MAFIA: RICCIO, BOSS ILARDO FECE ANCHE NOME MAGISTRATO FAVI
PALERMO, 17 DIC (ANSA) - C'era anche il nome dell'ex titolare dell'indagine 'Why not', Dolcino Favi, tra le persone di cui il boss mafioso Luigi Ilardo, confidente del colonnello dei carabinieri Michele Riccio, avrebbe voluto fare ai magistrati, dopo il suo pentimento. A rivelarlo in aula davanti ai giudici del tribunale e' stato Riccio, che ha deposto nel processo al prefetto Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato alla mafia. Rispondendo a una domanda del pm Nino Di Matteo, Riccio ha ricordato di avere annotato il nome di Favi per averlo sentito fare a Ilardo, come magistrato all'epoca in servizio a Siracusa. Favi sarebbe stato ''gestito'' dall'avvocato D'Amico di Lentini (Siracusa), ''molto legato a Nello Nardo, di Lentini, uomo del boss Benedetto Santapaola''. Ilardo non riusci' ad avviare ufficialmente la collaborazione perche' venne ucciso, in circostanze ancora misteriose a Catania, alla vigilia del suo ingresso tra i collaboratori di giustizia al quale avevano dato l'ok i magistrati di Palermo, Caltanissetta e Catania.
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Benny
|2008-12-18 15:28:22
Caspita, Dolcino Favi, non l'avrei mai detto :-)
zeitblom
|2008-12-18 22:09:53
Benny sicuramente conosci questa deposzione , ma comunque posto qui quello che ha detto Riccio al processo su mori (mancata cattura di provenzano)
SALTA FUORI ANCHE IL NOME DI DON MARCELLO DELL'UTRI
Lufficiale dell Arma, in pensione da diversi mesi, nel 1995 aveva
raccolto le dichiarazioni di Luigi Ilardo, braccio destro di Giuseppe
Piddu Madonia e capomafia di Caltanissetta vicinissimo a Provenzano.
A giocare a favore di Riccio è una lunga esperienza professionale,
prima affianco al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che ne aveva
esaltato le capacità, poi all interno della Dia dal novembre 1992 fino
al giugno 1995 e successivamente nel Ros con incarichi sempre più
importanti. Riccio ha detto che fu lo stesso Ilardo, all epoca detenuto
presso la casa circondariale di Lecce dalla quale uscì nel gennaio del
1994, a segnalare alla Dia la sua disponibilità a collaborare per
individuare i mandanti esterni delle stragi del 92 e del 93. Mentre
Riccio era ancora alla Dia grazie ai riferimenti di Ilardo sono stati
catturati latitanti di spessore come Vincenzo Aiello, che reggeva le
sorti della famiglia di Catania; Nicotra Giuseppe responsabile del clan
Sciuto, Domenico Vaccaro e molti altri. Il colonnello ha spiegato che
ad affidargli la gestione di Ilardo nel 1993 fu l ex capo della polizia
Gianni De Gennaro, allora alla Dia con l incarico di responsabile
operativo, che aveva sempre apprezzato le capacità di analisi criminale
e le attività investigative del colonnello.
Durante il dibattimento Riccio ha raccontato le fasi del fallito blitz
di Mezzojuso del 31 ottobre 1995 con amarezza di chi ha dovuto
seguire la direttiva dei suoi superiori limitandosi a raccogliere i
dati di Ilardo per organizzare un ulteriore incontro con Provenzano.
A suo tempo il colonnello aveva già manifestato le difficoltà di
operare senza un ufficio vero e proprio, anticipando sempre le spese
per le trasferte rimborsate dopo mesi. Per non parlare di quando
chiedeva i mezzi per le indagini. Una volta per esempio aveva domandato
una cintura dotata di sensori che Ilardo avrebbe dovuto premere una
volta che si fosse trovato di fronte a Provenzano. Si era rivolto anche
ad alcuni colleghi dell ambasciata americana per ottenere gli strumenti
necessari ma lo stesso Mori era intervenuto con fermezza dicendo: No e
lasci stare gli americani.
Tra il generale Mori e Riccio oltre a non esserci una grande amicizia
erano proprio diversità di vedute. Infatti quando Mori disse al
colonnello che non serviva stendere relazioni di servizio da mandare
all Autorità Giudiziaria, Riccio si oppose a quel diktat dicendo Io
continuo a informarli voi fate quello che volete. Altri problemi sono
anche quando il capitano Damiano, che avrebbe dovuto essere
da Mori del blitz da compiere a Mezzojuso, quando si seppe
che in realtà non sapeva nulla, fatta eccezione che doveva mettersi a
disposizione del colonnello Riccio.
Antimafia Duemila
Il Pm ha letto una nota interna del Ros firmata dal colonnello Riccio e
indirizzata a Mori datata 11 marzo 1996 che conteneva un elenco di nomi
di persone di cui aveva parlato confidenzialmente Ilardo, informazioni
che poi avrebbe dovuto sviluppare una volta formalizzata la
collaborazione. Nel capitolo Esponenti delle istituzioni; tra i
soggetti delle istituzioni il Pm ha letto che c'era scritto Flavi
Dolcino" (corretto a penna da Obinu con: "Favi Dolcino") allora
procuratore capo della Procura di Siracusa. Accanto al suo nome vi era
scritto: gestito principalmente dall'avv. D'Amico (di Lentini)
quest'ultimo compromesso con la famiglia mafiosa e in particolare con
Nello Nardo, uomo di Santapaola.
Quando il pubblico ministero ha chiesto al colonnello se era a
conoscenza di accertamenti fatti sui nomi contenuti nel capitolo Esponenti delle istituzioni, Riccio ha
risposto che ogni volta che chiedeva si scontrava con un muro di gomma.
Quando poi gli è stato chiesto se aveva saputo da Ilardo di incontri
tra Provenzano e ufficiali dei Carabinieri Riccio ha risposto
affermativamente, dicendo che addirittura Ilardo gli aveva specificato:
lei.. nel suo ambiente... non si deve fidare..." di nessuno, facendo
anche riferimento ad esponenti dell'Arma presenti ai tempi del gen.
Carlo Alberto dalla Chiesa. Ilardo fece anche una battuta sul gen.
Subranni: "...ho qualcosa da raccontarle sul gen. Subranni...; ma non
fece in tempo perché fu ammazzato prima. Era il 10 maggio 1996. Ilardo
gli aveva parlato anche degli ambienti imprenditoriali, facendo i nomi
di personaggi del calibro di Salvatore Ligresti e Raul Gardini. Aveva
riferito a Riccio anche in merito all'omicidio dell'agente Agostino e di sua moglie Ida Castellucci, dell'omicidio Insalaco e delle sue
perplessità sulla cattura di Riina.
Tra le informazioni che Riccio ha raccolto dalla sua fonte nei primi
mesi è anche quella che Provenzano aveva stabilito un contatto con un
uomo dell'entourage di Berlusconi che aveva assicurato iniziative
favorevoli per Cosa Nostra da un punto di vista giudiziario ma anche
aiuti nell aggiudicazione degli appalti e dei finanziamenti statali.
Riccio annotava velocemente in agende quello che gli raccontava la
fonte per paura di dimenticarsi. Durante uno dei loro incontri Ilardo
fece capire al Riccio, mentre sfogliavano un quotidiano locale in cui
avevano letto i nomi di Dell'Utri e Rapisarda, che era proprio
Dell'Utri l'uomo in questione. Anche quel giorno Riccio segnò il nome
di Dell' Utri in agenda. In conclusione,ufficiale ha ricordato le
parole rivolte da Ilardo a Mori in occasione di un incontro tra i due::
Certi attentati che abbiamo commesso ci sono stati chiesti da voi,
aveva detto Ilardo. Riccio si è soffermato a descrivere la reazione
allibita di Mori, che irrigidito ha alzato i tacchi ed è andato via
subito lì ho percepito l'importanza devastante di quello che Ilardo
avrebbe detto....
Più volte Riccio nel corso del dibattimento ha parlato del muro di
gomma con il quale si è scontrato ;sono arrivato alla convinzione - ha detto - che non si voleva prendere Provenzano perché doveva assolvere altri compiti.;
zeitblom
|2008-12-18 22:03:00
chiedo scusa per la mia imperizia. Volevo formattare meglio e ridurre il post, ma non ci sono riuscito.
Magari mettiamo anche questa deposizione tra i documenti dei mandanti esterni