di vertice della mafia barcellonese venga tratto a giudizio anche per il reato di calunnia ai danni di un avvocato e di un collaboratore di Giustizia. Vero però è che Rosario Pio Cattafi non è nuovo alla calunnia, annoverando egli un precedente penale specifico di calunnia commesso proprio ai danni di un suo pregresso difensore. Il processo è stato aggiornato al 22 luglio.

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