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Puglia, in consiglio regionale la solidarietà al PM Nino Di Matteo PDF Stampa E-mail
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Scritto da Savino Percoco   
Lunedì 28 Settembre 2015 22:53
di Savino Percoco - 28 settembre 2015

Le recenti dichiarazioni dell’ex boss di Borgo Vecchio, Francesco Chiarello, sulle intenzioni stragiste di “cosa nostra” nei riguardi del pm Antonino Di Matteo, hanno confermato le testimonianze rivelate negli scorsi mesi dai collaboratori di giustizia Vito Galatolo, Antonino Zarcone, e Carmelo D'Amico.
Ancora mistero sul luogo in cui sono custoditi i 150 kg di tritolo, acquistato dalla ‘ndrangheta per attentare il pm del Processo Trattativa, che nonostante i pluri-segnali di morte, appare sempre più ignorato da media nazionali e vertici dello Stato.
In controtendenza al silenzio tombale degli organi di governo, in Puglia, il gruppo consiliare del M5S, accogliendo una proposta ufficiale del Movimento Agende Rosse della Prov. di Bari intitolato a Giuseppe Di Matteo, ha protocollato quest’oggi un’urgente richiesta di Odg per la seduta del 29 settembre, come espressione di solidarietà al pool antimafia, al PM Antonino Di Matteo e gli uomini della sua scorta.
Il documento, firmato dai consiglieri regionali Viviana Guarini, Antonella Laricchia, Gianluca Bozzetti, Rosa Barone, Grazia Di Bari, Mario Conca, Marco Galante e Cristian Casili, tra i vari punti, chiede al Consiglio regionale di approvare l’affissione di uno striscione a sostegno del pm Di Matteo sul balcone dell’edificio di via Capruzzi, una missiva istituzionale per il magistrato e la divulgazione mediatica relativa della situazione stragista.
Esemplare la posizione del gruppo consiliare pentastellato pugliese che dopo la proposta di una commissione antimafia, per la prima volta porta in un dibattito regionale una tematica molto spesso ignorata dalle istituzioni e che si spera, possa essere replicata in altre Regioni Italiane.


Savino Percoco - Movimento Agende Rosse della Prov. di Bari intitolato a Giuseppe Di Matteo








ConConsiglio Regionale della Puglia

 

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE

Dott. Mario Loizzo

 

                                                                           

OGGETTO: Consiglio Regionale di Puglia; seduta di martedì 29 settembre 2015;

richiesta di iscrizione all’ordine del giorno: solidarietà al pool antimafia, al PM Antonino Di Matteo e gli uomini della sua scorta.

 

I sottoscritti consiglieri regionali del Gruppo Movimento 5 Stelle, Viviana Guarini, Antonella Laricchia, Gianluca Bozzetti, Rosa Barone, Grazia Di Bari, Mario Conca, Marco Galante e Cristian Casili, ai sensi della diposizione regolamentare riferita in oggetto, chiede l’iscrizione all’O.d.G. della seguente richiesta di deliberazioni.

 

IL CONSIGLIO REGIONALE

 

 

CONSIDERATE

 

1.      Le anonime plurime intimidazioni subite dai magistrati impegnati nel Processo sulla Trattativa Stato-Mafia (Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Antonino Di Matteo), da Roberto Scarpinato e dal pool antimafia in generale;

2.      Il grave ordine di morte indirizzato al Pubblico Ministero Antonio Di Matteo, intercettato a Salvatore Riina, durante l’ora d’aria col boss della SCU Alberto Lorusso, nonché ergastolano detenuto a regime 41bis, e tutt’oggi da più parti considerato capo di “cosa nostra”,.

Intercettazione del 26 ottobre 2013:

·         Questo pubblico ministero di questo processo, che mi sta facendo uscire pazzo, come non ti verrei ad ammazzare a te, come non te la farei venire a pescare, a prendere tonni. Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono. Ancora ci insisti? Minchia.... perchè me lo sono tolto il vizio? Me lo toglierei il vizio? Inizierei domani mattina”;

·         Organizziamola questa cosa (mimando con la mano il gesto di fare presto), "facciamola grossa e non ne parliamo più. Si devono preoccupare, nonostante questo mucchio di persone: il botto viene ancora più bello... più grosso. Mi guarda Di Matteo, con gli occhi puntati, ma a me non mi intimorisce".

Intercettazione del 14 novembre 2013:

·         Questo Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare. Corleone non dimentica”;

·         Tanto sempre al processo deve venire“. In risposta alla richiesta del mafioso pugliese sulle modalità di eliminazione del pm Di Matteo se scortato in località riservata,

Intercettazione del 16 novembre 2013:

·         Io dissi che lo faccio finire peggio del giudice Falcone”;

·         Qua c’è di fare tremare i muri. E allora organizziamola questa cosa. Facciamola grossa e non ne parliamo più”;

·         Perché questo Di Matteo non se ne va, ci hanno chiesto di rinforzare, gli hanno rinforzato la scorta. E allora se fosse possibile ad ucciderlo, un’esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo”.

3.     
Le preoccupanti testimonianze di alcuni bambini di un circolo tennis di Palermo saltuariamente frequentato da Nino Di Matteo, relative a misteriosi uomini armati con fucili di precisione, presenti all’ingresso secondario del TC 2.

4.     
L’incredibile ritardo alla disposizione del ”bomb jammer”, congegno elettronico capace di neutralizzare le frequenze dei telecomandi a distanza e impedire stragi come quelle avvenute nel ’92 a Capaci e via D’Amelio. Strumento solo da poco attivo, nonostante le assicurazioni del
Ministro dell’interno Angelino Alfano che nel dicembre 2013, rispondendo ad una domanda del vice direttore di AntimafiaDuemila Lorenzo Baldo, affermava “Il bomb jammer per Di Matteo? E’ già stato messo a disposizione”.

5.     
Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia ed ex boss dell’acquasanta Vito Galatolo riguardo una serie di piani finalizzati all’uccisione del PM Antonino Di Matteo e ordinati dal reggente di “cosa nostra” Matteo Messina Denaro che testualmente scrive, “perché mi hanno detto che si è spinto troppo oltre";
Lo stesso, afferma di aver personalmente impegnato la quota di 360 mila euro per il su detto piano di morte e specifica un carico di 200 kg di tritolo presenti nel territorio palermitano, acquistati dalla ’ndrangheta e destinati all’assassinio del pubblico ministero;

6.     
Testimonianze avvalorate e confermate dai recenti collaboratori di giustizia Antonino Zarcone, Carmelo D'Amico e proprio in questi giorni anche dall'ex boss di Borgo Vecchio Francesco Chiarello. Quest’ultimo, afferma di esserne giunto a conoscenza attraverso il figlio del boss dell'Acquasanta Vincenzo Graziano, secondo Vito Galatolo, l'uomo incaricato alla custodia dell’esplosivo

7.     
La sorprendente bocciatura del pm Di Matteo alla Procura Nazionale Antimafia, nonostante gli alti requisiti posseduti e che tanto ricorda alcune similitudini di accaduti negli anni ’90 con Falcone e Borsellino. Il tutto, nonostante il pm condannato a morte si ritrovi anche escluso da nuove indagini sul crimine organizzato, in quanto non più membro Dda.

8.     
Il tombale silenzio da parte dei più alti vertici istituzionali, ovvero il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi e Giorgio Napolitano prima, il Premier Matteo Renzi, ecc.

9.     
Che le Istituzioni in primo luogo e tutta la società civile devono fare cerchio attorno la figura di un uomo che serve lo Stato con reale spirito di servizio mettendo a repentaglio la sua stessa vita per affermare i principi di giustizia e legalità. Valori alla base della convivenza civile e democratica;

10.  L’affermazione di Giovanni Falcone: La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

 

 

APPROVA

 

1.      Le seguenti richieste proposte dal Movimento delle Agende Rosse, presieduto ai vertici nazionali dall’autorevole Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato con gli uomini della sua scorta il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio:

·         Affissione di uno striscione attinente al tema in oggetto, sul balcone dell’edificio regionale di via Capruzzi (nobile sarebbe se i costi grafici fossero detratti dai compensi dei singoli consiglieri come già avvenuto in alcuni Comuni);

·         L’invio di una missiva istituzionale per conto della Regione Puglia, come espressione di solidarietà, diretta alla Procura della Repubblica del tribunale di Palermo e all’attenzione del Dott. Di Matteo.

·         La massima diffusione mediatica affinché si alzino i riflettori di allerta a tutela di uomini che servono coraggiosamente lo Stato.









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