E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio.
Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.
La mafia non è solo quella dei volti "popolari" di Provenzano e Riina, non è solo al "Sud" e non è un demone che riguarda gli “altri”. La mafia è dappertutto, è il germe dilagante che infetta i territori in cui si infiltra. E fra i mafiosi ci sono i "colletti bianchi", c'è la "massoneria", ci sono politici, imprenditori, frequentatori dell'alta società e rappresentanti istituzionali che violano quei valori di giustizia e legalità di cui dovrebbero farsi portatori. La mafia avvelena il Nord e il Veneto e ieri sera, alle Sale Apollinee della Fenice, lo ha detto a chiare lettere il consulente della Commissione parlamentare antimafia Enzo Guidotto, invitato con il procuratore generale della Corte d'Appello di Palermo Roberto Scarpinato e Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, al convegno "Mafia, realtà e finzione", organizzato da Agende Rosse Venezia e voluto dal presidente del consiglio comunale Roberto Turetta. La serata, dedicata al volto inquietante, finto e traditore della mafia, quello che nel 1992 ha ucciso Falcone e Borsellino nelle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, è stato presentato dal presidente di Agende Rosse Gianluigi Placella e introdotta dalla musica di Cecilia Vendrasco, al flauto traverso, Alessandra Trentin, all'arpa, Giovanni Mancuso, al pianoforte e dalle parole di Paola Brolati, che ha recitato la commovente lettera di Roberto Scarpinato a Paolo Borsellino, oggetto di un provvedimento disciplinare.
«Falcone e Borsellino avevano più volte denunciato l'infiltrazione della criminalità organizzata in Veneto ma, nonostante le numerose inchieste e gli arresti che lo hanno confermato, si continua a far finta di nulla», ha detto Guidotto, autore di saggi sul fenomeno mafioso, profondo conoscitore degli insediamenti in Veneto della mafia siciliana. «È stato nel 2003 – ha aggiunto – che la commissione antimafia ha affermato che, soprattutto nell'attività turistica, si fa strada il riciclaggio e i summit fra cinesi, albanesi e siciliani a Venezia non sono storia recente». Roberto Scarpinato ha ricordato che all'inizio del suo lavoro accanto a Falcone e Borsellino, pensava che la mafia si sviluppasse fra le persone di basso livello culturale, di cui Provenzano e Riina possono essere un esempio: «Mi sbagliavo, ho iniziato a capire cos'è la mafia quando mi sono reso conto che i suoi artefici frequentavano le mie chiese e le mia università – ha detto – E i piani alti dello Stato. Per questo dobbiamo chiederci se le stragi di Capaci e Via D'Amelio sono state davvero stragi di mafia o qualcosa di più». La conclusione commovente del convegno è stata affidata a Salvatore Borsellino, che ha ricordato con agitazione le minacce al pm Nino Di Matteo: «La seconda Repubblica è nata sul sangue di queste stragi: la mafia è un tumore da eliminare in fretta». «Dentro di me ho tanta rabbia, perché continuo ad avere fiducia nelle istituzioni nonostante sappia che è proprio lì che si annida il germe: lo Stato deve essere governato da persone degne. Non possiamo più aspettare».