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Depistaggi nelle indagini su via D'Amelio, altri due agenti indagati PDF Stampa E-mail
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Scritto da Sandra Rizza   
Sabato 16 Gennaio 2016 19:35
di Sandra Rizza - 16 gennaio 2016

Ci sono due nuovi indagati nella gestione del falso pentito Enzo Scarantino: sono Giacomo Pietro Guttadauro e Domenico Militello, i due poliziotti che si occuparono del balordo della Guadagna quando era ancora detenuto a Pianosa. La novità è emersa ieri nel processo Borsellino-quater dove i pm di Caltanissetta Gabriele Paci e Stefano Luciani hanno chiesto di riconvocare i sottufficiali in base all’articolo 210, e cioè come imputati di reato connesso.
I DUE, pertanto, potrebbero tornare in aula per chiarire i rispettivi ruoli nelle fasi iniziali del falso pentimento di Scarantino, che costituiscono lo snodo cruciale del depistaggio di via D’Amelio. Se la Corte d’Assise ammetterà la loro citazione, Guttadauro e Militello, all ’epoca in servizio nel gruppo Falcone-Borsellino, dovranno rispondere sul contenuto dei colloqui investigativi avvenuti con Scarantino a Pianosa dal 4 al 16 luglio del ’94. E Guttadauro anche sui sopralluoghi fatti a Palermo con il proto-pentito per individuare i luoghi dove sarebbe stata rubata la Fiat 126 che servì per la strage.
Ma non è che una delle novità emerse dall’udienza di ieri dedicata ad un lungo elenco di richieste di integrazioni probatorie, ex articolo 507, avanzate dai pm e dalle parti civili. La corte d’Assise, che per il momento ha preso in esame solo quelle del pm, ieri in serata ne ha ammesse solo alcune. Si ripresenteranno, dunque, in aula per un nuovo esame i funzionari Mario Bo e Vincenzo Ricciardi, prosciolti lo scorso 21 dicembre dall’accusa di aver costretto con un “pressing investigativo’’ Scarantino al falso pentimento. Citati in precedenza come indagati di reato connesso, i due si erano avvalsi della facoltà di non rispondere: riconvocati come testimoni, ora avranno l’obbligo di dire la verità.
Lunedì il presidente Antonio Balsamo deciderà su tutte le altre richieste: si saprà così se sarà ammesso il confronto tra Scarantino e Salvatore La Barbera, il terzo poliziotto indagato e poi archiviato per il depistaggio di via D’Amelio. Come pure il confronto tra Scarantino e Fabrizio Mattei, il poliziotto che ha ammesso di aver scritto una parte degli appunti trovati sui verbali del falso pentito, sollecitato dal legale Rosalba Di Gregorio.

E NON È TUTTO. L’avvocato Fabio Repici, parte civile per Salvatore Borsellino, ha chiesto di riconvocare anche i pm della prima indagine su via D’Amelio, che hanno rappresentato in aula visioni contrastanti soprattutto sul ruolo dell’ex questore Arnaldo La Barbera: i confronti invocati sono tre e riguardano Ilda Boccassini in contrapposizione con i colleghi Anna Palma, Carmelo Petralia e Nino Di Matteo. Si riaccendono insomma i riflettori sul Borsellino quater, che appare proiettato verso un nuovo incandescente capitolo, incentrato sull’ “indottrinamento” di Scarantino: il tema del nuovo filone d’indagine che i pm di Caltanissetta, dopo l’archiviazione “tecnica” della prima tranche, intendono continuare ad esplorare. Anche riesaminando lo 007 Lorenzo Narracci, del quale è stata chiesta una nuova citazione, per saperne di più della nota del 13 agosto ’92 sfornata dal centro Sisde di Palermo nella quale, prima ancora della collaborazione di Scarantino, vengono indicati gli autori del furto della Fiat 126. Un dato che chi indaga definisce “inquietante”.


Sandra Rizza (Il Fatto Quotidiano)




















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