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'Si è tentato di offuscare l’immagine di Napolitano'. E Di Matteo se ne va PDF Stampa E-mail
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Scritto da Salvo Palazzolo   
Domenica 26 Gennaio 2014 21:04
di Salvo Palazzolo - 26 gennaio 2014

Palermo.
L’inaugurazione dell’anno giudiziario si trasforma presto in un inedito processo. Il presidente della Corte d’appello, Vincenzo Oliveri, mette sotto accusa l’inchiesta sulla trattativa mafia-Stato. «Si è tentato di offuscare l’immagine del presidente della Repubblica — dice — col sospetto di sue interferenze in un grave procedimento in corso qui a Palermo». E aggiunge: «Sospetti che i nostri giudici hanno dichiarato da subito totalmente infondati, per questo sentiamo di rinnovare al presidente della Repubblica l’impegno di fedeltà alla legge e alla Costituzione, di cui egli è il supremo garante».
I magistrati che hanno istruito il processo trattativa sono lì, davanti a Oliveri, nell’affollatissima aula magna della Corte d’appello: Nino Di Matteo, Vittorio Teresi e Francesco Del Bene. Ascoltano in silenzio, restano immobili quando parte un applauso alla fine dell’intervento. E pochi minuti dopo, mentre il consigliere del Csm Roberto Rossi inizia a parlare, Di Matteo e Teresi escono dall’aula e tornano nel bunker al secondo piano del palazzo di giustizia. I loro volti sono visibilmente amareggiati, ma non arriva alcuna replica al discorso di Oliveri. Discorso durissimo, anche perché nessun pm di Palermo ha mai messo sotto accusa Napolitano, che è solo testimone nel processo per la trattativa mafia-Stato.
È Salvatore Borsellino, il fratello del giudice Paolo, il leader della Agende Rosse, a esplicitare la polemica: «Il presidente della Corte d’appello non ha detto una sola parola sulle minacce in carcere di Totò Riina a Nino Di Matteo. Che strano destino: anche Paolo Borsellino e Giovanni Falcone erano stati attaccati dai loro stessi colleghi poco prima di essere uccisi. Speriamo davvero che quella stagione non si ripeta».
Sulle minacce ai pm di Palermo, non usa invece mezzi termini il procuratore generale Roberto Scarpinato. «Stiamo assistendo a un’escalation di intimidazioni nei confronti dei magistrati di Palermo e Trapani», dice. «Sappiamo bene come un certo passato sia un pericolo costante. Davanti a queste situazioni non bisogna mai abbassare la guardia». Parole che ribadisce il presidente del Senato, Piero Grasso, seduto in prima fila nell’aula magna della Corte: «Sono qui per testimoniare la presenza e la vicinanza dello Stato verso quei magistrati che operano contro la mafia e corrono rischi».
Ma la polemica sulle parole di Oliveri è ormai innescata. Nel discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario ci sono anche bacchettate per «l’esposizione mediatica» di alcuni magistrati, per i «comportamenti impropri e le carriere politiche inaugurate nel medesimo distretto dove il giorno prima il candidato indossava la toga». Chiaro il riferimento all’ex pm Antonio Ingroia, che ha fondato il movimento “Azione Civile”.


Salvo Palazzolo (La Repubblica del 26 gennaio 2014)






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