Tra le carte sequestrate al boss Lo Piccolo il nome di due malavitosi in rapporto con l’intelligence palermitana e romana
di Fabrizio Colarieti (25 gennaio 2008)
Il boss di Cosa Nostra Salvatore Lo Piccolo aveva in mente di eliminare due “infami” e i loro nomi, insieme ai suoi sospetti, li aveva già affidati ad un pizzino. Così la storia di due rapinatori, apparentemente semplici manovali della malavita siciliana, finisce per intrecciarsi con le sorti dell’erede di Bernardo Provenzano arrestato dalla polizia, insieme a suo figlio Sandro, il 5 novembre 2007, dopo ventiquattro anni di latitanza.
I due “infami”, fino a quel momento, non erano poi così noti se non fosse per quella rapina ad una villa compiuta nell’agosto del 2002, sempre a Palermo, nel complesso di Città Giardino. Lo Piccolo, i due fratelli, li vuole morti perché – così scrive in un pizzino – sono in contatto con i servizi segreti di Roma e Palermo.
La storia di Giuseppe e Salvatore Di Lorenzo, così si chiamano i rapinatori, va raccontata proprio da quell’anno, quando smarriscono un cellulare mentre stanno svaligiando la villa della signora Doriana Di Martino. A tradirli è proprio questa imperdonabile dimenticanza che lì porterà, dopo mesi di indagini, dietro le sbarre. Da quel cellulare, un Nokia 8210, e in particolare dalla memoria della sim 328/0968568 intestata al pregiudicato Umberto Costa, ma di fatto in uso a Giuseppe Di Lorenzo, si mette piede in un altro mondo.
Lo dice il consulente della Procura di Palermo, Gioacchino Genchi, incaricato dal pubblico ministero Maurizio Agnello, di scovare prove e indizi in quella e in altre sim sequestrate ai Di Lorenzo.
Tra quei numeri c’è qualcosa che va ben oltre quella rapina, in particolare nel traffico della sim 329/2961185, utilizzata da Salvatore Di Lorenzo ma intestata alla suocera. Genchi, che di mafia e cellulari se ne intende, comprende per primo che i Di Lorenzo non sono solo dei semplici rapinatori. Da quei cellulari e dallo sviluppo dei tabulati delle varie utenze, che il perito definisce in alcuni casi anche “coperte”, vengono estrapolati decine di contatti telefonici con utenze, sia mobili che fisse, dei Carabinieri, della Polizia e di uffici operativi di Roma del Sisde (oggi Aisi, Agenzia informazioni e sicurezza interna).
Addirittura nelle fasi preparatorie ed esecutive della rapina e anche successivamente allo smarrimento del cellulare nella villa, il telefono di Giuseppe Di Lorenzo ha contatti con un sottufficiale dell’Arma, Matteo Di Giovanni, nome in codice Amedeo, in servizio a Palermo. Ma in quei tabulati, oltre agli intensi ed inquietanti rapporti telefonici dei Di Lorenzo con appartenenti alle forze dell’ordine e ai Servizi, c’è anche traccia – così svela Genchi nella sua poderosa relazione – di rapporti con pericolosi esponenti della criminalità organizzata delle cosche del mandamento di San Lorenzo e di Carini. Il consulente fa riferimento, in particolare, ai contatti intercorsi tra i Di Lorenzo e il mafioso Carlo Puccio, nipote di Salvatore Lo Piccolo che in quel momento, nel 2002, compare ancora tra i trenta maggiori ricercati d’Italia.
Concludendo la sua relazione Genchi riassumerà così il lavoro di analisi svolto spulciando tra gli oltre 440mila record di traffico telefonico: “Volendo sintetizzare lo spaccato che emerge dall’analisi dei dati possiamo dire che - nella più bonaria considerazione - appare una possibile sottovalutazione della caratura criminale dei due fratelli. I permanenti rapporti mantenuti con apparati dei Servizi, dei Carabinieri e della Polizia (nelle più disparate articolazioni), - prosegue l’esperto - hanno verosimilmente obnubilato le contestuali attività illecite dei fratelli Di Lorenzo ed il loro organico inserimento in un più elevato contesto criminale”.
Rapporti talmente stretti, a quanto pare, da permettere a Giuseppe Di Lorenzo di sfuggire ad un ordine di cattura che era stato emesso a suo carico, da circa quaranta giorni, dal tribunale di Velletri e che stranamente i carabinieri di Torretta avevano dimenticano in un cassetto. Una leggerezza che permetterà a Di Lorenzo di compiere quella rapina, proprio nei giorni in cui doveva essere già dietro le sbarre. Dal suo tabulato si evince che lo stesso si sentiva costantemente al telefono, anche nelle stesse ore dell’assalto, con i militari che avevano dimenticato di eseguire il suo arresto.
Il cerchio è chiuso. La signora Di Martino, che in casa ha una colluttazione con un rapinatore, riconosce, attraverso una foto mostrata dagli inquirenti, Salvatore Di Lorenzo, ma è solo un ulteriore conferma. I due fratelli, insieme ad altri quattro complici, finiscono in manette mentre la parte d’inchiesta che riguarda i contatti “istituzionali” è ancora top secret.
Ma chi sono veramente Giuseppe e Salvatore Di Lorenzo? Sono due “infami”? Come scrive Lo Piccolo. Oppure sono due confidenti del Sisde? Non sarebbe la prima volta, del resto i Servizi possono intrattenere rapporti, ovviamente a tutela della sicurezza democratica, con criminali e malavitosi. Inquietanti interrogativi che riportano alla mente, tuttavia, circostanze che videro coinvolto lo stesso servizio segreto civile in torbide vicende su cui tuttora la magistratura siciliana sta tentando di fare luce. Come l’indagine della procura di Caltanissetta che, riprendendo una pista accantonata, indaga, a distanza di sedici anni, sul probabile coinvolgimento del Sisde nella strage di via D’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta. Sempre grazie alle indagini del consulente Genchi, infatti, si accertò la presenza di una sede coperta del Sisde sul Monte Pellegrino, che sovrasta Palermo e via d’Amelio, all’interno del Castello Utveggio che ospita il Cerisdi, un centro di ricerche e studi manageriali. La circostanza venne fuori dall’analisi del tabulato del numero 0337/962596, intestato al boss Gaetano Scotto, che chiamò un’utenza fissa del Sisde installata proprio in quel castello. Suo fratello, Pietro Scotto, per conto della società Sielte, compì lavori di manutenzione sull’impianto telefonico della palazzina di via D’Amelio. Lavori necessari, si scoprì successivamente, per intercettare abusivamente la linea telefonica della madre del giudice Borsellino e quindi ottenere la conferma del suo arrivo nel pomeriggio del 19 luglio 1992. Dal castello Utveggio il Sisde scompare subito dopo l’inizio delle indagini e poco altro si sa. Quella stagione, poi, fu segnata anche da un’altra discussa vicenda giudiziaria, scaturita in una condanna definitiva a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che vide coinvolto il numero tre del Sisde, Bruno Contrada.
Sono più recenti, ma allo stesso modo inquietanti, infine, i riscontri sulle utenze risultate in uso al Governatore Salvatore Cuffaro, condannato in primo grado a cinque anni di reclusione per favoreggiamento e rivelazione di notizie riservate, nell’ambito dell’inchiesta sulle talpe alla Dda di Palermo. Una di quelle venti sim utilizzate dal presidente della Regione Sicilia, tra il 2001 e il 2002, ricevette 54 chiamate dall’ufficio del Sisde di via Notarbartolo a Palermo.
Due pizzini ritrovati nel covo dei Lo Piccolo in cui si parla dei fratelli Di Lorenzo
(fonte: Left-Avvenimenti n°4, 25 gennaio 2008)
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fracris88
|2008-11-30 16:07:37
ciao...
volevo chiedervi come posso fare per scrivere con salvatore borsellino...
salvatore
|2008-11-30 16:25:20
Ciao Fracris88, devi soltanto spedirmi quello che vorresti pubblicare al mio indirizzo email salvatore.borsellino@gmail.com e se il tuo pezzo sarà in sintonia con i contenuti e l'impostazione del sito potrà essere pubblicato.
A presto
Salvatore
fracris88
|2008-11-30 16:48:08
la ringrazio...
e vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito dar vita a questo sito perché penso sia un ottimo modo per consentire a tutti di porsi delle domande sulla nostra società e anche ad avere delle risposte...
grazie ancora
fracris88
|2008-11-30 16:53:38
sto studiando giurisprudenza e vorrei intraprendere la carriera in magistratura. lo vorrei con tutto me stesso, ma le notizie che ho appreso circa l'irregolarità del concorso che si è svolto qualche settimana fa, ha suscitato in me molta preoccupazione. penso che ad oggi sia difficile entrare in magistratura, e questo lo trovo anche giusto, ma quello che mi fa più rabbia è che riescono ad entrarci molto spesso persone che non meritano, ma che si trovano nelle prime posizioni della graduatoria solo perchè amici di; figli di; parenti di ecc... NON è GIUSTO
Silvio
|2008-11-30 17:53:34
Non buttarti giù fracri88s, e vai avanti per la strada che desideri fare, noi abbiamo bisogno di gente onesta e che creda nel rispetto delle leggi.
Tieni duro, vedrai che ce la farai!
fracris88
|2008-11-30 18:05:30
grazie x le tue parole...
ce la sto mettendo tutta per poter riuscire a realizzare i miei sogni e magari a contribuire a diffondere il senso di giustizia e legalità nel nostro paese... questi due fattori a mio parere sono importanti e necessari per avere una società pulita...
bertelli
|2008-12-01 11:20:58
Ciao fracris88,
ogni volta che hai qualche dubbio o incertezza puoi ascoltare quello che dice Paolo Borsellino in questa intervista alla Televisione Svizzera Italiana: link:http://www.19luglio1992.com/index.php?option =com_sectionex&view=cate gory&id=6&Itemid=18
Borsel lino racconta anche perche´ scelse di entrare in Magistratura.
Coraggio: valuta con attenzione ma segui la strada che ritieni giusta per te.
Marco
fracris88
- risposta a bertelli
|2008-12-02 20:53:21
grazie per il consiglio, lo seguirò sicuramente...
tuttavia ho già capito quale sarà la strada giusta per me o meglio quella che sarebbe meglio per me... Spero di farcela e di dimostrare poi a me stesso che avevo ragione e che effettivamente era la strada giusta da intraprendere...
Marisa Pareto
- off topic urgente
|2008-12-01 11:21:59
Scusate l'off topic ma sto cercando di diffondere anche perchè il mio sito da 4 giorni è completamente bloccato:
Da:
http://dirittodiresistenza.go.ilca nnocchiale.it
diritto di resistenza
Legge 181, la fine dell'italia democratica
post pubblicato in diario, il 1 dicembre 2008
Voglio spiegare bene cosa comporta la legge n181 del 13 novembre 2008. Apparentemente è innocua. In realtà è devastante. Permette al ministro della giustizia di trasferire in modo arbitrario i magistrati. Formalmente dovrebbe essere utilizzata per spostare i magistrati in zone dove c'è carenza di organico. In realtà sarà utilizzata in un modo molto diverso: se questa legge fosse già stata in vigore, mastella non avrebbe dovuto chiedere il trasferimento di de magistris al csm (comportamento già questo vergognoso) avrebbe preso de magistris e l'avrebbe trasferito d'ufficio in una sede disagiata.
Con questa legge berlusconi può prendere i giudici che indagano su di lui e farli trasferire d'ufficio, non richiedendo l'incompatibilità ambientale, non ricusandoli, li può trasferire in una sede disagiata interrompendo il processo senza alcuna fatica.
E' chiaro ora cosa permette di fare questa leggina?
Mi chiedo come questa legge sia potuta passare nel silenzio. O i commentatori politici sono talmente idioti da non saper leggere tra le righe o sono collusi.
Riportate questa notizia su internet, diffondetela. La gente deve sapere che il 13 novembre la magistratura è stata messa sotto il controllo della politica nel silenzio dell'informazione.
Federico
- Un chiarimento
|2008-12-01 12:39:02
Marisa,
sono stato incuriosito dalla sua segnalazione e mi sono andato a leggere il testo della legge 181 del 2008. Siccome non mastico 'legge', non mi sono potuto addentrare nei meandri dei commi e dei codicilli, ma ad una prima lettura non mi sembra che vi siano drastiche differenze rispetto alla legge precedente in materia (L133 del 1998). Il trasferimento d'uffico in sedi disagiate, previo consenso del magistrato, era già previsto da quella legge. In cosa differirebbe quella attuale? Mi piacerebbe avere dei chiarimenti al riguardo visto che la questione è molto delicata.
Marisa Pareto
|2008-12-01 18:04:50
Ciao,neanch'io mastico molto l'argomento,so che chi ha scritto ha già individuato per esempio la depenalizzazione del colpo di stato che c'è stata prima delle elezioni 2006,da ciò che dice nel post (che ha riproposto più volte per indicarne la gravità) mi sembra di capire che il cambiamento stia nella possibilità di trasferire da parte del MInistro della Giustizia invece che del Csm e mi sembra che la modifica essenziale potrebbe essere l'inserzione dell'art.1 bis che compare in due forme:
c) dopo l'articolo 1 e' inserito il seguente:
«Art. 1-bis (Trasferimento d'ufficio nelle sedi a copertura immediata). - 1. Per le sedi a copertura immediata rimaste vacanti per difetto di aspiranti e per le quali non siano intervenute dichiarazioni di disponibilità o manifestazioni di consenso al trasferimento, il Consiglio superiore della magistratura provvede, anche in deroga a quanto previsto dall'articolo 19 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, e successive modificazioni, con il trasferimento d'ufficio dei magistrati che svolgono da oltre dieci anni le stesse funzioni o, comunque, si trovano nella stessa posizione tabellare o nel medesimo gruppo di lavoro nell'ambito delle stesse funzioni e che alla scadenza del periodo massimo di permanenza non hanno presentato domanda di trasferimento ad altra funzione o ad altro gruppo di lavoro all'interno dell'ufficio ovvero ad altro ufficio, o che tale domanda abbiano successivamente revocato. Resta fermo quanto disposto dall'articolo 13 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, e successive modificazioni, in ordine al passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa.
2. Non possono essere trasferiti magistrati in servizio presso uffici in cui si determinerebbero vacanze superiori al 20 per cento dell'organico. Non possono essere altresì trasferiti i magistrati in servizio presso altre sedi disagiate.
3. La percentuale di cui al comma 2 e' calcolata per eccesso o per difetto a seconda che lo scarto decimale sia superiore o inferiore allo 0,5; se lo scarto decimale e' pari allo 0,5 l'arrotondamento avviene per difetto.
4. Le condizioni per il trasferimento d'ufficio devono sussistere alla data di pubblicazione della delibera di cui all'articolo 1, comma 3.
5. Per il distretto di Cagliari si considerano limitrofi i distretti di Genova, Firenze, Roma, Napoli e Palermo; per il distretto di Messina anche quello di Reggio Calabria e per il distretto di Reggio Calabria anche quelli di Messina e Catania
e anche
Art. 1-bis.
Rideterminazione del ruolo organico della magistratura ordinaria
1. In attuazione della disposizione di cui all'articolo 2, comma 606, lettera a), della legge 24 dicembre 2007, n. 244, a decorrere dal 1° luglio 2008, la tabella B prevista dall'articolo 5, comma 9, della legge 30 luglio 2007, n. 111, e' sostituita dalla tabella di cui all'allegato 1 del presente decreto.
2. Il Ministro della giustizia, sentito il Consiglio superiore della magistratura, provvede con propri decreti alla rideterminazione delle piante organiche del personale di magistratura.
3. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 13 del decreto-legge 12 giugno 2001, n. 217, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2001, n. 317, e successive modificazioni, la destinazione alle funzioni di cui alla lettera M della tabella di cui all'allegato 1 del presente decreto non può superare gli anni dieci anche continuativi, fatto salvo il maggior termine stabilito per gli incarichi la cui durata e' prevista da specifiche disposizioni di legge.
4. I limiti di cui al comma 3 e alla lettera M della tabella di cui all'allegato 1 del presente decreto non si applicano ai magistrati destinati a funzioni non giudiziarie presso la Presidenza della Repubblica, la Corte costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura ed agli incarichi elettivi.
5. All'articolo 1, comma 1, della legge 13 febbraio 2001, n. 48, le parole: «delle quali trecento da destinare» sono sostituite dalle seguenti: «assicurando la adeguata destinazione di magistrati».
Quindi di nuovo ed evidente ci sarebbe:
a)la permanenza massima nell'ufficio non può superare i dieci anni cosa che prima poteva essere protratta su domanda al CSM
b)l'apprestamento di un nuovo organico.
Permanenza nell'incarico presso lo stesso ufficio
Salvo quanto previsto dagli articoli 45 e 46, i magistrati che esercitano funzioni di primo e secondo grado possono rimanere in servizio presso lo stesso ufficio svolgendo le medesime funzioni o, comunque, il medesimo incarico nell'ambito delle stesse funzioni, per un periodo massimo di dieci anni, con facoltà di proroga del predetto termine per non oltre due anni, previa valutazione del Consiglio superiore della magistratura fondata su comprovate esigenze di funzionamento dell'ufficio e comunque con possibilità di condurre a conclusione eventuali processi di particolare complessità nei quali il magistrato sia impegnato alla scadenza del termine.
Nei due anni antecedenti la scadenza del termine di permanenza di cui al comma 1, nonchè nel corso del biennio di cui al comma 2, ai magistrati non possono essere assegnati procedimenti la cui definizione non appare probabile entro il termine di permanenza nell'incarico.
Certo per capire bene ci vorrebbe molta attenzione ma credo che la persona che ha scritto sia affidabile e che ciò che ha detto sia vero.
Marisa Pareto
|2008-12-06 10:41:11
Completo l'informazione dell'altro giorno:mi è stato detto che la differenza fondamentale fra il prima e il dopo della legge è che in precedenza era necessario il consenso dell'interessato.