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XXII° Anniversario della strage di via D'Amelio - Travedona Monate (VA) PDF Stampa E-mail
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Scritto da Agende Rosse gruppo 'Borsellino e Falcone'   
Domenica 27 Luglio 2014 17:23
di Agende Rosse gruppo 'Borsellino e Falcone' - 18 luglio 2014

La Democrazia si basa sulla condivisione di regole per una convivenza che permetta la massima libertà a tutti nel pieno rispetto dei diritti e dei doveri. La garanzia di questo la possiamo avere solo da chi queste regole le fa rispettare e questi garanti sono i Magistrati. Persone al di sopra delle parti che impediscono ai prepotenti di prevalere sui più deboli e indifesi.
Oggi siamo qui a commemorare uno di questi Magistrati che ha fatto scuola a tutti noi grazie ai suoi modi di agire che non si sono limitati alla semplice dialettica ma hanno preso copro in comportamenti e azioni quotidiane.
Consapevolmente e responsabilmente ha assunto il suo ruolo incurante dei rischi cui era sottoposto in quanto svolgeva il suo lavoro per difendere i diritti di tutti e non solo di qualcuno.
Non va negato che avesse paura pure lui, come capita a qualsiasi essere umano di buon senso, ma non si lasciava condizionare da essa in quanto avrebbe significato dover arrivare a compromessi, giorno per giorno, mortificando i suoi ideali, la sua professione e la sua vita.
La morte del suo carissimo amico, Giovanni Falcone, al posto di farlo fuggire gli ha dato ancora più coraggio perché si sentiva anche lui, con tutta la società, in debito nei suoi confronti ed era consapevole del fatto che non si poteva permettere alla violenza di prevalere.
La sua maggior preoccupazione era per quei giovani che gli avevano affiancato come scorta che rischiavano, come e quanto lui, ma erano tutti legati dal fatto che credevano nel valore del lavoro che stavano facendo.
Suo maggiore rammarico era il fatto che il vero pericolo non lo vedeva nei suoi avversari, che avrebbero potuto agire con il ruolo di gregari, ma in coloro che lo affiancavano come “amici” che, in realtà, non lo erano e questo fu il maggiore cruccio che gli procurò la maggior sofferenza.
Ancora oggi ci sono magistrati coraggiosi che si battono per far emergere le verità che Criminalità Organizzata e organismi deviati dello Stato vorrebbero oscurare e proprio Paolo Borsellino ci ha insegnato che tutti noi abbiamo il dovere di batterci per difenderli e proteggerli; si pensi solo che Borsellino e la sua scorta sarebbero ancora vivi se solo li si avesse dotati del “bomb-jammer” e noi, ora, dobbiamo chiedere, con forza, che ne vengano dotati tutti i magistrati che giorno per giorno rischiano la loro vita per noi, per la nostra democrazia e per la nostra libertà.
Il sacrificio di Paolo Borsellino e dei giovani della sua scorta, cosi come tutti gli altri che hanno subito la stessa tragica fine, non vanno mai dimenticati e coloro che proseguono la loro azione vanno supportati e aiutati da tutti noi, nessuno escluso, perché permettere che la Criminalità Organizzata riesca a prevalere vorrebbe dire togliere futuro e speranza a noi e alle prossime generazioni riducendoci al ruolo di sudditi e non di popolo sovrano come asserito dall’art. 1 della nostra Costituzione.
“L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
La sovranità è nostra, non dei criminali.

Ringraziamo il Sindaco Andrea Colombo della sensibilità dimostrata al tema.

Agende Rosse di Salvatore Borsellino gruppo "Paolo Borsellino e Giovanni Falcone"
Varese


Le foto della giornata presso questo link














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