di Giovanna Maggiani Chelli - 30 agosto 2013
Continua ad oltranza la saga delle famiglie mafiose di “cosa nostra”.
Prima il figlio di Provenzano preoccupato per il padre che ruzzolava dai letti in carcere, poi la figlia di Riina che imbratta tele e dà sfogo alla sua vena poetica sull’inginocchiatoio di casa in adorazione del padre assassino di bambini piccoli.
Oggi a poche ore dalle esternazioni della
Lucia Riina, annunciato dal settimanale l’Espresso che uscirà domani, ecco il cambio repentino di tecnica di comunicazione: la figlia di
Matteo Messina Denaro appena quindicenne prende le distanze dal padre, reo di strage terroristica eversiva e ancora latitante dopo 20 anni.
Non c’è pace tra i cipressi dei cimiteri dove cercano di riposare i nostri morti, questo perché qualcosa sembra agitare “cosa nostra”, ma soprattutto sembra agitare tutti quei politici che con l’organizzazione criminale “cosa nostra” si sono collusi a fare affari.
Le quindicenni da sempre si ribellano ai padri, si ribellano ai padri che vanno per loro a lavorare ogni mattina, figuriamoci le figlie dei mafiosi assassini, quindi come si dice una rondine di soli 15 anni non fa primavera.
Aspettiamo che la figlia di
Matteo Messina Denaro cresca e quando avrà bisogno di metter le mani sui conti correnti del padre, tenuti intatti per lei nelle banche che ospitano i capitali dell’uccel di bosco capo-mafia, vedremo che farà.
Per ora quello che conterebbe per tutti noi è la mancanza di rumore intorno a questi rampolli figli di capi mafia, ma pare non ci sia dato di sentirlo calare questo invocato silenzio stampa sui mafiosi.
Il dovere del silenzio per rispetto ai nostri morti, pare che qualcuno in questo Paese a livello politico lo voglia infranto, affinchè le “famiglie mafiose” siano presentate al popolo come normali famiglie molto cattoliche, dedite alla preghiera e alle prese di distanza dai padri cattivi, cercando così con larghi consensi di tirare fuori dalla galera e dal 41 bis tutti i capi di “cosa nostra”.
E’ fin troppo chiaro, la mafia sta presentando i suoi conti a chi promise di aiutarla in cambio di 277 chili di tritolo in via dei Georgofili a Firenze e chi meglio delle facce che paiono pulite ei figli giovani dei mafiosi può servire all’uopo?
Non ci si scordi però che il 1 Aprile del 1993 nella villetta di santa Flavia i “capi provincia” che rappresentavano tutte le “famiglie mafiose” della Sicilia, si radunarono per deliberare l’operatività delle stragi in Continente e mezza Italia lo sapeva compresi i figli dei capi-mafia, anzi nel processo di Firenze è scritto “lo sapevano anche i sassi”.
Mafia: si ribella la figlia di Messina Denaro
A 17 anni convince la madre a lasciare la casa dove è sempre stata. Il racconto a L'Espresso
ANSA, 29 agosto 2013 - La figlia del boss latitante Matteo Messina Denaro si ribella al clan familiare del padre e a 17 anni convince la madre a lasciare la casa dove è sempre stata. Lo racconta, nel numero in edicola domani, L'Espresso che pubblica per la prima volta anche le immagini della figlia del padrino di Cosa nostra e quelle di sua madre che è la compagna del boss. La ragazza - si legge in un'anticipazione diffusa dal settimanale - ''vuole vivere lontano dai familiari del papà. Una scelta rivoluzionaria perché suona come sfida ai codici di Cosa nostra''. "Quanto vorrei l'affetto di una persona e, purtroppo, questa persona non è presente al mio fianco e non sarà mai presente per colpa del destino...", dice la figlia di Matteo Messina Denaro di cui l'Espresso pubblica alcune sue frasi. La ragazza non fa mai esplicito riferimento al padre, che secondo gli investigatori non avrebbe mai visto, ma nel giorno del compleanno del boss la figlia pubblica sul suo profilo Facebook un cuore rosso senza alcun commento. L'Espresso fa anche il punto della latitanza di Matteo Messina Denaro, ricercato da 20 anni, e rivela alcuni blitz che sono stati effettuati per il tentativo di cattura in una villa di Mondello a Palermo e in un altro sito a Padova.
ANSA