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Mafia: Riccio, boss Ilardo fece anche nome magistrato Favi PDF Stampa E-mail
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Scritto da ANSA   
Giovedì 18 Dicembre 2008 10:36
MAFIA: RICCIO, BOSS ILARDO FECE ANCHE NOME MAGISTRATO FAVI

PALERMO, 17 DIC (ANSA) - C'era anche il nome dell'ex titolare dell'indagine 'Why not', Dolcino Favi, tra le persone di cui il boss mafioso Luigi Ilardo, confidente del colonnello dei carabinieri Michele Riccio, avrebbe voluto fare ai magistrati, dopo il suo pentimento. A rivelarlo in aula davanti ai giudici del tribunale e' stato Riccio, che ha deposto nel processo al prefetto Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato alla mafia. Rispondendo a una domanda del pm Nino Di Matteo, Riccio ha ricordato di avere annotato il nome di Favi per averlo sentito fare a Ilardo, come magistrato all'epoca in servizio a Siracusa. Favi sarebbe stato ''gestito'' dall'avvocato D'Amico di Lentini (Siracusa), ''molto legato a Nello Nardo, di Lentini, uomo del boss Benedetto Santapaola''. Ilardo non riusci' ad avviare ufficialmente la collaborazione perche' venne ucciso, in circostanze ancora misteriose a Catania, alla vigilia del suo ingresso tra i collaboratori di giustizia al quale avevano dato l'ok i magistrati di Palermo, Caltanissetta e Catania.

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Benny   |2008-12-18 15:28:22
Caspita, Dolcino Favi, non l'avrei mai detto :-)
zeitblom   |2008-12-18 22:09:53
Benny sicuramente conosci questa deposzione , ma comunque posto qui
quello che ha detto Riccio al processo su mori (mancata cattura
di provenzano)
SALTA FUORI ANCHE IL NOME DI DON MARCELLO
DELL'UTRI


Lufficiale dell Arma, in pensione da diversi mesi, nel 1995
aveva
raccolto le dichiarazioni di Luigi Ilardo, braccio destro di
Giuseppe
Piddu Madonia e capomafia di Caltanissetta vicinissimo a
Provenzano.
A giocare a favore di Riccio è una lunga
esperienza professionale,
prima affianco al generale Carlo Alberto
Dalla Chiesa, che ne aveva
esaltato le capacità, poi all interno della
Dia dal novembre 1992 fino
al giugno 1995 e successivamente nel Ros
con incarichi sempre più
importanti. Riccio ha detto che fu lo stesso
Ilardo, all epoca detenuto
presso la casa circondariale di
Lecce dalla quale uscì nel gennaio del
1994, a segnalare alla Dia la
sua disponibilità a collaborare per
individuare i mandanti
esterni delle stragi del 92 e del 93. Mentre
Riccio era ancora alla
Dia grazie ai riferimenti di Ilardo sono stati
catturati latitanti di
spessore come Vincenzo Aiello, che reggeva le
sorti della famiglia di
Catania; Nicotra Giuseppe responsabile del clan
Sciuto, Domenico Vaccaro e
molti altri. Il colonnello ha spiegato che
ad affidargli la gestione
di Ilardo nel 1993 fu l ex capo della polizia
Gianni De Gennaro, allora
alla Dia con l incarico di responsabile
operativo, che aveva sempre
apprezzato le capacità di analisi criminale
e le attività investigative
del colonnello.
Durante il dibattimento Riccio ha raccontato le fasi
del fallito blitz
di Mezzojuso del 31 ottobre 1995 con amarezza di chi
ha dovuto
seguire la direttiva dei suoi superiori limitandosi a
raccogliere i
dati di Ilardo per organizzare un ulteriore incontro
con Provenzano.
A suo tempo il colonnello aveva già manifestato le
difficoltà di
operare senza un ufficio vero e proprio, anticipando sempre
le spese
per le trasferte rimborsate dopo mesi. Per non parlare di
quando
chiedeva i mezzi per le indagini. Una volta per esempio
aveva domandato
una cintura dotata di sensori che Ilardo avrebbe
dovuto premere una
volta che si fosse trovato di fronte a Provenzano. Si
era rivolto anche
ad alcuni colleghi dell ambasciata americana per
ottenere gli strumenti
necessari ma lo stesso Mori era intervenuto con
fermezza dicendo: No e
lasci stare gli americani.
Tra il generale
Mori e Riccio oltre a non esserci una grande amicizia
erano proprio
diversità di vedute. Infatti quando Mori disse al
colonnello che non
serviva stendere relazioni di servizio da mandare
all Autorità
Giudiziaria, Riccio si oppose a quel diktat dicendo Io
continuo
a informarli voi fate quello che volete. Altri problemi sono
anche
quando il capitano Damiano, che avrebbe dovuto essere
da Mori del blitz
da compiere a Mezzojuso, quando si seppe
che in realtà non sapeva
nulla, fatta eccezione che doveva mettersi a
disposizione del
colonnello Riccio.
Antimafia Duemila
Il Pm ha letto una nota interna
del Ros firmata dal colonnello Riccio e
indirizzata a Mori datata 11 marzo
1996 che conteneva un elenco di nomi
di persone di cui aveva parlato
confidenzialmente Ilardo, informazioni
che poi avrebbe dovuto
sviluppare una volta formalizzata la
collaborazione. Nel capitolo
Esponenti delle istituzioni; tra i

soggetti delle istituzioni il Pm ha
letto che c'era scritto Flavi

Dolcino" (corretto a penna da Obinu con: "Favi
Dolcino") allora
procuratore capo della Procura di Siracusa. Accanto
al suo nome vi era
scritto: gestito principalmente dall'avv. D'Amico
(di Lentini)
quest'ultimo compromesso con la famiglia mafiosa e
in particolare con
Nello Nardo, uomo di Santapaola.
Quando il
pubblico ministero ha chiesto al colonnello se era a
conoscenza
di accertamenti fatti sui nomi contenuti nel capitolo Esponenti delle
istituzioni, Riccio ha

risposto che ogni volta che chiedeva si scontrava
con un muro di gomma.
Quando poi gli è stato chiesto se aveva saputo
da Ilardo di incontri
tra Provenzano e ufficiali dei Carabinieri Riccio
ha risposto
affermativamente, dicendo che addirittura Ilardo gli
aveva specificato:

lei.. nel suo ambiente... non si deve fidare..."
di nessuno, facendo
anche riferimento ad esponenti dell'Arma presenti
ai tempi del gen.
Carlo Alberto dalla Chiesa. Ilardo fece anche
una battuta sul gen.
Subranni: "...ho qualcosa da raccontarle sul
gen. Subranni...; ma non
fece in tempo perché fu ammazzato prima. Era il
10 maggio 1996. Ilardo
gli aveva parlato anche degli ambienti imprenditoriali, facendo i
nomi
di personaggi del calibro di Salvatore Ligresti e Raul
Gardini. Aveva
riferito a Riccio anche in merito all'omicidio
dell'agente Agostino e di sua moglie Ida Castellucci, dell'omicidio
Insalaco e delle sue
perplessità sulla cattura di Riina.
Tra
le informazioni che Riccio ha raccolto dalla sua fonte nei primi
mesi
è anche quella che Provenzano aveva stabilito un contatto
con un
uomo dell'entourage di Berlusconi che aveva assicurato
iniziative
favorevoli per Cosa Nostra da un punto di vista giudiziario ma
anche
aiuti nell aggiudicazione degli appalti e dei finanziamenti
statali.
Riccio annotava velocemente in agende quello che gli
raccontava la
fonte per paura di dimenticarsi. Durante uno dei loro incontri Ilardo
fece capire al Riccio, mentre
sfogliavano un quotidiano locale in cui
avevano letto i nomi di Dell'Utri
e Rapisarda, che era proprio
Dell'Utri l'uomo in questione. Anche
quel giorno Riccio segnò il nome
di Dell' Utri in agenda.
In conclusione,ufficiale ha ricordato le
parole rivolte da Ilardo a
Mori in occasione di un incontro tra i due::
Certi attentati che
abbiamo commesso ci sono stati chiesti da voi,

aveva detto Ilardo.
Riccio si è soffermato a descrivere la reazione
allibita di Mori, che
irrigidito ha alzato i tacchi ed è andato via
subito lì
ho percepito l'importanza devastante di quello che Ilardo
avrebbe
detto....
Più volte Riccio nel corso del dibattimento ha parlato del
muro di
gomma con il quale si è scontrato ;sono arrivato alla
convinzione - ha detto - che non si voleva prendere Provenzano perché
doveva assolvere altri compiti.;
zeitblom   |2008-12-18 22:03:00
chiedo scusa per la mia imperizia. Volevo formattare meglio e ridurre il post,
ma non ci sono riuscito.
Magari mettiamo anche questa deposizione tra i
documenti dei mandanti esterni

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